Al Politeama la cerimonia del Premio internazionale “Don Pino Puglisi”

Un fenomeno preoccupante, sempre più in crescita, quello dei giovani costretti ad emigrare per realizzare i propri sogni. È stato questo il tema scelto per la XV edizione del “Premio Internazionale Beato Padre Pino Puglisi” che si è svolta, ieri sera, al teatro Politeama di Palermo.

Una serata piena di sorrisi e importanti messaggi rivolti ai giovani della nostra terra che sempre di più, oggi, sono costretti ad andare via per trovare lavoro.

“Il premio è come se desse ancora voce a don Pino. Se fosse ancora qui con noi – ha detto mons. Corrado Lorefice, presidente della giuria del Premio – cercherebbe di coinvolgere gli altri e contribuirebbe a far sì che il nostro cuore resti un cuore umano e che non prevalga la peste del cuore. Un po’ tutti dovremmo scegliere di vivere alla Pino Puglisi”.

Sette i premiati durante la serata presentata dal vice direttore della Tgr Rai Roberto Gueli e dalla giornalista Alessandra Turrisi.

Dopo il monologo di apertura di Antonio Selvaggio, il primo premiato a salire sul palco è stato l’autore e giornalista Domenico Iannacone che ha ricevuto il riconoscimento per la sua “straordinaria capacità di porre l’essere umano al centro dei suoi racconti entrando nel vissuto dell’esperienza altrui con garbo, discrezione e sincera partecipazione”.

Il secondo premiato è stato Massimiliano Sechi, che ha partecipato alla serata con un collegamento da casa. Venuto al mondo senza braccia e senza gambe, Sechi ha fatto della disabilità una grande risorsa. La sua missione come mental coach è quella di aiutarci a capire che, a prescindere da ciò che ci accade, possiamo sempre trovare un motivo per essere felici. In ogni aspetto della nostra esistenza possiamo trovare una ragione di felicità e speranza.

Terzo premiato il medico Gloria Pelizzo, che ha rivoluzionato il concetto di chirurgia pediatrica, operando bimbi in grembo affetti da spina bifida ed effettuando interventi di chirurgia robotica su lattanti e bambini di basso peso. Di sé dice di non aver fatto nulla se non dire sì al susseguirsi di chiamate di cui ancora non ha capito pienamente il senso.

Tra i premiati anche il cardinale Ernest Simoni. Sottoposto in Albania a un regime carcerario durissimo per 25 anni, ha dimostrato di volere e sapere realizzare la propria vocazione sacerdotale in una condizione drammatica e insostenibile. Il Santo Padre, riferendosi a don Simoni, ha parlato con ammirazione e commozione di un martire che racconta il proprio martirio con naturalezza e umiltà.

Il quinto premiato della serata è stato il magistrato Luigi Patronaggio che ha un legame profondo con padre Puglisi avendo gestito le indagini e una parte del dibattimento relative al suo omicidio. Questa esperienza giudiziaria è stata per lui “una straordinaria avventura umana riconoscendo in don Pino l’esempio dell’affermazione della dignità umana”.

Ha ricevuto il Premio anche l’attrice Laura Efrikian impegnata in Kenya con attività in favore della salute, dell’istruzione e dell’approvvigionamento idrico della popolazione locale. Nel maggio 2018 ha vinto anche il premio “Eroe per i diritti umani”.

Ultimo premiato a salire sul palco, il giovane sacerdote Mattia Ferrari che ha accolto l’invito di Papa Francesco ad accompagnare i migranti che popolano il mar Mediterraneo verso un percorso di ospitalità e integrazione. È stato imbarcato come cappellano di bordo sulla nave Mar Jonio con tanti altri compagni di avventura, accomunati da un senso di umanità e giustizia.

Durante la serata uno spazio è stato dedicato alla musica e all’intrattenimento con cantanti e attori noti al pubblico e conosciuti anche a livello nazionale. Tra gli ospiti la cantante Alessandra Salerno accompagnata al pianoforte da Ciccio Leo, gli attori Salvo Piparo e Roberto Lipari, la giornalista Lidia Tilotta con un pezzo dal titolo “Stranieri”.

Padre Garau, fondatore del Premio, e Gemma Ocello, presidente dell’associazione Giovani 2017 3P hanno raccontato il progetto della valigia di cartone: “Sette mesi fa abbiamo cominciato a portare in giro questa valigia per sensibilizzare i giovani a non andare via. Dobbiamo avere la capacità di metterci in discussione e in movimento per provare a cambiare le cose”.