Festa del Beato Giovanni Liccio

Chiesa Madre di Caccamo
31-05-2010

    Fratelli e sorelle amati dal Signore e tutti a me carissimi!

    1. Anche quest’anno mi ritrovo a celebrare con voi la solenne festa del beato Giovanni Liccio, perla del popolo di Caccamo, fulgido esempio di santità che giunge fino a noi in tutta l’attualità della sua vita.
    Una vita che, pur essendo ‘ a livello cronologico ‘ lontana da noi quasi sei secoli, si fa a noi vicina nella testimonianza di un Vangelo autenticamente vissuto. Questo è il senso del nostro convenire qui, sulla scia della tradizione dei nostri padri che ci hanno consegnato tutto questo come un continuo dono per la nostra fede, per risvegliarla e rinvigorirla.
    Ringrazio di cuore i sacerdoti di Caccamo che, venendomi tempo fa a trovare in episcopio, hanno espresso il desiderio di avermi qui presente, in mezzo a voi.
    Ricordo anche con affetto, e saluto di cuore, quanti ci stanno se-guendo attraverso la diretta web in varie parti del mondo, emigrati in cerca di un migliore tenore di vita per sé e per la propria famiglia, per garantirsi un più stabile futuro lavorativo. Comprendo bene quanti e quali sacrifici hanno caratterizzato la loro partenza da questa terra. Per questo desidero assicurare che stasera siamo tutti partecipi e presenti non solo alla loro comprensibile nostalgia per la lontananza da casa, ma anche alle loro gioie e alle loro sofferenze di cui ci facciamo carico come comunità ecclesiale.
    Ci ritroviamo allora tutti come un’unica famiglia convocata da Dio attorno al beato Giovanni, questo membro autorevole che ci fa come da fratello maggiore e ci avvicina seppur distanti.

    2. Abbiamo ascoltato nel brano evangelico di oggi questa esplicita e lapidaria frase di Gesù: ‘Chi vorrà salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà’ (Mt 16,25)
    Il beato Giovanni Liccio ha potuto rendere presente nella propria esistenza di apostolo e di testimone, la verità di questa parola di Gesù. Egli ha davvero ‘perso’ la vita, nel senso che l’ha spesa al servizio del Vangelo, in una continua unione con il Signore ed in una continua attività di apostolato e di evangelizzazione.
    Aveva scelto questa vita, vista la sua appartenenza all’Ordine dei Predicatori, i frati domenicani, che ancora oggi ‘ e per questo li ringraziamo ‘ profondono il loro impegno per rendere continuamente attuale la figura del confratello beato.
    Ma il servizio per il Vangelo è stato, per il beato Giovanni, ben più che un’appartenenza ad una famiglia religiosa. È stata esistenza vissuta in pienezza. Per il beato Giovanni si trattava in primo luogo di predicare ciò che egli aveva ascoltato. La sua predicazione nasceva davvero dall’ascolto della parola di Dio.
    Un ascolto attento, disponibile, profondamente testimoniato dalle notti in preghiera silenziosa e dalle ispirazioni che seppe scorgere nelle sue giornate, e che ebbe il coraggio di seguire con generosità.
    Nessuno può annunciare e testimoniare il Vangelo se prima non lo ha davvero ascoltato, accolto ed incarnato in profondità, se non lo ha fatto vita della sua stessa vita. E del beato Giovanni si può davvero dire quanto ascoltato dalla prima lettura, per bocca del profeta Isaia: ‘Lo spirito del Signore Dio e su di me’ (Is 61,1).
    L’azione dello Spirito Santo su di lui ha fatto sì che egli si rendesse disponibile ad ascoltare la parola del Signore, fattasi presente, da un lato, direttamente nella Sacra Scrittura che egli studiò, ma, dall’altro, resasi concretamente udibile nella mediazione degli uomini, prima di tutto quella dei suoi superiori, che in diversi momenti della sua vita lo inviarono in missioni diverse, e lo spronarono ad assumere responsabilità anche quando le circostanze sembravano orientarlo in modo diverso.
    Il beato Giovanni ascoltò la voce del Signore anche nelle situazioni concrete che egli dovette vivere, nei disagi affrontati per il Vangelo. Davvero fu obbediente, nel senso più autentico del termine: si mise ad obaudire, ad ascoltare Colui che gli stava davanti e gli parlava. E Dio gli parlava non soltanto per la salvezza della sua anima, ma anche e soprattutto per il bene dei fratelli ai quali egli non cessò mai di donarsi.

    3. Il beato Giovanni Liccio fu, nello stesso tempo, predicatore in modo autentico perché unì alla sua predicazione a parole, per la quale fu notissimo ed acclamatissimo, una autentica testimonianza di vita evangelica.
    Di lui si può davvero dire che incarnò quello che San Paolo chiama il carisma più grande, la carità, quella via che lo stesso Paolo definisce migliore di tutti. Abbiamo ascoltato: ‘Se anche parlassi le lingue degli uomini degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna’ (1Cor 13,1).
    Ci pare il ritratto concretamente visibile del beato Giovanni Liccio: non un cembalo che risuona, non un bronzo che tintinna, per quanto anche il suono possa essere melodioso, soave, piacevole ad udirsi, accattivante. No! Il beato Giovanni non fu solo suono di predicazione a parole, ma anche impegno di una vita concretamente spesa al servizio dei bisogni di quanti egli incontrava, soprattutto di quanti incontrò nella sua Caccamo, paese che gli diede i natali e nel quale concluse la sua giornata terrena.
    Davvero egli dalla parola di Dio imparò la carità e nelle sue giornate diede compimento al Vangelo come un autentico testimone sa fare, sulla scia di una vera missione: ‘Mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore’ (cf. Is 61,1-2).

    4. Una figura così alta ci può spronare a riscoprire la volontà e l’ardore della testimonianza e della trasmissione della fede alle nuove generazioni.
    Attraversiamo momenti di incertezza e di crisi, nel mondo contemporaneo e persino all’interno della Chiesa. Dobbiamo chiederci se veramente parte di questa crisi non sia dovuta alla nostra mancanza di una fede convinta e matura, alla nostra scarsa testimonianza di vita, ad una testimonianza poco attendibile, poco coerente, direi ‘annacquata’.
    Dobbiamo davvero chiederci, alla luce di questa meravigliosa figura di un predicatore che predicò con l’esempio della vita, se il nostro esempio è coerente con quanto diciamo di professare, se la testimonianza data nella quotidianità delle nostre azioni è coerente con quanto acclamiamo all’interno del Tempio.
    Dobbiamo chiederci, e stasera il beato Giovanni Liccio ci sprona farlo, se la nostra fede non debba diventare sempre di più una fede incarnata nelle nostre famiglie, nei nostri luoghi di lavoro, di studio, nelle relazioni che intratteniamo, anche quelle più semplici, quelle che si devono improntare al rispetto reciproco, alla comprensione, all’accoglienza, alla solidarietà, all’amore e al perdono, vero tratto distintivo dei discepoli di Cristo.
    Il beato Giovanni Liccio, non soltanto nella predicazione ma anche nel concreto esempio di carità, non ebbe alcun limite, non guardò le differenze, ed estese l’offerta dell’amore e della grazia di Dio a quanti incontrava nel suo cammino, con quella larghezza di vedute e di prospettive che è data dal cuore grande, riempito della presenza dello Spirito.

5. Il beato Giovanni amò ed edificò la Chiesa. La sua sollecitudine nei confronti dei più deboli, dei più sofferenti è stata sostenuta dalla matura convinzione che la Chiesa, famiglia dei battezzati, è davvero il Corpo di Cristo, da edificare nella strada della salvezza per mezzo di tutti quegli strumenti che il Signore ha affidato ai suoi ministri.
    Mi sembra che, con la sua disponibilità al servizio, il beato Giovanni Liccio ci introduca a rinnovare la nostra fede nella Chiesa, soprattutto in questo tempo. La Chiesa siamo noi! Noi siamo la Chiesa! Non possiamo continuare a parlarne come se ci fosse estranea. Tutti formiamo un solo Corpo, anche se, come ci è stato ricordato dall’apostolo Paolo, tutti abbiamo distinzioni nei doni e nei ministeri di cui il Signore ha voluto arricchire questa sua famiglia.
    Il beato Giovanni Liccio con il suo spirito di profonda preghiera, di mortificazione, di obbedienza totale a quanto il Signore gli chiedeva, si offrì per edificare la Chiesa nel fondamento unico che è il Vangelo.
    Chiediamoci anche noi: quanto ci sentiamo responsabili della costruzione della nostra comunità cristiana? Stiamo lasciando alle nuove generazioni una autentica famiglia ecclesiale? Stiamo offrendo una chiara testimonianza di amore e di fedeltà ai comandamenti di Dio? Nella realtà di Caccamo, nella vita comunitaria di quest’unica porzione del popolo santo di Dio, cerchiamo, con l’aiuto della grazia, di superare gli ostacoli che ci impediscono di rendere concreta la comunione fra di noi? E all’interno dei nostri focolari cristiani ci sentiamo e ci impegniamo nell’essere autentiche ‘piccole chiese domestiche’?
    Il beato Giovanni Liccio ci sprona chiaramente a comprendere che la diversità nella Chiesa non può essere semplicemente un ostacolo insormontabile, ma una sfida nella quale incarnare ogni giorno il Vangelo. Più comunione, più unità, più carità.

    6. Mentre lo celebriamo santo tra i santi, come colui che seppe rinnegare se stesso e venire dietro al Cristo, prendendo la croce di ogni giorno, anche quella che sembrava la più inattesa e la più pesante, affidiamo a lui tutti e singoli i membri di questa comunità ecclesiale, questo paese, i suoi sacerdoti, il popolo santo di Dio, la sua fecondità di testimonianza di fede e di tradizione, con i suoi limiti e le sue bellezze, le sue inerzie e i suoi slanci di ardore, e tutti gli uomini di buona volontà che operano il bene.
    Gli affidiamo in particolare una preghiera. Che implori dal Signore il dono di sante vocazioni al sacerdozio, di giovani che rispondano generosamente alla chiamata di Gesù a lasciare tutto per seguirlo e servirlo nella strada dell’annuncio del vangelo ai fratelli. Sia lui, instancabile profeta e testimone, con la sua confidenza fiduciosa con la Trinità beata, a provocare una nuova fioritura vocazionale in questa terra caccamese, che è stata sempre ricca di santi e di eminenti figure sacerdotali.
    Il beato Giovanni Liccio interceda per tutti. Ci assista, come fece un tempo con la sua azione e come fa ancora con la sua preghiera davanti al Signore, e riporti sulla strada della fede e dell’amore i peccatori, coloro che hanno deviato prendendo le vie del compromesso con il male. Giunga a rimanere per tutti esempio attuale di un Vangelo incarnato nella vita, e di una vita autenticamente spesa al servizio del Vangelo.