Ordinazione Diaconale di Domenico Bartolone e Francesco Galioto

Parrocchia Maria SS. del Carmelo Bagheria
09-05-2009

   ‘Cantate al Signore un canto nuovo,
    perché ha compiuto prodigi. Alleluia.’ (cf. Sal 98).



    Figlie e figli miei carissimi,


    1. È motivo di vera lode e di ringraziamento al Signore il nostro convenire qui e ritrovarci insieme, questa sera, a rendere visibili le grazie che Dio elargisce a questa porzione di popolo santo che è la Chiesa di Palermo.
    Si, carissimi fratelli e sorelle! L’ordinazione diaconale di Domenico e Francesco, oltre ad essere un dono fatto alle loro persone, alle loro vite, è un dono fatto a tutta la nostra Chiesa. Quello che viviamo stasera, quindi, è un evento ecclesiale, una manifestazione dell’amorosa sollecitudine con cui Dio continua ad edificare la comunità di coloro che credono nel suo nome.

    2. A ben pensarci, si tratta della stessa esperienza che vive la comunità delle origini. In questo tempo di Pasqua, il libro degli Atti degli Apostoli ci racconta i suoi primi passi. E stasera abbiamo ascoltato come attraverso la disponibilità di uomini come Saulo e Barnaba, e nonostante le difficoltà che la predicazione gli fa incontrare, la Chiesa si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero. (At 9,31).
    Non siamo lontani da quella esperienza. La comunità dei credenti che è la Chiesa, continua ad edificarsi oggi attorno al Risorto e ‘ ciò che più conta ‘ si serve in particolare di coloro che, sotto l’azione dello Spirito, scelgono di vivere in modo totale il Vangelo e di testimoniarlo con una dedizione e un servizio ai fratelli, sull’esempio di Cristo Servo.

    3. Carissimi Domenico e Francesco! Con l’Ordine del Diaconato che state per ricevere per l’imposizione delle mani di un successore degli Apostoli, voi diventate testimoni prescelti per questa particolare edificazione della Chiesa, mediante la costante obbedienza allo Spirito che su di voi sta per essere effuso.
    La Chiesa conta su di voi! Conta sulle vostre capacità umane e sui doni che possedete, ma soprattutto sulla vostra disponibilità e generosità a conformarvi al Signore Gesù, donandogli davvero tutto della vostra vita.

    4. Contribuirete dunque ad edificare la Chiesa divenendo diaconi, ovvero servitori. Servi di che? Servi per cosa?
    Innanzi tutto diverrete ministri della Parola. Il Vangelo che vi verrà consegnato deve diventare per voi l’unica norma di vita da seguire e l’unico motivo da annunciare, con fermezza e decisione (la parresìa), nonostante le difficoltà, come lo fu per Saulo e Barnaba.
    In secondo luogo vi verrà affidato ordinariamente il servizio dell’Altare, per il quale nella liturgia sarete posti a stretto contatto col mistero eucaristico, collaborando così con il vescovo e i sacerdoti.
    Infine l’annuncio del Vangelo e la forza dell’Eucaristia vi porranno nel servizio della Carità, specie verso i più deboli e i sofferenti, e comunque sempre secondo le necessità che il Corpo ecclesiale individuerà.

    5. Rimanete in me ed io in voi (Gv 15,4). Lo abbiamo ascoltato nel Vangelo proclamato. È una costante raccomandazione di Gesù ai suoi. Come il Padre e il Figlio sono una cosa sola e rimangono l’uno nell’altro. Come i tralci nella vite. Solo a questa condizione si può davvero portare frutto, qualificare l’esistenza, ricevere e donare vita. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla (Gv 15,5).
    Senza di lui non possiamo far nulla. Senza di lui non potete far nulla. Non potrete far nulla, carissimi Domenico e Francesco. Sembra quasi che ‘ per ripetercelo così insistentemente ‘ egli sappia quale rischio corriamo, noi che pure ci consacriamo a lui e mettiamo la nostra vita nelle sue mani. Sì, c’è il rischio di essere tralci che non vivono della sua vita, che si staccano e ‘ dunque ‘ non portano frutto.

    6. Gesù ci insegna nella sua persona, la via maestra da seguire. Egli, che non è venuto per servire, vi chiama ad essere servitori di questa Chiesa. Ma il primo servizio è quel ‘rimanere vitale’ attaccati alla Vite, per ricevere linfa, per ricevere la sua grazia, per vivere di lui.
    Nutrirsi e aderire senza riserve e condizionamenti alla volontà del Padre è rimanere nel Figlio ricevendone la linfa dello Spirito Santo. Nel silenzio, nella contemplazione e nell’ascolto, maturi ogni giorno il vostro impegno per una vita santa, primo vostro fondamentale obbligo di servizio nei confronti di tutto il Corpo ecclesiale che da questa testimonianza dovrà essere edificato. La preghiera di ordinazione che tra poco vi costituirà diaconi lo esprimerà bene: L’esempio della loro vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al vangelo e suscitino imitatori nel tuo popolo santo.
    Per loro io consacro me stesso (Cf. Gv 17,19). Questa la stupenda affermazione di Gesù che nel Cenacolo, con i suoi, prega per essi il Padre suo. Per loro dona se stesso. Per loro si rende offerta di santità.
    E Cristo servo ha reso la sua persona un servizio, facendosi egli stesso redenzione e salvezza, offrendo la sua vita prima ancora che compiendo qualcosa. Ecco la fonte di ogni servizio, l’offerta di voi stessi. Quotidiana e gioiosa. Pur nella consapevolezza che ‘ come abbiamo ascoltato dell’Apostolo ‘ siamo fragili vasi di creta nei quali il Signore ripone il tesoro della sua fiducia e della sua grazia.

    7. C’è anche un’altra via che nel vostro nuovo stato di vita dovrete percepire come fondamentale e seguire con tutto il vostro impegno.
    Carissimi Domenico e Francesco! La liturgia odierna, che ci parla così tanto di una Chiesa che cresce sotto l’azione dello Spirito, ce la mostra come una famiglia ampia dentro la quale, per voi, si istaurano nuove relazioni.
    In modo particolare da Vescovo e Padre avverto tutta l’esigenza di ricordarvi che con la vostra ordinazione diaconale voi entrate a far parte di una più ampia famiglia che è il clero.
    Ciò comporta riqualificare e ripensare tutte le relazioni fin qui avute. Voi entrate in una dimensione diversa. Non più quella domestica della vostra casa, della vostra famiglia, bensì quella che si apre alla Chiesa, e in particolare al presbiterio a cui, in forza della futura ordinazione presbiterale, siete chiamati e a cui, sin da oggi siete legati.
    Sperimentate dunque come rivolte a voi quella parola che Dio dice ad Abramo: Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò (Gen 12,1). Nuova terra, dunque. Con nuove relazioni entro il popolo di Dio. Ecco il senso del vostro celibato, come dono che vi dispone alla vostra donazione e alla vostra incondizionata e libera disponibilità al servizio.
    Se con le vostre famiglie naturali non interromperete certo i vincoli di sangue e i rapporti di affetto e comunione, è pur vero che ‘ sin da oggi e in modo definitivo ‘ c’è una nuova parentela da privilegiare nei vostri pensieri e nelle vostre scelte.
    Ciò si applica anche alle vostre comunità parrocchiali che hanno accompagnato la nascita delle vostre risposte vocazionali e ne hanno seguito i percorsi. Conserverete per questo, verso di loro, una profonda gratitudine, ma testimonierete per primi che siete chiamati a servire altre terre, altra gente, altre missioni.

    8. Infine, questa nuova terra vi sarà indicata dal Vescovo. La promessa di obbedienza con la quale suggellate i vostri impegni vi fa mettere le vostre mani nelle mie. La vostra operatività, la vostra azione, sono e ‘ voglia Dio! ‘ siano sempre nell’operatività del Vescovo. Lucidamente consapevoli che in ogni momento siete chiamati, con tutte le forze ad essere collaboratori del ministero episcopale, interpreti e testimoni delle sue indicazioni e delle sue sollecitudini, secondo i programmi con i quali egli cerca di far camminare la Chiesa confidata alle sue cure pastorali.
    Solo così si garantisce quella unione e comunione che ci permette di essere e di sentirci nella diversità dei carismi e delle missioni, un cuor solo e un’anima sola.
    Questa comunione, che non è certo essenza di tensioni, è piuttosto unità d’intenti e di voleri, sintonia con gli orientamenti del vescovo, che, inserito nella successione apostolica, presiede la comunione nella Chiesa particolare, garantendo così che i tralci stiano unite alla vite di Cristo, e che nessuno rischi la povertà della linfa, per isolamento o ‘ peggio ‘ per egoismo.


    9. Carissimi Domenico e Francesco! Immagino la vostra gioia e la vostra trepidazione. Gioia e trepidazione che ‘ titolo diverso ‘ sono anche mie. Con essa, avendo ricevuto la testimonianza di quanti vi hanno accompagnato, dinanzi alla Comunità ecclesiale della Città che vi ha visto nascere e crescere, la vostra Bagheria, ho accettato di conferirvi l’Ordine del Diaconato, passo essenziale e decisivo verso il futuro Presbiterato.
    Ho preso atto della vostra generosità e della vostra decisione di dedicare la vostra vita nel ministero al servizio della Chiesa.
    Oggi tutti quanti preghiamo perché la fiducia che la comunità ecclesiale, attraverso il vescovo, ha posto in voi non venga delusa. Attraverso la trasparenza di vita e l’incondizionata dedizione al ministero il vostro Diaconato possa servire di esempio nella fedeltà agli impegni battesimali propri dei fedeli.
    Chiedo per questo l’intercessione della Vergine Maria, Madre del ‘sì’. Affidando a lei e alle sue amorevoli cure la vostra vita diaconale non rimarrete delusi. Ne avete sperimentato la protezione e l’accompagnamento durante il cammino di formazione di questi anni. Ne sperimenterete ancora l’azione forte e premurosa nella continuazione di un cammino che vi aprirà gli orizzonti del Ministero.
    E invito tutta la comunità ecclesiale a chiedere a Dio che la chiarezza e la trasparenza della vostra risposta possa essere di stimolo a tanti altri giovani a non avere paura ad aprire il loro cuore a Cristo, a spalancarlo, lasciandosi sedurre ed affascinare dal suo amore.


Così sia.