Ascensione del Signore

Chiesa Cattedrale
15-05-2010
At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28;10,19-23; Lc 24,46-53

    1. È ancora la luce del Cristo risorto ad attrarci questa sera! Ci avvolge tutti in un solo abbraccio! Ed è ancora la Pasqua del Signore che ci convoca come popolo santo di Dio, discepoli alla sequela di colui che non ha voluto lasciarci soli e ha continuato a rimanere in mezzo a noi.
    Nella Pasqua abbiamo celebrato l’evento della risurrezione gloriosa di Cristo che ci chiama a fare anche noi ‘pasqua’ nella nostra vita, ‘passaggio’ dalla morte del peccato alla vita nella grazia.
    Nei quaranta giorni successivi abbiamo vissuto ‘ sulla scorta di quell’evento ‘ il tempo del Risorto in mezzo ai suoi discepoli, quegli ‘apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo‘ (cf. At 1,2). E oggi, a quaranta giorni di distanza dalla Domenica di Pasqua, la liturgia ci introduce nel mistero dell’Ascensione, che è il compimento della vicenda terrena di Cristo, il culmine della sua condivisione di vita con noi uomini, sulla terra.

    2. Il racconto degli Atti degli Apostoli ci riporta l’esperienza dei quaranta giorni di quella piccola comunità. Il Risorto si mostra ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, e continua a parlare loro ‘delle cose riguardanti il regno di Dio‘ (cf. At 1,3). I suoi amici, siedono a tavola con lui, chiedono della ricostituzione del regno e ripercorrono insieme la sua vicenda terrena. Queste apparizioni prolungano l’evento della Pasqua, non tanto per convincere i discepoli della risurrezione, quanto per spiegare loro il più grande disegno di Dio profetizzato nelle Scritture: ‘Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni»‘ (Lc 24,46-48).
    Di questo grande disegno di Dio, adesso gli apostoli già sono testimoni, e lo dovranno essere nel futuro. Essi, che sono già la Chiesa di Cristo, la comunità di coloro che hanno sperimentato la sua Pasqua, continueranno a viverne la presenza che è ‘dove sono due o tre riuniti nel suo nome‘ (cf. Mt 18,20).

    3. Questo tempo della compagnia fisica nel quale Gesù dispiega ai suoi con la sua presenza risorta il disegno del Padre, è però limitato. La narrazione evangelica di Luca, come pure quella di Atti, ci dicono di Gesù che si allontana e sale al cielo, distaccandosi dai suoi: ”fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi’‘ (cf At 1,9). Gli apostoli rimangono a guardare il cielo. Un distacco umanamente pesante, ma adesso denso di una presenza e di una promessa. Un distacco che non è più come quello sperimentato con la morte.
    Ora Gesù ha nuovamente riunito la sua comunità. Nessuno degli Undici intende più allontanarsi. Ora tutti hanno avuto prova della sua potenza e della sua vittoria sul peccato e sulla morte ed egli ha spiegato il senso delle Scritture’ È un nuovo distacco, sì! Ma è pieno della presenza del Risorto, del Vivente che ‘ ecco la novità piena di speranza! ‘ non è più con loro nel suo corpo fisico, ma continua a rimanere nel corpo ecclesiale: ‘Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo‘ (Mt 28,20).
La comunità ecclesiale, la Chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù, è chiamata adesso a ‘camminare con le sue gambe’, a far tesoro di quanto Gesù fece ed insegnò, per viverlo ogni giorno. La sequela del Maestro si fa più determinante proprio quando lui si allontana dallo sguardo umano. La presenza di Gesù è adesso tutta da vivere nella comunità. Ma solo alle condizioni che lo stesso Cristo impone: non allontanarsi da Gerusalemme per ricevere l’abbondanza dello Spirito Santo, che darà alla Chiesa la forza della testimonianza autentica.

    4. La Chiesa nascente non è ricacciata nello sconforto del passato. Piuttosto è proiettata verso il futuro secondo quanto gli uomini in bianche vesti dicono: ‘Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo‘ (At 1,11). La presenza di Cristo nella sua comunità è da vivere nella prospettiva della sua manifestazione gloriosa. Di essa non spetta a nessuno ‘conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere‘ (At 1,8). Piuttosto è affidato a tutti il cammino di una testimonianza fedele e gioiosa. Ai nostri passi, che ricevono forza dall’effusione dello Spirito Santo, che non si compiono mai in modo autonomistico ma sempre entro la comunità ecclesiale, a questi nostri passi spesso incerti è affidata la maturazione della Chiesa nelle sue responsabilità. E questo nel senso più bello: ciascuno di noi ha il mandato di ‘rispondere’ alla chiamata ad essere testimoni ‘a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra‘ (cf. At 1,9).

    5. Dentro questa percezione gioiosa del nostro essere Chiesa che cammina, questa sera il Signore ci da modo di celebrare alcune tappe significative del cammino vocazionale di quindici giovani seminaristi, quindici giovani che rispondono con più fermezza e fiducia all’invito alla sequela di Cristo nel sacerdozio ministeriale.
    Antonino, Claudio, Dario, Fabio, Francesco. Da tre anni avete compiuto un itinerario di discernimento nel quale avete posto con fiducia la vostra chiamata nelle mani della Chiesa. Oggi pronunciate un primo ‘eccomi!’.
    Considerate questo giorno come l’incontro di due disponibilità. Quella della Chiesa che è pronta a sostenervi e a ‘portare a compimento l’opera iniziata‘ con tutte le mediazioni in cui sperimenterete la presenza del Risorto e l’azione dello Spirito.
    E quella vostra ad andare fino in fondo nel discernimento, a continuare la vostra formazione, a perseverare nello scrutare la volontà di Dio e a compierla con docilità.
    La nostra comunità ecclesiale, stasera, dinanzi al vostro ‘eccomi!’, dice pure lei il suo ‘eccomi!’, fatto di disponibilità affettuosa e concretizzato nei volti e nei cuori di quanti vi stanno vedendo crescere, e stanno vedendo crescere in voi il seme della chiamata al sacerdozio.
    Da stasera assumete anche un abito liturgico diverso. Io stesso vi imporrò la cotta. Ma il rivestirvi di un nuovo abito non dovrà mai farvi distogliere l’attenzione sulla necessità essenziale ed esistenziale di rivestirvi dell’uomo nuovo, della reale novità della grazia di Dio da implorare ed accogliere ogni giorno nella quotidianità degli impegni che ‘ da stasera in modo più solenne ‘ assumete dinanzi a tutti.

    6. Enrico Giuseppe, Marco, Piero, Salvatore, a voi, stasera, viene affidato il ministero di lettore. Vi viene fatto il dono della Parola di Dio perché possiate farla germogliare e fruttificare nel cuore dei fratelli. Per questo potrete proclamarla nelle assemblee liturgiche e sarete abilitati anche ad annunciarla nella catechesi e nelle preparazioni ai sacramenti.
    Ma prima e più ancora questo ministero lo definirei un ‘ministero di confidenza’. Vi chiama, cioè, ad una più assidua frequentazione di Cristo nelle Scritture. Vi chiama alla meditazione quotidiana, costante e silenziosa, alimentata da uno studio esigente, mai sterile o tecnicistico, sempre fecondo e illuminato dallo Spirito Santo.
    In tutto questo dovrete ritrovare quella maggiore ‘confidenza’ con Cristo che guidi sempre più le vostre scelte di vita. Dovrete lasciarvi ‘ come recita l’orazione di benedizione ‘ intimamente illuminare dalla Sua Parola.
Nell’antichità i lettori conoscevano spesso a memoria quasi tutta la Scrittura. Se ne ‘impossessavano’ ‘ se così si può dire del Sacro Testo ‘ per rendere migliore il loro servizio. Ecco, la frequentazione della Scrittura deve divenire per voi l’impegno ad ‘impossessarvi’ di essa, a ‘possederla’ sempre più come si fa con un tesoro prezioso che si riceve e si custodisce e che si cerca di far fruttificare facendone dono ai fratelli.
    Il ministero che vi viene conferito è certo una pietra miliare nel vostro cammino. Ma non perché vi abilita ad una funzione, piuttosto perché vi sprona ad una più ardua conversione del cuore, che deve farsi sempre più terreno fecondo per accogliere il seme della Parola.

    7. Alessandro, Leonardo, Mario, Matteo, Salvatore, a voi viene conferito stasera il ministero di accolito. L’origine del termine rinvia al verbo ‘seguire più da vicino’. È dunque una sequela del Signore più chiara e decisa, in modo particolare in una maggiore ‘confidenza’ con il Mistero Eucaristico. Anche quello dell’accolitato lo definirei prima di tutto un ‘ministero di confidenza’, nel quale rinnovare ogni giorno l’impegno a farvi dono in tutto al Signore e alla sua Sposa, la Chiesa.
    Da stasera, come ministri straordinari, alle vostre mani viene, affidato il Corpo di Cristo in questo ulteriore passo verso il sacerdozio. Dio si dona alla vostra fragilità. E questo vi invita a donare a lui ‘ in gioiosa corrispondenza ‘ la vostra fragilità, ponendo con fiducia nelle sue mani la vostra vita e i vostri limiti, in una sorta di scambio di doni.
    Abbiate anche ben presente che, come viene posta nelle vostre mani l’Eucaristia, vero Corpo del Signore, vi viene anche consegnata la responsabilità della carità nei confronti dei fratelli che incontrate, le membra del Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa, quelle membra più fragili (penso agli ammalati a cui potrete recare la Santa Comunione) come pure quelle più vicine a voi ogni giorno (penso ai vostri compagni nella comunità del Seminario).     Comunione di un solo Pane all’altare, comunione in un solo Corpo con i fratelli, nell’obbedienza a Cristo ‘Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi‘ (Gv 15,12).
    Vi ritroverete ordinariamente a fare attenzione ai frammenti del Corpo di Cristo nei vasi sacri che potrete astergere: fate attenzione ‘ con fine sguardo di fede e di carità ‘ ai frammenti di Cristo che ritrovate nel quotidiano, alle membra del Corpo di Cristo che incontrate sul vostro cammino, come pure alle piccole cose a cui dovevate essere fedeli. Quanto spesso le grandi donazioni vengono vanificate dai piccoli ripensamenti, dalle infedeltà che facilmente interessano gli aspetti più semplici e ordinari delle nostre giornate!

    8. Carissimi! Gesù ascende in cielo portando con sé il suo corpo risorto e glorificato. ‘Mediatore tra Dio e gli uomini ‘ recita il prefazio di oggi ‘ ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria‘.
    Con questa serena fiducia camminiamo come Chiesa, passando per la ‘via nuova e vivente‘ che Gesù ha inaugurato prendendo il suo corpo dalla Vergine Maria. Alla Sua materna intercessione affidiamo la volontà di passare attraverso l’umanità di Gesù per diventare uomini nuovi. È quello che la Chiesa spera per voi, cari giovani! È quello che tutti ci auguriamo a vicenda! È quello per cui, insieme alla Madre di Gesù, preghiamo stasera in questa Cattedrale che diventa Cenacolo, e che è pronta ad accogliere, nella potenza dello Spirito Santo, l’esortazione: ‘Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso‘ (Eb 10,23).