Messa Crismale

01-04-2010
Is 61,1-3.6.8b-9; Sal 88; Ap 1,5-8; Lc 4,16-21

    1. Rendiamo grazie a Dio che anche quest’anno ci fa dono di ritrovarci insieme. Ci riconosciamo nelle variegate componenti vitali di questa Arcidiocesi: una specificità di carismi e di missioni che contraddistinguono la nostra realtà ecclesiale, e che creano nell’unico Corpo mistico di Cristo una bellezza armonica. Per questo la Messa crismale è definita ‘quasi epifania della Chiesa‘, come una espressione della ricchezza di tutti quei doni nuziali dei quali Gesù Cristo ha arricchito la sua Sposa.
    Ringraziamo il Signore perché in questa solenne liturgia ci da anche modo di rendere particolarmente visibile il presbiterio, come realtà unica e unitaria, stretto significativamente attorno al suo Vescovo, per il comune rinnovo delle promesse sacerdotali. È questo il giorno in cui l’unico sacerdozio ministeriale si dimostra un vero e proprio servizio d’amore nei confronti di tutto il popolo santo di Dio, figli amati ‘ come abbiamo ascoltato ‘ , liberati dai peccati per mezzo del sangue di Cristo, resi un regno di sacerdoti per il Padre, nella lode e nella proclamazione della sua gloria (cf. Ap 1,6).

    2. Il brano evangelico di questa celebrazione ci presenta il Signore Gesù che si reca in giorno di sabato nella sinagoga di Nazareth, suo borgo d’infanzia. Quel sabato è lui a proclamare la Scrittura. La sua voce fa rivivere la profezia di Isaia: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato [‘] a proclamare l’anno di grazia del Signore‘ (cf. Lc 4, 18-19).
    Nella lettura del rotolo di Isaia Gesù omette di proclamare il versetto immediatamente successivo che annuncia ‘il giorno di vendetta del nostro Dio‘(Is 61,2). Sembra infatti che il Signore voglia rendere manifesta una grande sproporzione: non c’è più il giorno di vendetta di Dio, piuttosto un anno di misericordia. Esso è un tempo che non ha valenza cronologica, piuttosto chairologica: è ‘ cioè ‘ opportunità di salvezza e di riconciliazione, è offerta di misericordia in un ‘oggi’ che compie le attese del cuore dell’uomo: ‘Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato‘ (Lc 4,21).
    La buona notizia è questa: Dio, nella sua pazienza, attende ancora che il fico sterile porti frutto (cf. Lc 13,8), che il figlio prodigo ritorni a casa (cf. Lc 15,20), che Zaccheo si lasci intercettare e coinvolgere (cf. Lc 19,5), che ‘ infine ‘ persino un ladrone crocifisso professi la sua fede e ottenga ‘oggi‘ il paradiso (cf. Lc 23,43).

    3. Carissimi fratelli e sorelle! In questo Giovedì Santo abbiamo la possibilità di guardare alla Chiesa come realtà generata dalla misericordia di Dio, che ‘ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito‘ (Gv 3,16). Questa Sposa nasce proprio da quell’ ‘anno di grazia‘ proclamato nella sinagoga di Nazareth, e compiutosi nel sacrificio di Cristo che ‘ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per Lei, per renderla santa’ gloriosa, senza macchia né ruga’ immacolata‘ (cf. Ef 5,25b-27).
Dal Costato trafitto di Cristo, la Chiesa nasce irrorata dall’effusione di un ‘torrente che lava i peccati del mondo‘ ‘ come recita un inno del Venerdì di Passione ‘ . La Chiesa è, ‘ concedetemi il termine ‘ ‘Corpo misericordiato’: le è stata usata misericordia da Dio, è stata oggetto del suo perdono, da Lui è stata rigenerata nella grazia, è stata riedificata come città salda dal suo Signore, proprio per mezzo del sacrificio d’Amore.

    4. Dio infatti non cessa di edificare il Corpo ecclesiale con questa sua azione di grazia: Egli non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cf. Ez 33,11), e dunque è sempre pronto a perdonare largamente. La Chiesa cresce se accoglie questo ‘anno di misericordia’, questa offerta di perdono.
    Di questa predilezione di Cristo per la sua Sposa, da lui nutrita, santificata, edificata, oggi riceviamo tre segni eloquenti: sono gli Oli santi che tra poco consacreremo. Il santo crisma, olio misto ad essenze profumate, è segno del sacerdozio regale che tutti ci accomuna; servirà per ungere i nuovi battezzati e coloro che ricevono il sacramento della cresima, come pure le mani dei sacerdoti e il capo dei vescovi, per quelli che il Signore chiama al sacerdozio ministeriale e la Chiesa costituisce dispensatori della grazia. Con l’olio dei catecumeni, questi verranno preparati a ricevere il Battesimo, perché fortificati dall’azione di Dio e illuminati dalla sua sapienza, accolgano in pienezza il Vangelo. Infine l’olio degli infermi aiuterà gli ammalati ad essere sostenuti dalla grazia di Dio e ad offrire per amore la loro sofferenza al fine di completare ciò che manca ai patimenti salvifici di Cristo Crocifisso.
    Questi Olii, che il Vescovo consegna il Giovedì Santo e che questo pomeriggio vengono presentati alle varie comunità, sono gli oli della santificazione, già azione di misericordia di Dio, che non cessa di accompagnare e rigenerare la sua Chiesa.

    5. Ma all’azione misericordiosa di Dio deve corrispondere anche una nostra generosa risposta. La Chiesa cresce se la misericordia, ricevuta come dono, viene come ‘messa in circolo’: se noi sue membra ‘ noi! ‘ siamo disposti ad accoglierci reciprocamente, ad attenderci e perdonarci vicendevolmente, secondo quello stile amante consegnatoci dal Cristo che ci ricorda: ‘Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra‘ (Gv 8,7).
    Credo che su questo stile di ‘essere e fare Chiesa‘ nella misericordia, l’unico che può cementare il Corpo Mistico nell’unità, dovremmo tutti interrogarci. Accogliamo la sfida della comunione, che può nascere solo se apriamo gli occhi, gli orecchi e ‘ soprattutto ‘ il cuore. E ciò può avvenire nel comune dono dello Spirito Santo ‘primo dono ai credenti‘, mandato ‘a perfezionare l’opera del Padre nel mondo e a compiere ogni santificazione‘ (cf. Preghiera eucaristica IV).

    6. La sera di Pasqua Gesù effonde lo Spirito sugli apostoli, al fine di rimettere i peccati (cf. Gv 20,22-23): garantisce così, nel tempo della Chiesa, la definitiva offerta della riconciliazione e della grazia. La Chiesa nasce come Corpo perdonato, capace di perdono, di riceverlo e di trasmetterlo secondo il mandato di Cristo.
    E a titolo del tutto speciale i sacerdoti, che oggi ho la gioia di vedere riuniti insieme così numerosi, sono legati all’azione misericordiosa di Dio. In loro la consacrazione e la missione di Cristo si rende sacramentalmente visibile perché l’effusione dello Spirito Santo li costituisce come ri-presentazioni del Buon Pastore che va in cerca della pecora smarrita e che per le sue pecore arriva a donare la vita (cf. Gv 10,11).
    Carissimi sacerdoti, figli miei! Non possiamo però dimenticare che, prima ancora di essere ministro, ogni sacerdote è oggetto di misericordia da parte di Dio. Fa parte di questo unico ‘Corpo misericordiato’ a cui il Signore rivolge lo sguardo, di questa Chiesa che nasce dal perdono sgorgato dalla Croce. Fate esperienza di essere uomini scelti non in base a dei meriti particolari, ma soltanto a partire da un’azione gratuita di Dio. Ciascuno di noi conosce i percorsi della propria vicenda vocazionale: essi passano attraverso la fragilità e le mancanze, e inevitabilmente si incontrano con le ferite del peccato. Eppure il Signore ci ha scelto. E ci ha scelto manifestandoci innanzitutto un’azione di misericordia, per essere ministri e testimoni dell’effusione della sua grazia innanzitutto nella nostra vicenda, nella nostra esistenza, nel nostro percorso di vita.
    Di fronte al mistero di questa chiamata, tutti dovremmo essere in grado di dire con San Paolo: ‘Io sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo’ Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato’, non io però, ma la grazia di Dio che è con me’ (cf. 1Cor 15,9-10).
    Siamo anche noi parte del Corpo mistico che vive per questa ‘fatica’ della grazia che ci ricostruisce continuamente la vita. Anche noi ci sentiamo riscattati con il sangue dell’Agnello, che lava e rinnova. Anche noi siamo destinatari della promessa dello Spirito.
    In questo contesto, mi è caro ricordare gli anniversari di ordinazione presbiterale, che testimoniano ‘ in questo senso ‘ luminosi esempi di fedeltà.
    Ringraziamo il Signore e ricordiamo: i 65 anni di sacerdozio di Mons. Francesco Masi; i 60 anni di don Saverio Buccheri, ospite dell’OASI ad Aci Sant’Antonio, e di Mons. Vincenzo Mirabella, che oggi non è potuto essere presente tra noi; i 25 anni di don Giovanni Basile, don Pietro Cannariato, don Rosolino Patronaggio, don Cesare Augusto Rattoballi, don Antonio Todaro, don Antonio Zito, che abbiamo celebrato solennemente in Cattedrale lo scorso 18 marzo; e, infine, i 50 anni di sacerdozio di don Silvio Buttitta, don Salvatore Cannizzaro, don Pietro Cappello, Mons. Salvatore La Spisa , don Antonio Maniscalco e don Angelo Scalisi, che celebreremo in Cattedrale il prossimo 2 luglio. Compagno di ordinazione di quest’ultimo gruppo di giubilari fu don Pino Puglisi, che ci sorride dal Cielo, ed che in quel giorno ricorderemo particolarmente conferendo l’Ordine del presbiterato ad alcuni giovani del nostro Seminario.

    7. Ma il sacerdozio che ci è stato donato ci fa vivere contemporaneamente anche il mistero di essere ministri di questa misericordia, al servizio di tutto il popolo santo di Dio. Siamo chiamati a testimoniare l’azione di grazia in una sorta di ‘prima fila’, quella di coloro che instancabilmente fanno rivivere l’annuncio di perdono di quel sabato nella sinagoga di Nazareth, nell’oggi di ogni uomo che incontrano.
    Carissimi sacerdoti! Ci imbattiamo in cuori spezzati, piagati. Sperimentiamo le ferite e le conseguenze del peccato, e ciò risulta particolarmente visibile nel sacramento della Riconciliazione. Esso conosce certo la sua crisi, ma non dobbiamo mai stancarci di proporlo e farlo vivere al meglio. Ciò ci impegna in una sorta di ‘trincea di misericordia’, nella disponibilità e nell’accoglienza dei penitenti: in questo, tocchiamo con mano, assieme alle brutture del peccato nelle quali può trovarsi coinvolto l’animo umano, l’altezza dell’azione di grazia che può far rinascere l’uomo a vita nuova.
    S. Giovanni Maria Vianney, che in questo anno sacerdotale è stato indicato dal santo Padre Benedetto XVI come fulgido esempio di ministro della riconciliazione nella costante dedizione al servizio del confessionale, fu sempre ben consapevole di essere unicamente strumento di un’azione di Dio che ‘ nel cuore del penitente ‘ comincia già da prima: ‘Non è il peccatore che torna a Dio per chiedergli perdono, ma è Dio che corre dietro al peccatore e lo fa ritornare a lui‘. Di fronte ai miracoli che in tal senso vediamo ogni giorno, la nostra esistenza sacerdotale si fa stupore profondo e gratitudine intensa.

    8. Carissimi sacerdoti! Bisognosi di misericordia, la annunciamo senza stancarci. Ad un tempo penitenti e confessori, tocchiamo l’infinita bellezza di questo grande mistero, insieme ala consapevolezza dei nostri limiti. Ecco: non siamo migliori degli altri!
    Carissimi fratelli e sorelle, voglio ribadirlo di fronte a voi: non siamo migliori degli altri! La nostra fragilità umana, che condividiamo come parte del popolo di Dio, non ci scoraggia, anzi ci commuove per quanto il Signore continuamente opera attraverso la nostra povertà. Ma purtroppo le esasperazioni di certo giornalismo non cessano di mettere in evidenza crimini e abusi commessi da sacerdoti. Siamo tutti convinti che atti di questo tipo sono da condannare in modo inequivocabile ed esigono adeguata riparazione. La giustizia ha il dovere di fare il suo corso, ma per il peccato di singoli ecclesiastici non si può incriminare lo stesso sacerdozio con una gogna mediatica equivoca e tendenziosa.
    Carissimi sacerdoti, figli miei! Pur nella consapevolezza che è la nostra vita che deve essere toccata per prima dall’abbraccio di Dio, in questo particolare giorno sento il dovere di incoraggiarvi tutti, senza distinzione alcuna. Sento di spronarvi a continuare ad essere testimoni della misericordia di Dio, continuando ad esserlo nonostante ci sentiamo fragili e piccoli, nonostante il nostro peccato e i nostri limiti, nonostante le incorrispondenze della nostra vita.

    9. E a voi, carissimi fratelli e sorelle, chiedo di pregare per i vostri sacerdoti, che ben conoscete, al di là di ogni pesante giudizio di cronaca. Vi chiedo anche di sostenerli col vostro esempio di vita cristiana nella condizione laicale, di custodirli discretamente, di correggerli dolcemente, di star loro accanto con affetto e sincerità. Dico spesso che nella misura in cui voi vivete concretamente la vostra condizione laicale, nella misura in cui le nostre comunità ecclesiali, formate sostanzialmente da laici, si sforzano di battere al ritmo della grazia e si edificano nella comunione, tutti noi ministri ‘ anche io Vescovo ‘ siamo aiutati a vivere la fedeltà al ministero che ci è proprio.
    Chiedo a tutti di avere il coraggio di osservare con attenzione e poi testimoniare il bene ricevuto per le mani dei sacerdoti. Di non cancellare la dedizione sincera e spesso sofferta con la quale i presbiteri si offrono ogni giorno nelle varie realtà che sono state loro confidate. E soprattutto chiedo di cercare di comprendere la nostra umanità, le fragilità che il Signore ha scelto come suo strumento, per annunciare ancora oggi ‘un anno di grazia’.

    10. Affido per questo la nostra Comunità diocesana alla protezione della Vergine Maria. Per mezzo della sua generosa disponibilità l’umanità è stata rinnovata dalla misericordia di Dio fattasi uomo in Cristo Gesù. Lei, Madre dei sacerdoti, possa custodirne i passi specie in mezzo alle situazioni più delicate o più dolorose, e possa ogni giorno indicare nel Figlio Risorto il cuore del nostro ministero.