“Sii felice!”: la gioiosa eredità di Mons. Salvatore Lo Monte

La testimonianza di Mons. Filippo Sarullo, Parroco della Chiesa Cattedrale

Sii felice! Sii felice! Così Mons. Salvatore Lo Monte faceva risuonare la sua voce nella Chiesa Cattedrale, come ultime sue parole rivolte ad un confratello canonico che ha invitato lo scorso 10 gennaio per festeggiargli il 25º anniversario dell’ordinazione presbiterale.

Sii felice! Sii felice! Risuonano anche per noi, quasi come un testamento, queste parole, le ultime pronunciate nella chiesa Cattedrale dal carissimo Monsignore, che lo ha sentito tante volte annunziare il Vangelo con la sua inconfondibile voce, predicare con entusiasmo, fermezza e profondità. Erano parole pronunciate col cuore che infondevano serenità, gioia e pace a chi l’ascoltava e che trasmettevano speranza in quel Cristo Risorto che additava come l’unico Salvatore del mondo.

A lui desidero rivolgere le stesse parole, con la differenza che se per il confratello presbitero erano parole di auspicio, oggi per lui sono certezza. Se al confratello diceva sii felice, a lui possiamo dire che è felice! È felice! Sì, Mons. Lo Monte è felice perché quel Mistero Pasquale di Cristo morto e risorto che ha ogni giorno celebrato nei suoi quasi 49 anni di vita sacerdotale e con forza ha annunziato e predicato, oggi per lui è certezza, realtà che lo possiede, felicità che gli appartiene.

Mons. Lo Monte ha concluso la sua vita terrena il 2 febbraio 2021, giorno della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, festa della luce. E sono certo che il Nunc dimittis che il vecchio Simeone pronunziò davanti al Bambino Gesù, anche in lui, che ogni sera recitava nella preghiera della compieta, si è compiuto. Se negli ultimi istanti della vita, che ha concluso con la preghiera della Liturgia delle Ore, ha avuto la lucidità di capire che l’infarto stava diventando letale, sono certo che ha rivolto il pensiero al buon Dio e alla Vergine Santissima, della quale era un grande innamorato, congedandosi anche lui da questo mondo, non vecchio come Simeone, ma certamente con le sue parole: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.

Mons. Lo Monte ha servito la Chiesa di Palermo ricoprendo diversi ruoli e incarichi. Nato il 20 gennaio 1947, ordinato Presbitero il 22 luglio 1972, è stato Vicario Parrocchiale a Marineo fino al 1978, Parroco della parrocchia di San Giovanni Bosco nel quartiere palermitano di Romagnolo dal 1978 al 1982, Vice parroco in Cattedrale sino al 1985 quando diventa Parroco e Canonico della parrocchia di S. Maria Maddalena in Ciminna, dove rimane sino all’anno 2000. Trasferitosi a Palermo, diventa Rettore delle chiese di San Matteo e del SS. Salvatore, Delegato Arcivescovile per le Confraternite laicali e Direttore dell’Ufficio Feste dal 2000 al 2018, Vicario Episcopale per il Laicato dal 2002 al 2007.  Per incarico della Conferenza Episcopale Siciliana, è stato Coordinatore delle Confraternite della regione. È stato anche membro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, all’interno del quale ha ricoperto il ruolo di Cerimoniere Ecclesiastico di Luogotenenza. Sino alla morte ha ricoperto l’incarico di Direttore dell’ufficio Matrimoni e di Vice Cancelliere della Curia Arcivescovile, di Membro della Fabbriceria della Cattedrale e di Ciantro, ossia Presidente del Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Palermo.

Insigne ed apprezzatissimo oratore e predicatore, abile comunicatore col suo stile inconfondibile, con la sua voce forte, con tono solenne, riusciva a catturare l’attenzione dell’uditorio suscitando non soltanto l’incanto del momento per il modo originale di porgere i contenuti, ma anche per la loro profondità che, come una calamita, penetrava soprattutto i cuori per un attento esame della propria coscienza e per vivere con intensità la gioia del Vangelo. Non era un teologo annoverato per titoli, ma di fatto le sue omelie erano intrise di dottrina teologica, di contenuti cristologici, ecclesiologici, mariologici, agiografici e perfino artistici e storico-letterari; erano anche molto concrete col vissuto quotidiano e per questo pervase di una grande umanità.  Era innamorato del SS. Sacramento custodito nel Tabernacolo e le Adorazioni hanno avuto per lui un posto centrale nella sua spiritualità. In un’omelia il caro Monsignore diceva con forza: “Pensate se davanti al Tabernacolo trovaste la scritta «mi sono stancato di voi» ci sentiremmo persi, soli, abbandonati. E invece, anche se Gesù avrebbe motivo di dirlo per le cattiverie di cui è capace l’uomo, trovate sempre Gesù vivo e vero che vi aspetta per abbracciarvi e dirvi a gran voce «Sono qui ti aspetto. Io ti amo e ti perdono»”. A proposito della sua spiritualità, mi pare significativo sottolineare la sua fedeltà alla preghiera, alla meditazione e alla lettura spirituale. Era, anche, innamorato del Crocifisso di Ciminna, invocato Padre delle Grazie. Ora, le invocazioni al Crocifisso glorioso può rivolgerle al suo cospetto, implorando misericordia e grazie per tutti noi. All’Immacolata poi riservava parole che profumavano di celeste armonia, ispirandosi spesso a san Luigi Maria Grignion de Monfort e al Beato Bartolo Longo. E a Santa Rosalia rivolgeva riflessioni che ne esaltavano la coraggiosa scelta della vita eremitica, vissuta nella consacrazione al Signore, nella semplicità e nella contemplazione assicurando protezione alla sua città di Palermo.

Ricorderemo Mons. Lo Monte anche per la cura, il decoro e l’amore per la liturgia, per il suo stile, per il suo garbo e la sua eleganza. Alla triste notizia della morte, avvenuta presso il presidio ospedaliero di Villa Sofia, col confratello Giovanni Cassata mi sono recato per vestirlo con i suoi bei paramenti, che non erano espressione di vanità, ma di dignità dell’essere sacerdote. Era solito ricordare che per gli eventi importanti ognuno di noi sceglie gli abiti più eleganti per essere all’altezza dell’occasione, lo stesso – affermava – vale per il prete che durante la celebrazione della Messa ha l’incontro più importante, quello con Gesù. Abbiamo avvertito in quel momento il suo umile compiacimento e noi la soddisfazione di averlo vestito come lui, sicuramente, desiderava.

Ogni celebrazione era una messa solenne e cantata con stile, non tralasciava nulla, aveva grande attenzione al particolare anche nell’ordinario. Riusciva facilmente ad entrare in empatia, intrattenendosi con chiunque e per ciascuno aveva un sorriso, una battuta simpatica e una parola buona; travolgeva tutti col suo carisma, come un fiume in piena, e lasciava i segni indelebili del suo carattere, della sua personalità e del suo essere sacerdote. Era sovente avvicinato da confratelli, più o meno giovani, per confrontarsi con lui al fine di ricevere saggi ed equilibrati consigli, frutto di esperienza di vita ed ispirati ad una forte spiritualità presbiterale, centrata al compimento della volontà del Signore e, di conseguenza, all’obbedienza ai Superiori, con i quali invitava a confrontarsi con schiettezza e lealtà.

Ricordandolo per la sua giovialità, mi vengono in mente i tanti aneddoti simpatici che raccontava, in modo impareggiabile, sul clero di Palermo, su arcivescovi, canonici e preti scomparsi da tanto tempo. Li ricordava con precisione di date e dovizia di particolari, tanto da lasciare l’uditorio sorpreso per la memoria che aveva, per l’intelligenza che manifestava, per la passione e la conoscenza che possedeva della storia.

Carissimo Monsignore, grazie per quello che è stato anche per me. Esempio, guida e testimone di sacerdote al servizio della Chiesa, che tanto amava in primis nella figura del Papa e dei Vescovi. Da Parroco di Ciminna, mi ha seguito con l’attenzione del pastore che, testimoniando la fedeltà alla vita sacerdotale, lavorava per suscitare vocazioni. E tanti sacerdoti ha avuto la grazia di accogliere durante il suo parrocato a Ciminna. Mi ha sempre mostrato un’amicizia fraterna, sincera e cordiale, e contento per la mia nomina a Parroco della Cattedrale, essendo un fine cultore del bello e dell’arte, considerati riflessi della bellezza e grandezza di Dio, quando vedeva lavori o arredi nuovi, mi ripeteva sempre: la Cattedrale è la Cattedrale e deve brillare!

Riposa in pace, caro Confratello Salvatore, prega per questa Chiesa di Palermo, per il suo Arcivescovo, per il Presbiterio, per il laicato, per il Seminario e per le vocazioni. La Chiesa di Palermo la saluta in Cattedrale per i funerali presieduti dall’Arcivescovo con la partecipazione di tanti presbiteri e laici, in un giorno a lei certamente caro, 3 febbraio 2021, anniversario del suo Battesimo.

Preghi per la sua famiglia che l’ha sempre accompagnato e custodito in questi lunghi anni di vita sacerdotale, suo padre e sua madre di cui ora è in compagnia, suo fratello Michele, sua cognata, i nipoti e pronipoti e, in particolare, la sua cara sorella Rosalia, che, con amore e devozione, ha condiviso la sua vita con lei.

E per ricordare ancora una volta le sue ultime parole pronunziate in Cattedrale, le dico ora: Monsignore lei è già felice, perché contempla il volto del Cristo Risorto. In Cattedrale, amatissima da lei, l’ha ammirato in una pur bella e magnifica statua gaginesca, ora lo contempla nel Regno dei viventi. E se in Cattedrale è stato lei a parlare di Cristo morto e risorto, ora Lui parla a lei per dirle, forse con lo stesso suo tono di voce: «Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore» (cfr. Mt 25,21) per tutto il bene che hai seminato in tanti anni di ministero presbiterale.

E noi le diciamo, come lei era solito congedarsi nei suoi discorsi: Le vogliamo bene e gliene vorremo per sempre. Grazie di vero cuore e arrivederci, nostro amatissimo Monsignore.

Mons. Filippo Sarullo, Parroco della Cattedrale