Cinquantesimo dell’Incoronazione di Maria SS. d’Alemanna

19-09-2004

1. Ho accolto molto volentieri l’invito del vostro carissimo Vescovo di partecipare alla celebrazione del cinquantesimo anniversario dell’Incoronazione della antichissima icona di Maria SS. d’Alemanna, patrona e protettrice di Gela, giustamente ritenuta il simbolo storico religioso più significativo della vostra Città.
    Vogliamo rivivere insieme quell’apoteosi di fede, di speranza e di amore verso la Regina del Cielo, che Gela manifestò cinquanta anni fa come oggi, quando Sua Eminenza il Card. Clemente Micara, vicario del Papa Pio XII, alla presenza di Vescovi e di Autorità civili e militari di tutta la Regione, pose sul capo della Madre di Dio e del bambino Gesù le corone d’oro donate dal popolo.

2. Col rito molto antico dell’incoronazione delle immagini della Vergine Maria, la Chiesa afferma che Lei viene ritenuta, venerata e invocata come Regina.
    È Lei infatti la madre del Re messianico, preannunziato dal profeta Isaia come il Consigliere ammirabile, Dio potente, padre per sempre, principe della pace’: lo abbiamo ascoltato nella prima lettura.
    È Lei la Madre del Figlio dell’Altissimo, annunziato dall’Angelo Gabriele, il cui regno non avrà mai fine (Lc 1,32-33).
    È Lei la collaboratrice augusta del Figlio suo, il nostro Redentore, che ci ha acquistati a sé non a prezzo di cose corruttibili come l’argento e l’oro, ma con il suo sangue prezioso e ha fatto di noi un regno per il nostro Dio (1Pt 1,18-19).
    È Lei la prima e perfetta discepola del suo Figlio, per cui ha meritato in modo eminente ‘la corona di giustizia’ (2Tm 4,8), la ‘corona della vita’ (Gc 1,12), ‘la corona di gloria’ (1Pt 5,4) promessa ai suoi discepoli fedeli. E per questo, terminato il corso della vita terrena, fu assunta anima e corpo alla gloria celeste e dal Signore esaltata quale ‘regina dell’universo’ (LG, 59).
    Sgorga, perciò spontanea del cuore la benedizione di S. Elisabetta che abbiamo ascoltato nel Vangelo e abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale: ‘Benedetta sei tu, Maria, fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù’.

3. Regina del cielo e della terra, degli angeli e dei santi, Maria è anche la nostra Madre. Ce l’ha lasciata Gesù dall’alto della Croce.
    A Lei, perciò, noi siamo uniti come figli alla madre. Lei è per noi ‘madre nell’ordine della grazia’ (LG 61). E questa sua maternità ‘perdura senza sosta dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perfetto coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in Cielo, non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna!. Con la sua materna carità si prende cura di noi, fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siamo condotti alla patria beata’ (LG 62).
Uniti a Lei come figli, ci sentiamo più uniti tra di noi come fratelli e sorelle del suo Figlio, nel vincolo della carità sincera e operosa della quale Maria stessa ci ha dato l’esempio nell’aiuto offerto con amore preveniente e gratuito alla cugina Elisabetta.

4. Maria non è solo madre: è anche educatrice e maestra. A Lei, pertanto, rivolgiamo lo sguardo della ammirazione e della contemplazione, come a nostro modello, con l’impegno filiale di imitarla: saremo così noi la sua corona d’oro vivente.
    – Modello di vita cristiana, Lei rifulge come esempio specchiatissimo di virtù evangeliche, quali la fede, la speranza, la carità, l’obbedienza, l’umiltà, la pietà verso Dio, la fortezza nell’esilio e nel dolore, la povertà dignitosa e fidente in Dio, la delicatezza previdente, la purezza verginale, il forte e casto amore sponsale.
    – Modello di fedeltà a Dio, Lei s’impone alla nostra imitazione, perché nella sua condizione concreta di vita, aderendo totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio, ‘fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo: il che ha un valore esemplare, universale e permanente’ (MC 35).
    – Modello di fedeltà all’uomo, col canto del Magnificat scuote la nostra indifferenza di cristiani e ci coscientizza verso l’impegno di liberazione e di promozione umana, come parte integrante della evangelizzazione. Questo canto rivela come Lei, ‘pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo (MC 37).
    Il cristiano, che sintonizza sulla lunghezza d’onda del Magnificat la sua fede, non può contentarsi di atti di omaggio, ma deve esprimersi in impegni concreti di condivisione, di solidarietà, di liberazione.
    – Modello di comunione ecclesiale, Lei ha realizzato nel grado più alto l’intima unione con Dio e con gli uomini in Cristo, fino a diventare nel Cenacolo il segno dell’unità e della concordia.

5. Modello di missione pastorale, Lei ha collaborato nella misura più eccelsa alla missione redentrice del Figlio, portando le conseguenze del suo ‘Fiat’ sino all’umiliazione e al sacrificio della Croce. Per questo resta ‘il modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti coloro che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini’ (LG 65). E qui con affetto il pensiero grato va alle 14 parrocchie di Gela e ai loro pastori.
    – Modello di servizio ministeriale per tutti i fedeli laici nel triplice aspetto profetico, sacerdotale e regale, Lei è la Vergine in ascolto che annunzia la salvezza del Signore. E’ la Madre in preghiera che offre se stessa col Figlio per la glorificazione del Padre e la redenzione degli uomini. E’ la Serva del Signore che si fa serva dell’uomo per portare a tutti il conforto e la gioia.
    – Modello di vita verginale, richiama alle anime consacrate la fecondità di un cuore indiviso, offerto totalmente agli uomini perché donato totalmente a Dio per amore del Regno.
    – Modello di vita coniugale, come sposa e madre, esalta, sull’esempio della famiglia di Nazaret, la missione degli sposi e dei genitori cristiani nella Chiesa e nel mondo con il carisma della consacrazione coniugale che fa della famiglia cristiana una “chiesa domestica’, ossia una comunità di salvati chiamati a collaborare con Cristo Salvatore.
    È questo certamente il più originale ed efficace contributo per salvare la famiglia dalla crisi che l’avvolge per diverse ragioni di ordine morale, culturale e sociale. Si tenta, infatti, di scardinarla dal suo naturale fondamento costitutivo, il matrimonio, ossia l’unione stabile, fedele e indissolubile di un uomo e di una donna per una comunione di amore e di vita. Ma quanti vogliono distruggere la famiglia sappiano che sono i peggiori nemici della società. Il fatto che aumenti in Italia il numero dei delitti consumati all’interno delle famiglie non può lasciare nessuno indifferente.

6. A Maria SS. di Alemanna, pertanto, affidiamo con filiale pietà la nostra preghiera perché sia avvalorata dalla sua intercessione, e, col suo aiuto, possiamo ottenere ciò che per la nostra fragilità, col solo impegno umano, non osiamo sperare.
    Se oggi i bisogni e le attese dell’uomo costituiscono, ovunque, una sfida storica alla capacità della Chiesa di tradurre in contesti finora inediti la missione di liberazione e di salvezza affidatale dal suo Fondatore, il rapporto insopprimibile tra fede e vita sociale, che qui, a Gela, avete ereditato dai vostri antichi padri nel nome di Maria SS. d’Alemanna, esige un’autentica presenza cristiana con la luce e la forza che scaturiscono dal Vangelo, ma soprattutto con la credibilità della coerenza e con la generosità di una donazione che non consente evasioni.
    Non sono pochi i problemi che travagliano oggi la società. E non si pensi solo a quelli che divampano nel mondo a causa dei terrorismi, dei rapimenti e delle guerre senza confini e senza fine generando insicurezza e terrore.Si pensi anche alle tante forme di emarginazione sociale del nostro territorio, come quelle dei tossicodipendenti, i malati di AIDS, degli handicappati, degli anziani soli o abbandonati, dei dimessi dalle carceri, dei disoccupati e dei lavoratori in cassa integrazione o in precariato, degli sfrattati e dei senza casa. Si pensi alle tante forme di degradazione morale, come la droga, la prostituzione, l’aborto, gli omicidi, i suicidi, l’alcoolismo, le rapine, il pizzo, l’usura, lo sfaldamento delle famiglie, gli scandali della vita pubblica, lo sfruttamento minorile, la pedofilia, le ingiustizie sociali, la pornografia e la pornovisione, lo spreco consumistico.
    Ma il problema più grave nel nostro territorio, oltre quello già gravissimo della disoccupazione che sta diventando una vera calamità sociale dalle imprevedibili conseguenze, se tutte le istituzioni concordemente non troveranno soluzioni concrete nel rispetto delle vocazioni territoriali della nostra Regione, come l’agricoltura, l’arte e il turismo, è indubbiamente l’imperversare della mafia nelle sue più oscure espressioni tentacolari di sopraffazione e di violenza. Da essa ogni autentico cristiano e vero devoto di Maria SS. d’Alemanna deve tenersi lontano, perché la mafia è una delle peggiori strutture di peccato, inconciliabili col Vangelo: è contro Dio, contro la società, contro la propria famiglia, contro se stessi. E non è giusto che a causa di questo bubbone pestifero sia infangato ‘ come ha detto giustamente il vostro Vescovo – l’onore e la dignità della stragrante maggioranza dei cittadini onesti della Città di Gela.

7. E’ questo il triste risultato della corrosione e del crollo dei valori morali sacrificati agli idoli del danaro, del potere e del piacere, in nome di una falsa civiltà fondata sull’egoismo libertario e permissivo, che porta spesso a delitti di atrocità inaudita, come l’uccisione degli esseri umani più piccoli e indefesi, quali sono gli embrioni.
    Come cristiani, tuttavia, non possiamo e non dobbiamo nasconderci, a tal riguardo, carenze e lentezze, inadempienze e contraddizioni, dovute soprattutto a una insufficiente presa di coscienza del nostro Battesimo e della conseguente missione di essere ‘sale della terra e luce del mondo’. Questo, se ci fa riconoscere peccatori davanti a Dio e agli uomini, non dev’essere motivo di scoraggiamento, ma stimolo alla conversione e al rinnovamento.

8. La Vergine Santa, che, ripiena di Spirito Santo, annunziò sui monti dell’Ebron la liberazione e la salvezza totale e integrale dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, ci liberi dai mali che ci affliggono e ci aiuti a valorizzare al massimo le grandi capacità di bene che il Signore ha profuso nella nostra gente, per poter guardare al futuro con più motivata speranza.
    A tal fine ci addita l’unica verità che non inganna, l’unica speranza che non delude, il Bambino Gesù che regge tra le braccia, e ripete a noi come ai servi di Cana: ‘Fate quello che egli vi dirà’.
    È questo il messaggio che Maria SS. di Alemanna ci rivolge mentre camminiamo sugli aspri e difficili sentieri della terra, per non dimenticare e non tradire le nostre radici cristiane e per riaccendere in noi le fiamme della fede, della speranza e della carità, sulle quali si fonda la vita e la missione del cristiano, la perenne primavera della Chiesa e a Gela, come in tutta la Sicilia, nell’Italia e nel mondo, l’incessante costruzione dell’autentica civiltà, quella della verità e della vita, dell’amore, della concordia e della pace. Amen.