380° Festino di Santa Rosalia – Pontificale

Omelia del Cardinale Arcivescovo
15-07-2004

1. L’invito del Signore ad attendere, con le lampade accese e con l’olio di riserva, la sua venuta, ci viene riproposto ogni anno in occasione della festa di S. Rosalia nella parabola delle dieci vergini, per una continua revisione della nostra esistenza cristiana.
    S. Rosalia appartiene al gruppo delle vergini sagge e raccomanda a noi di non seguire l’esempio delle vergini stolte. Ci esorta, cioè, a conservare la fede ricevuta col Battesimo e significata dalla lampada, la candela accesa al cero pasquale. E ci ricorda che essa va alimentata con l’olio della carità, dell’amore a Dio e al prossimo. Senza la carità la fede si spegne.
    Ad alimentare la fede con l’amore che scaturisce, come da sua fonte perenne, dall’Eucaristia, a noi cristiani viene offerto in dono il primo giorno di ogni settimana, la Domenica, che significa giorno del Signore.
    A riscoprire e a santificare il Giorno del Signore ci invita S. Rosalia, in quest’anno che la nostra Chiesa palermitana sta vivendo come Anno Eucaristico, giacché, purtroppo, anche a, Palermo come nel resto d’Italia, si riduce il numero dei battezzati che santificano la domenica partecipando alla Messa.
    Anche da noi, infatti, come ho potuto notare nella Visita Pastorale, sebbene più lentamente, la Domenica sta perdendo il suo significato originario e si riduce a puro ‘fine settimana’, inteso fondamentalmente come tempo di semplice riposo ed evasione, senza alcun riferimento a Dio. Anche da noi, purtroppo, la maggior parte dei cristiani la Domenica, giorno del Signore, a tutto e a tutti pensa ma non al Signore.
    È urgente, perciò, un’autentica maturità spirituale che aiuti i cristiani ad essere se stessi, e ciò non può non comportare una comprensione più profonda della Domenica, per poterla vivere, pur in situazioni difficili, con piena docilità allo Spirito Santo. È urgente ricuperare anche le motivazioni dottrinali che stanno alla base del precetto ecclesiale, perché a tutti i fedeli risulti ben chiaro il valore irrinunciabile della domenica nella vita cristiana. È questa una delle principali finalità dell’Anno Eucaristico e dei Congressi Parrocchiali in preparazione di quello Diocesano che si svolgerà dal 14 al 21 novembre.
    La Domenica, infatti, è un elemento qualificante dell’identità del cristiano, sta nel cuore stesso della vita cristiana, per cui il cristiano che non santifica la Domenica non è un autentico cristiano. E autentici cristiani ci vuole tutti, come fu lei, S. Rosalia.

2. La Domenica è il Giorno del Signore perché è la celebrazione di Dio creatore.
    Nel linguaggio antropomorfico del racconto della creazione in sei giorni, la Bibbia ci presenta Dio che nel settimo giorno si riposa, nel senso che contempla la creazione con uno sguardo colmo di gioioso compiacimento. E’ questo il significato del sabato ebraico, il settimo giorno, che nei dieci comandamenti Dio ordina di santificare come il giorno sacro, anche in ricordo dell’esodo, ossia della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù di Egitto. Ma ciò che Dio ha operato nella creazione e ha operato per il suo popolo nell’esodo, ha trovato il suo pieno compimento nella morte e nella risurrezione di Gesù. E poiché la risurrezione del Signore è avvenuta il giorno dopo il sabato, e quindi il primo giorno della nuova settimana, è questo primo giorno che dalla Chiesa è considerato il Giorno del Signore, perché il giorno di Cristo Signore.

3. Giorno di Cristo Signore, la Domenica è la Pasqua settimanale, il giorno della nuova creazione, il giorno di Cristo luce del mondo, il giorno dello Spirito Santo fuoco della Pentecoste, il giorno della fede e figura dell’eternità, nostra definitiva destinazione nel riposo contemplativo di Dio senza fine. Per questo è un giorno irrinunciabile e un elemento qualificante dell’identità cristiana. E tengano presente anche le istituzioni politiche, economiche e commerciali, perché assicurino ai lavoratori la possibilità di viverlo da cristiani.

4. Giorno del Signore Risorto, la Domenica è anche il giorno della Chiesa, che proprio la Domenica si raduna nell’assemblea eucaristica per accogliere il suo Signore Risorto. La Chiesa si manifesta come Chiesa soprattutto quando si raduna per la celebrazione del sacrificio eucaristico. ‘Si comprende allora ‘ scrive testualmente il Papa ‘ perché la dimensione comunitaria della celebrazione domenicale debba essere, sul piano pastorale, particolarmente sottolineata’. Da qui ‘la necessità di adoperarsi perché il senso della comunità parrocchiale fiorisca, soprattutto, nella celebrazione comunitaria della Messa domenicale’.
    E poiché la Chiesa è tutta tesa verso la pienezza del regno di Dio, la domenica è il giorno della speranza, ancorata nell’attesa della seconda venuta del Signore nella gloria e nella maestà. Per questo la domenica è un giorno di gioia ed è carica del senso della missione apostolica della Chiesa ancora pellegrinante sulla terra.
    Nella celebrazione eucaristica noi partecipiamo alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita.
Alla mensa della Parola, è Gesù risorto che ci illumina nel duplice cammino dell’esistenza terrena.
    Alla mensa del Pane di vita, è Gesù che, attuando la sua reale, sostanziale e duratura presenza di Risorto, attraverso il memoriale della sua passione e della sua risurrezione, ci nutre con il suo Corpo e il suo Sangue, pegno della gloria futura.
    La Messa, infatti, è la viva ripresentazione del sacrificio della croce e, insieme, convito pasquale e incontro fraterno.
    Per questo la Chiesa raccomanda ai fedeli di fare la comunione quando partecipano all’Eucaristia, purché siano nelle debite disposizioni e, se consapevoli di peccati gravi, abbiano ricevuto il perdono di Dio nel sacramento della Riconciliazione.
La fraternità dell’incontro, espressa significativamente nello scambio del segno di pace, apre il cuore all’amore vicendevole e, soprattutto, al perdono.
    Si comprende, così, come la partecipazione alla Messa domenicale, più che un dovere, è un’esigenza di cui non si può fare a meno; e in tanto è un precetto e per giunta grave, in quanto è un’esigenza inscritta nelle profondità della vita cristiana, specialmente in un contesto come il nostro in cui non è facile viverla con coerenza. ‘È davvero di capitale importanza ‘ scrive il Papa ‘ che ciascun fedele si convinca di non poter vivere la sua fede, nella piena partecipazione alla vita della comunità cristiana, senza prendere regolarmente parte all’assemblea eucaristica domenicale’.
    Il Congresso Eucaristico Nazionale che si svolgerà a Bari nel maggio venturo ha come tema le parole dei martiri di Abitene: ‘Senza la Domenica non possiamo vivere’.

5. Giorno del Signore, la domenica è il giorno dell’uomo e, perciò, il giorno della gioia, del riposo e della solidarietà.
    · E’ il giorno della gioia, perché è il giorno donato da Dio all’uomo per la sua piena crescita umana e spirituale.
    · E’ il giorno del riposo. Il riposo è cosa sacra, essendo per l’uomo la condizione per sottrarsi al ciclo, talvolta eccessivamente assorbente, degli impegni terreni e riprendere coscienza che tutto è opera di Dio. ‘Attraverso il riposo domenicale, le preoccupazioni e i compiti quotidiani possono ritrovare la loro giusta dimensione: le cose materiali per le quali ci agitiamo lasciano posto ai valori dello spirito; le persone con le quali viviamo riprendono, nell’incontro e nel dialogo più pacato, il loro vero volto. Le stesse bellezze della natura, troppe volte sciupate da una logica di dominio che si ritorce contro l’uomo, possono essere riscoperte e profondamente gustate’.
    · E’ il giorno della solidarietà. La Domenica deve offrire a tutti i fedeli l’occasione di dedicarsi alle attività di misericordia, di carità e di apostolato. Il culto di Dio non sarebbe né vero né autentico, se non portasse frutti di carità verso gli uomini che soffrono: l’amore e la riverenza verso Cristo richiede l’amore e il rispetto verso i suoi membri.
    · Dalla Messa domenicale parte un’onda di carità destinata ad espandersi in tutta la vita dei fedeli verso quanti sono nel bisogno e nella sofferenza. Non si può essere felici da soli, ma si è veramente felici nella condivisione delle gioie e delle sofferenze altrui, attivando tutta l’inventiva della quale è capace la carità cristiana.

6. La Domenica, infine, è il giorno dei giorni, la festa primordiale che rivela il senso del tempo e, simultaneamente, preannunzia l’eternità.
    Ci ricorda che sulla terra noi siamo solo di passaggio, che la nostra destinazione definitiva è l’eternità della casa del Padre.    Essa è l’annunzio che il tempo non è la bara delle nostre illusioni, ma la culla di un futuro sempre nuovo: è un invito a guardare in avanti ed è sostegno della speranza degli uomini.
    A ragione il Santo Padre ci esorta a non aver paura di dare il nostro tempo a Cristo perché egli lo possa illuminare e indirizzare. Solo lui conosce il segreto del tempo e della eternità e ci consegna il ‘suo giorno’ come un dono sempre nuovo del suo amore. La riscoperta di questo giorno è grazia da implorare, non solo per vivere in pienezza le esigenze proprie della fede, ma anche per dare concreta risposta ad aneliti intimi e veri che sono in ogni essere umano. Il tempo donato a Cristo non è mai tempo perduto, ma piuttosto tempo guadagnato per l’umanizzazione della nostra vita e della vita della società (cf. n. 7).
    In questo senso possiamo dire che la vita di S. Rosalia e, soprattutto quella vissuta su Montepellegrino, è stata una domenica continua e, ora, dall’eternità della casa del Padre, invita tutti noi a santificare la domenica e a farne l’anima degli altri giorni, sino al giorno in cui per ciascuno di noi avrà inizio la domenica senza tramonto.
    Questo significa presentarsi al convito nuziale del Signore con le lampade accese. Come le vergini sagge. Come Santa Rosalia, la nostra ‘Santuzza’.