380° Festino di Santa Rosalia – Palazzo delle Aquile

Omelia del Cardinale Arcivescovo
13-07-2004
1. Il forte e inscindibile vincolo, che da 380 anni lega Palermo a S. Rosalia, per antica tradizione ha un momento di alto e impegnativo significato nella Celebrazione eucaristica in suo onore nell’antivigilia della sua Festa, qui, in questa sede, che è il cuore della Città e il luogo istituzionale nel quale si decidono le sorti del suo presente e del suo futuro.
    Si comprende allora come qui risuoni particolarmente stimolante ed esaltante l’invito che la Santuzza rivolge alla sua Palermo con le parole dello sposo del Cantico dei Cantici ‘Alzati, amica mia, mia tutta bella e vieni!’.
    Tutta bella vuole la sua Palermo, S. Rosalia. Una città pulita materialmente e moralmente, senza rughe e senza macchie, capace di camminare verso il futuro con fiducia e senza paura, con decisione e senza lentezze, con progetti lungimiranti e senza miopie, con entusiasmo e senza stanchezze.
    Ogni anno, in occasione del Festino, S. Rosalia ci esorta alla speranza in una prospettiva di primavera con le stesse parole dello Sposo del Cantico: ‘Ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato’.
Ma la speranza di costruire un futuro migliore poggia per noi credenti sulla fede in Dio, Autore della storia, e per tutti, credenti e non, sulle virtù civiche che mi piace vedere simboleggiate in quella riserva di olio delle vergini sagge della parabola evangelica, necessaria per impedire lo spegnimento delle lampade e la delusione dell’attesa. E una virtù civica fondamentale è quella della legalità.

2. La legalità, infatti, ossia il rispetto delle leggi, è un valore indispensabile per la costruzione di una ordinata e serena convivenza sociale.
    Va considerata non come un semplice atto formale, ma come un atto personale che trova nell’ordine morale la sua anima, la sua giustificazione, il suo sostegno.
    Per questo, quanto più vivo è il senso morale, tanto più consapevole e responsabile è il rispetto della legalità.
    La convivenza umana non può strutturarsi e consolidarsi se non sul fondamento di un sistema di leggi idonee a regolare i rapporti dei cittadini nei confronti dello Stato e tra di loro. E queste vanno osservate. Ma purtroppo non sempre è così.
    Non possiamo, infatti, ignorare, perché è sotto gli occhi di tutti, lo scadimento del senso della legalità, con grave pregiudizio del bene comune che le leggi devono promuovere e tutelare e conseguentemente della convivenza sociale che resta turbata, confusa e ferita.
    Basti leggere le cronache dei giornali per cogliere, con disagio, con sofferenza, con preoccupazione, la crisi della legalità che è alla base di tanti crimini, piccoli e grandi, che si consumano ogni giorno, dove più e dove meno, perfino nel sacrario della famiglia: dalla criminalità organizzata, soprattutto mafiosa, davanti alla quale non bisogna mai abbassare la guardia, alla criminalità diffusa che può indurre a una facile assuefazione quasi fosse un male inevitabile.
Certo, non può non turbare profondamente il generalizzato senso di impotenza, di rassegnazione, quasi di acquiescenza, di fronte a questo fenomeno che si configura come dissolutore della convivenza pacifica e ordinata. Occorrono, per questo, risposte istituzionali sempre più forti e, da parte dei cittadini, quella mobilitazione delle coscienze che li aiuti a vincere la paura, la rassegnazione, l’omertà, il disimpegno, la collusione e a crescere nel rispetto della legge e della propria dignità, in modo che non si cerchino favori ma si chiedano i diritti.

3. La crescita di una più viva coscienza della legalità esige che la formulazione delle leggi obbedisca innanzitutto alla tutela e alla promozione del bene comune, come è richiesto dalla stessa legge.
    Ciò equivale anche a ricondurre l’azione politica alla sua funzione originaria che consiste nel servire il bene di tutti i cittadini, con particolare attenzione ai più deboli, agli ultimi, che sono il segno drammatico di ogni crisi sociale, ma dai quali bisogna ripartire se si vuole ricuperare un genere diverso di vita più degno dell’uomo, fondato non sull’avere ma sull’essere.
    Per questo, occorre che i partiti, indispensabili in uno Stato democratico, siano capaci di ascoltare i bisogni reali delle persone, di elaborare programmi coerenti in base a questi bisogni, meno preoccupati di raccogliere il consenso ad ogni costo e senza appiattirsi alla pragmatica gestione del potere, ma lasciandosi illuminare e guidare da chiari orientamenti culturali che li aiutino a costruire processi durevoli di sviluppo e a mediare tra opposti interessi.
    La produzione delle leggi, a sua volta, deve rispondere unicamente agli interessi generali della comunità e mai a interessi particolari, di gruppi o di persone, e deve essere sempre adeguata sia a garantire gli onesti sia a non favorire, anche indirettamente, i disonesti.
    Se la produzione legislativa è pletorica, farraginosa, ambigua, contraddittoria, il cittadino facilmente si smarrisce, incerto e frastornato dai contrasti interpretativi della stessa giurisprudenza: e questo può favorire alla lunga la sfiducia nella legge, soprattutto quando le sue ragioni appaiono incomprensibili e i suoi precetti impraticabili.

4. La crescita del senso della legalità ha come necessario presupposto un rinnovato sviluppo dell’etica della socialità e della solidarietà.
    L’etica della socialità esige il legame sempre coerente tra i fini che si propongono e i mezzi che si impiegano.
    Ad esempio, fa parte di una giusta pratica dell’eticità della convivenza umana l’impegno per una buona efficienza dei servizi pubblici, della loro qualità in termini di accessibilità, rapidità, competenza, mentre il loro scadimento determina nei cittadini sfiducia e disaffezione verso le istituzioni.
    L’etica della solidarietà esige il collegamento dei gruppi politicamente, culturalmente ed economicamente più forti con quelli più deboli, come ad esempio gli anziani con i giovani, i cittadini con gli immigrati.
    L’etica della socialità e della solidarietà esige a sua volta la ricerca del bene comune, il quale, come insegna il Concilio Vaticano II, è l’insieme di quelle condizioni di vita sociale grazie alle quali gli uomini possono conseguire il loro perfezionamento più pienamente e con maggiore speditezza’ (GS, 74): consiste soprattutto ‘nel rispetto dei diritti e dei doveri della persona umana’.
La ricerca del bene comune si fonda sul riconoscimento della pari dignità di ogni uomo e della sua originaria dimensione sociale, per la quale tutti gli uomini sono tra loro uguali e interdipendenti e sono pertanto chiamati a collaborare al bene di tutti.
    È un principio che per noi credenti si fonda sulla certezza di fede che Dio è Creatore, Padre e Salvatore di ogni uomo, e che ogni uomo è responsabile verso gli altri uomini. La ricerca del bene comune è espressione della fraternità umana universale.
    Quanto più cresce la consapevolezza di essere tutti artefici e responsabili del bene comune, tanto più cresce il senso della legalità. Questo non è un valore che s’improvvisa. Esige un lungo e costante processo educativo, affidato alla collaborazione di tutti: della famiglia, della Chiesa, della scuola, delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione sociale, del mondo della cultura, dell’economia e del lavoro. E a questa collaborazione corale S. Rosalia invita tutti.

5. Ma, in questa sede, l’invito della Santuzza è rivolto in modo particolare a Voi, Amministratori e Consiglieri, che il popolo ha eletto come i primi responsabili del bene comune della nostra amata Città.
    La Vostra missione è nobile e grande, degna di rispetto e di considerazione, da esercitare, perciò, con profondo rigore morale, con la dedizione imparziale e disinteressata al bene di tutti, con la necessaria competenza ed efficienza, con forte senso della giustizia, con la fortezza necessaria per non cedere a blandizie e a ricatti, con la scelta preferenziale per i poveri che non devono essere gli ultimi nelle finanziarie, con la sensibilità umana che fa sentire come proprie le reali necessità e le legittime aspirazioni dei cittadini, soprattutto più deboli, con l’onestà professionale che esige l’attuazione delle promesse elettorali e la doverosa partecipazione alle assemblee istituzionali, necessaria per non bloccare lo sviluppo della Città e non tradire la fiducia degli elettori. L’assenteismo ingiustificato è un peccato di omissione.

6. Siate tutti concordi a servire questa amata Città. Tra voi prevalga sempre il dialogo sincero e il confronto sereno pur nel necessario dibattito dialettico fra maggioranza e minoranza, orientato unicamente al bene comune e sempre animato dal rispetto reciproco.
    Mai il dibattito politico scada in scontro litigioso e offensivo della dignità degli avversari e delle loro famiglie. Sia invece costruttiva e appassionata ricerca comune, anche se da posizioni diverse, delle soluzioni più concrete e sollecite ai problemi che gravano sulla nostra Città, soprattutto a quelli che sono rimasti ancora insoluti o non pienamente risolti, sebbene avviati a soluzione, come quelli della disoccupazione, del piano regolatore, del centro storico, del traffico, della igiene urbana e dei senza casa, ai quali il progetto di assegnare loro adeguati immobili confiscati alla mafia, promesso o portato avanti dalle istituzioni, non può non dare serenità e speranza.
    Se Voi lodevolmente Vi affidate all’intercessione della nostra Santuzza, essa, S. Rosalia, affida al Vostro solerte impegno le sorti della sua Città, desiderosa di essere promossa in Serie A in ogni ambito della sua vita religiosa, sociale, culturale, economica, politica, così come è avvenuto nell’agone sportivo tra le legittima e incontenibile gioia di tutti. In quell’evento tutti abbiamo voluto intravedere un segno di speranza e di certezza: che anche a Palermo i sogni più difficili possono diventare realtà, se confidiamo nell’aiuto del Signore, la cui destra, come ha cantato il Salmista, ci sostiene, e valorizziamo al meglio le eccezionali risorse umane che egli ha donato alla nostra gente.