Ascensione del Signore – Spunti dall’Omelia dell’Arcivescovo

23-05-2009

   Figlie e figli miei carissimi!

    1. Posta quasi al termine del tempo di Pasqua, la Solennità dell’Ascensione al cielo di Nostro Signore Gesù Cristo ci offre l’opportunità di riflettere ancora una volta concretamente sulla nostra vita ‘da risorti’ e sulla speranza che nutriamo per l’eternità.
    I discepoli che avevano sperimentato la compagnia di Gesù e la sua amicizia sollecita, fin nelle piccole cose della convivenza, vivono il distacco dal ‘Maestro’ che ‘ da risorto ‘ avevano ritrovato. Gesù viene ‘sottratto ai loro occhi’. La sua umanità sparisce dalla loro vista. Il suo corpo glorificato entra in cielo ritornando alla destra del Padre.
    Mentre gli apostoli si ritrovano a guardare il cielo, due uomini in bianche vesti li invitano a volgere lo sguardo su una speranza concreta: Gesù ritornerà in modo definitivo.

    2. Nell’attesa è necessario vivere ‘da risorti’. Non semplicemente guardando il cielo. Piuttosto portandolo e riportandolo continuamente sulla terra, nella missione che ‘ con la forza dello Spirito Santo ‘ saranno chiamati a compiere ‘fino ai confini della terra’.
    Intento resta a loro la memoria dell’insegnamento di Gesù, l’esperienza della sua amicizia, le sue parole e i suoi gesti. Tutto questo è solo un ricordo? No. Gesù ascende al cielo ma rimane presente nella Chiesa che continua la sua opera sotto la guida dello Spirito promesso.
    Ne è la prova che, proprio quando Gesù lascia i suoi, affida loro una missione ben superiore alle loro forze ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura’ (Mc 16,15). Non è questa l’ennesima dimostrazione di sollecitudine? E non va visto tutto nella logica della fede?

    3. Tra coloro che questa sera sono chiamati a vivere la presenza amorosa del Risorto per testimoniarla in una missione limpida e generosa, ci siete voi, giovani seminaristi, coinvolti a vario titolo in tappe significative del cammino formativo e di discernimento in vista del presbiterato.
    A Salvatore, Giuseppe, Piero, Enrico e Marco, che stasera vengono ammessi agli ordini sacri, desidero ricordare soprattutto questo: la Chiesa conta su di voi. Dal cammino fatto finora avete dato prova costanza e determinazione nel percorrere l’offerta di formazione del Seminario. Da oggi vi impegnate affinché questa costanza sia sempre più autentica e motivata.
    In questo ‘eccomi’ che pronunciate sta l’intenzione di andare fino in fondo nel discernimento, secondo quanto la Chiesa vi indicherà, nelle persone e nelle proposte.
    Questo ‘eccomi’ è prima di tutto quello di Dio, pronto a sostenervi e a ‘portare a compimento l’opera iniziata’. Il giorno dell’ammissione agli ordini sacri getta dunque nuova luce su tutti gli altri giorni che cercherete di vivere nella risposta alla presenza del Cristo.
    Leonardo, Mario, Francesco, Alessandro, che questa sera venite istituiti lettori. Vi viene fatto il dono della Parola di Dio perché possiate sperimentarla per farla germogliare e fruttificare nel cuore dei fratelli.
    La proclamerete nelle assemblee liturgiche. Sarete abilitati anche ad annunciarla nella catechesi e nelle preparazioni ai sacramenti. Ma ‘ ciò che più conta ‘ siete chiamati principalmente ad essere intimamente illuminati con la meditazione assidua, con la confidenza orante, con lo studio serio e coscienzioso.
Chiedere come dono particolare, accogliendo il Libro delle Scritture, che questa luce vi accompagni sempre, come unica luce che rischiari i vostri passi anche quando la meta è incerta.
    Massimiliano, Sergio, Giuseppe Enrico, Angelo, Massimiliano, Giuseppe, questa sera vi verrà donato il ministero dell’accolitato. Diventerete ministri qualificati per il servizio dell’altare, e per la distribuzione dell’Eucaristia ai fratelli. Sarete come un segno di quella fiducia che Dio ha avuto mettendo il Corpo e il Sangue di Cristo nelle mani della Chiesa. Sarete proprio ‘le mani della Chiesa’, specie quando vi accosterete ai fratelli ammalati per recare la Comunione e far loro presente la sollecitudine della comunità.
    Ricevendo il vassoio con le offerte vi viene chiesto di rendere tutta la vostra vita sempre più degna del servizio che compiete. Solo uno stretto contatto con l’Eucaristia vi renderà degni ministri. E questo contatto, vissuto nella Celebrazione Eucaristica quotidiana, come pure nell’Adorazione silenziosa, sarà il sostegno del vostro cammino ormai proiettato in pieno verso il Sacerdozio.