Riapertura della Chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo – Palermo

19-02-2003

Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore.

1. Nell’ascolto della Parola di Dio, che è stata or ora proclamata, noi abbiamo contemplato una delle più grandi meraviglie dell’amore di Dio, l’Immacolata Concezione della Vergine Maria, nella quale Dio Padre ha preparato una degna dimora del suo Figlio e, in previsione della morte di lui, l’ha preservata immune dal peccato originale e l’ha ricolmata di grazia.
Per il popolo palermitano la fede in questo privilegio singolare di Maria, dai tempi più lontani, ha costituito un tratto preminente della sua tradizione religiosa e della sua pietà mariana. A tal punto, che nel 1624, durante l’episcopato del mio venerato predecessore il Card. Giannettino Doria, con giuramento dei suoi massimi rappresentanti, fece giuramento di difendere la verità dell’Immacolata Concezione sino allo spargimento del sangue.
Non era ancora stata proclamata dogma della fede cattolica, tale verità. Questo è avvenuto nel 1854 con definizione ex cathedra del Papa Pio IX. Ma, proprio perché quel Papa sancì con la garanzia dell’infallibilità pontificia una verità già fermamente creduta dal senso comune dei fedeli, l’amore e la devozione del popolo palermitano per l’Immacolata assumono una testimonianza di fede tanto più sincera quanto più semplice e spontanea.

2. Di questa testimonianza sono molteplici i segni impressi nell’arte, che già in se stessa aiuta a contemplare nella bellezza le meraviglie dell’amore di Dio, suprema ed eterna bellezza. Ma quando l’arte ha come soggetto Maria, e soprattutto la sua Immacolata Concezione, diventa irrefrenabile la sua capacità di esprimerne la bellezza nelle forme più varie e con le ispirazioni più diverse degli artisti,specialmente se sono illuminati dalla fede.
È quanto è avvenuto in questa stupenda Chiesa della Immacolata Concezione, un tempo definita ‘teatro giardino di marmo’ e ora finalmente riportata al suo primitivo splendore, grazie all’impegno dell’Associazione ‘Salvare Palermo’, che ebbe l’idea di adottare un monumento di tanta rilevanza storica e magnificenza artistica, ottenendone dagli organi regionali di tutela dei BB. CC. AA. prima il parziale restauro e successivamente l’integrale recupero. Per questo va il grazie della Chiesa e della Città di Palermo alla benemerita Associazione, alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, Dott.ssa Adele Mormino, e all’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, On. Fabio Granata, per aver fatto rinascere un tempio dedicato al culto divino e che per la sua bellezza artistica s’impone all’ammirazione dei palermitani e dei turisti con incontenibile godimento spirituale e culturale.

3. Davanti a tanto splendore, sgorga spontaneo dagli occhi, dalla mente, dal cuore, più che dalle labbra, il canto del Salmo responsoriale: ‘Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del suo amore’.
Sgorga spontaneo questo canto, anche perché tutto in questa chiesa, dagli elementi architettonici, alle statue, alle tele, ai paliotti, alle decorazioni del cappellone e delle altre cappelle, agli addobbi policromi con ‘mischi, tramischi e rabischi’, tutto sembra invitare al canto col quale da secoli le generazioni cristiane invocano l’Immacolata: ‘Tota pulchra es Maria, et macula originalis non est in te’: Tutta bella, sei o Maria, e la colpa originale non ti ha sfiorata.
Tutto ci richiama i messaggi perenni e imperituri dell’Immacolata.

4. È anzitutto il messaggio della lotta contro il maligno e contro il male che ha avuto inizio agli albori stessi della storia umana a causa del peccato originale, come abbiamo ascoltato nella prima lettura dalla bocca stessa di Dio nella condanna del serpente: ‘Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa, e tu le insidierai il calcagno’.
L’Immacolata è il segno compiuto di questa lotta continua e della vittoria finale del bene sul male.
Così ce la presenta Olivio Sozzi nell’affresco della Vergine che scaccia il serpente, affiancata dalle tre virtù teologali.
Nel fulgore della vittoria ce la fa contemplare Pietro Novelli nella tela dell’altare maggiore. È lei la piena di grazia, sulla quale è sceso lo Spirito Santo per farne la degna dimora del Figlio dell’Altissimo. È lei la donna vestita di sole, incoronata da dodici stelle, con lo sguardo rivolto al cielo, che stritola sotto i piedi il serpente infernale. Circondata dal coro festoso e osannante degli angeli, è lei vera aurora del sole di giustizia il cui regno non avrà mai fine.

5. In lei Dio ha segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza e modello di santità. Come ci ha ricordato S. Paolo nella seconda lettura, tutti noi battezzati, perché figli adottivi di Dio, dal Padre siamo stati ‘scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati nella carità’. Tutti siamo chiamati alla santità, a questa misura alta della vita cristiana ordinaria, non compiendo opere straordinarie ma fuggendo decisamente il peccato e attuando gli impegni di ogni giorno nella vita personale, familiare, professionale e sociale con grande amore a Dio e ai fratelli.
In questo tempio, forte è il richiamo alla santità che ci giunge dalle statue e dai dipinti dei Santi che fanno corona all’Immacolata.
Sono i Santi Evangelisti, che hanno narrato i misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria del Figlio di Dio, che ha associato a sé la Madre sua.
Sono Santi palermitani, come Papa Agatone, Papa Sergio e S. Rosalia, che domina estatica un altare laterale ed è presentata in uno dei paliotti in preghiera per la sua Città.
Sono Santi legati alla famiglia benedettina, il cui omonimo Convento era annesso a questa chiesa fin dal 1576, da S. Benedetto che distrugge gli idoli a S. Scolastica in preghiera accanto all’Immacolata, da S. Pier Damiani a S. Idelfonso, a S. Mauro.
Sono Santi della Compagnia di Gesù, S. Ignazio da Loyola e S. Francesco Saverio, come segno dell’attenzione dei Gesuiti per questo tempio.
Sono i Santi Fondatori dei diversi ordini religiosi, i cui trionfi sono raffigurati nei riquadri di altre provenienze e spiritualità come S. Bemba, S. Geltrude, S. Lotario.

6. La luce per camminare sulla via della santità ci è donata dalla Parola di Dio, come ci indica il ‘Santo Leggente’ di Pietro Novelli nel pannello alla base della cupola, la forza ci è donata dall’Eucaristia, cuore del cristiano e della Chiesa.
E’ importante notare, a tal riguardo, come in uno dei paliotti l’immagine dell’Immacolata ha sul petto il raggiante ostensorio eucaristico, sostenuto da due angeli. E’ un particolare significativo, perché, secondo la tradizione escatologica benedettina ricordata da P. Filippo Rotolo, alla fine del mondo l’ultima Ostia consacrata non sarà distrutta ma sarà conservata nel cuore di Maria.
Alla scuola dell’Immacolata la santità, alimentata dalla Parola e dell’Eucaristia, si traduce concretamente nell’aiuto fraterno dato a chi è nel bisogno, come lo dette lei disinteressatamente sia alla cugina Elisabetta sia agli sposi nelle nozze di Cana.
Dalla Cappella della Madonna ‘Libera Inferni’ e dalla statua della Madonna della Mercede, Maria, che ha conosciuto le sofferenze della fuga in Egitto, raffigurata al centro di un ricco paesaggio, ci insegna a venire incontro a quanti soffrono nel corpo e nello spirito, ai tanti immigrati e a quanti attendono liberazione morale e sociale.
A tutti, infine, l’Immacolata indica nel Figlio suo Crocifisso, dominante in uno dei paliotti, l’unica via che conduce alla Casa del Padre, traguardo definitivo della nostra vita, dove un giorno contempleremo l’Immacolata, già assunta in cielo, non più attraverso gli specchi, per quanto stupendi, dell’arte, ma faccia a faccia, nel possesso e nella visione eterna di Dio.