Dedicazione del nuovo altare del Santuario Madonna della Milicia

Santuario Madonna della Milicia
20-11-2022

Santuario della Madonna della Milicia

Dedicazione del nuovo altare

Altavilla Milicia – 20 novembre 2022

Omelia

 

Oggi celebriamo la festa di Cristo re dell’Universo, in questo nostro Santuario Mariano di Altavilla Milicia, mentre gioiamo per il nuovo adeguamento liturgico dell’area presbiterale e per questo.

Il Vangelo odierno ci guida. Ci sintonizziamo con il cuore di quello che da sempre viene chiamato il “buon ladrone” ma che nel testo evangelico è detto “altro” (Lc 23,40: ho héteros). Gesù viene crocifisso con due malfattori. Uno dei essi lo tenta. Come nel deserto fu tentato da satana: “Non sei tu Messia, salva te stesso e noi”. Ma il “ladrone altro”, di Gesù dice che non è colpevole di nulla, non ha fatto nulla di straordinario, in senso negativo.

Eppure il “malfattore altro” dice ‘un oltre’ che supera quella stessa dichiarazione in cui riconosce il suo essere colpevole e l’innocenza di Gesù. È Significativo il fatto che interpelli Gesù chiamandolo per nome: “Gesù”. Nel Vangelo di Luca solo altre quattro volte Gesù viene chiamato per nome: due volte da demoni e due volte da malati che chiedono di essere guariti: “Abbi pietà di noi, abbi pietà di me”. Ora, in questo testo, è chiaro che il vocativo “o Gesù” non associa questo malfattore ai demoni. Questi, infatti, nel Vangelo gridano: “Cosa abbiamo in comune noi e te?”. Ma qui l’invocazione “o Gesù”, sulle labbra del “ladrone altro”, lo associa chiaramente ai malati. Egli chiede la misericordia e la vicinanza di Gesù, al quale riconosce la qualità regale, cioè la regalità dei tempi messianici che Israele aspetta per i tempi ultimi.

È questa la richiesta del malfattore: “Quando ti manifesterai come Messia, ricordati di me”. È Gesù non sa fare altro che accogliere la sua preghiera, anche se la corregge: non “alla fine dei tempi”, ma “oggi stesso sarai con me nel paradiso”, come leggiamo al verso 43.

Il paradiso è menzionato tre volte nella Bibbia e designa un giardino recintato, un parco, come per esempio nel Cantico dei cantici 4,13, dove Salomone fa l’elogio della sua amata: “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane”. Perciò Gesù rinvia il ladrone più che a un luogo dove si va, a uno stato: “vivrai la gioia di chi si unisce al Messia”, di chi come la sposa partecipa al banchetto delle nozze dell’Agnello. In breve, Gesù gli promette la vita in Dio. E non vi entrerà da solo, ma, dice Gesù: “con me”. La morte che li attende non è più morte, è una sorta di soglia di una porta che introduce nella vita divina, nell’intimità di Colui che è Vita, Dio. Per questo criminale convertito e diventato credente, la morte sarà solo un passaggio.

Nella tradizione della Chiesa a Maria è stata attribuita questa immagine tratta dal Cantico dei cantici. Luigi di Montfort scrive: «Felice, mille volte felice quaggiù, l’anima alla quale lo Spirito Santo rivela il segreto di Maria per conoscerla, ed alla quale apre questo giardino chiuso perché vi entri, questa fonte sigillata perché vi attinga e beva ad ampie sorsate le acque vive della grazia! (Il segreto di Maria, 20).

A Lei, a Maria santissima, oggi ci affidiamo, in questo suo Santuario. Ci aiuti a desiderare Dio. La vita in Dio. Il Paradiso. Già su questa terra. Maria di Nazareth anche oggi ci rimanda a suo Figlio Gesù. Seguiamo Gesù fin sotto la croce. Accogliamo la sua regalità beatifica nella nostra vita. Ed Egli ci rivelerà il mistero dell’amore misericordioso di Dio che, come ci dice Gesù stesso, è nascosto ai sapienti e agli intelligenti per essere rivelato ai piccoli (cfr. Lc 10,21).

Siamo chiamati alla piena comunione con e in Dio nel quale, come Maria e con Maria, abbiamo creduto, già qui sulla terra, uniti alla Chiesa tutta ovunque disseminata.