Festa di San Francesco di Sales

Ordine dei Giornalisti
24-01-2005

   1. anche quest anno ho la gioia di celebrare con voi e per voi, carissimi colleghi, la Messa in onore del nostro Santo Patrono, S. Francesco di Sales, in questo tempio della nostra Città che porta il suo nome: e ringrazio il carissimo parroco per l ospitalità.

    Attorno a questo altare mi piace vedere spiritualmente uniti tutti i colleghi e fare la memoria di quelli defunti, soprattutto se morti o ammazzati nell adempimento del proprio dovere. In particolare ricordiamo quest anno Don Salvatore Privitera, assistente spirituale dell UCSI, recentemente scomparso.

    Non sto a ricordare i tratti biografici del nostro Santo, d altronde a voi ben noti. Avvocato, sacerdote, vescovo, compì in ogni campo la sua missione con eccezionale senso di responsabilità, desideroso di prestare un servizio competente, generoso, disinteressato e soprattutto coraggioso nell affrontare difficoltà di ogni genere, confidando sempre nella grazia del Signore.

    Il suo ministero episcopale, infatti, come Coadiutore prima e Vescovo poi di Ginevra, non fu sottratto alla logica della croce. Incomprensioni di potenti, ostilità tenace di avversari, indifferenza di amici lo fecero molto soffrire, ma non desistere dal suo dovere, conservando sempre un ammirevole calma e una splendida serenità. E questa serenità riuscì ad infondere nei suoi molteplici scritti. Egli è per noi non solo protettore da venerare, ma anche e soprattutto modello da imitare.

2. La missione del giornalista è nobile e grande. Se correttamente svolta, offre un contributo preziosissimo alla edificazione di una società più giusta.

    Al contrario, se svolta senza preoccupazioni deontologiche e morali, può costituire un ulteriore e più pericoloso contributo allo sfascio della convivenza sociale.

    La Chiesa ha sempre avuto grande considerazione dei giornalisti, come di tutti i comunicatori.

    Sia nei documenti conciliari, soprattutto nel decreto Inter mirifica , sia nei documenti postconciliari, come ultimamente nel Direttorio della CEI, la Chiesa ha offerto preziose indicazioni per la nostra identità e per lo svolgimento della nostra missione.

    Accenno alle più importanti.

    Anzitutto la formazione. Non basta l abilità tecnica, occorre una vera e specifica formazione, sia culturale e professionale, sia deontologica e morale.

    Poiché i mezzi della comunicazione sociale sono chiamati a servire la dignità umana aiutando le persone a vivere bene ed essere attive nella società, i comunicatori devono sentire l impegno di servire l uomo.

    Tale disponibilità al servizio potrà nascere soltanto in coloro che cercano di comprendere e di amare veramente l uomo.

    Noi giornalisti sentiremo tanto più la bellezza della nostra professione, e riusciremo a renderla apportatrice di sempre nuovi benefici economici, politici, culturali, educativi e religiosi alla società, quanto più terremo presente che essa è al servizio dell uomo.

    Nostro specifico dovere è salvaguardare le finalità della comunicazione sociale, favorendo in tutti i modi il progresso umano e portando gli uomini ad avvicinarsi e a comunicare sinceramente tra di loro.

3. Da qui l irrinunciabile dimensione etica della comunicazione, dalla quale deriva non solo l esigenza obiettiva della competenza professionale, ma anche quella della responsabilità morale. Solo quando la comunicazione obbedisce a una seria disciplina morale, essa garantisce la vera libertà d informazione la quale è un diritto fondamentale per l esercizio della professione ma la carica anche di precise responsabilità. Fonte e criterio della libertà dell informazione, infatti, è la verità, e veramente libero è chi la ricerca, la raggiunge e la comunica. Chi considera vero ciò che non è vero, non è libero; chi afferma il falso, contrabbandandolo come vero non è leale: e si può non rispettare la verità sia dicendo positivamente il falso, sia dicendo solo una parte della verità, tacendo intenzionalmente l altro (Giovanni Paolo II).

    Così ancora non si può inventare un fatto che non esiste. Né si può dare per certo ciò che è solo dubbio o probabile. Né si può pubblicare ciò che non sia stato sufficientemente provato.

    Ciò esige imparzialità, per cui non si può fare selezione tra ciò che personalmente si approva e ciò che non si approva, fra ciò che riguarda un amico e ciò che riguarda un avversario: la manipolazione della notizia è un’offesa alla verità.

    Nell’acquisizione delle informazioni vanno utilizzati mezzi onesti e corretti, mai accogliendo calunnie, accuse o sospetti infondati, diffamazioni e ingiurie, e sempre rispettando l’onore e la “privacy” delle persone: rispettare gli altri è rispettare se stessi.

    Soprattutto oggi è necessario evitare il sensazionalismo, tanto più se si tiene conto che i titoli non sempre corrispondono ai testi degli articoli. E anche questa è un’offesa alla verità.

    Si ha l’impressione che si privilegino le notizie di cronaca nera, mentre si dà poco spazio alle tante espressioni di bene che non fanno notizia: si accresce così la sfiducia e si spegne lentamente la speranza.

    E’ innegabile l’influsso negativo che soprattutto sulle nuove generazioni esercita l’eccessivo risalto dato a fatti delittuosi: si innescano dei meccanismi di contagio psicologico e sociale che li moltiplica, in un processo di imitazione a catena, dalle imprevedibili conseguenze.

    La spettacolarizzazione della notizia può pagare in termini economici ma non in quelli morali e sociali.

    Il rispetto della verità esige, inoltre, il rispetto del linguaggio che non può scadere in espressioni volgari, blasfeme, scurrili, anche se oggi appaiono facilmente tollerate, permesse o addirittura accettate da un certo pubblico di lettori. Il giornalismo deve essere cattedra di elevazione e mai di degrado morale, se vuole essere scuola di autentica promozione culturale e sociale.

    A tal riguardo è sotto gli occhi di tutti l’effetto devastante del permissivismo libertario concesso alla pornografia e alla pornovisione, causa non ultima dei fenomeni aberranti, come quelli mostruosi della pedofilia. E’ il caso di dire: chi semina vento raccoglie tempesta.

    Nel messaggio dell anno scorso il Papa ha messo in evidenza quanto i media possono influire positivamente o negativamente sulla difesa o sulla distruzione della famiglia: hanno un immenso potenziale positivo per la promozione di solidi valori umani e familiari contribuendo in tal modo al rinnovamento della società, ma tanto spesso rappresentano in modo inadeguato la famiglia e la vita familiare, quando l infedeltà coniugale, l attività sessuale fuori del matrimonio e l assenza di una visione spirituale e morale del contratto matrimoniale sono ritratti in modo acritico4. Il rispetto della verità, infine, esige il rispetto della propria libertà, la quale, come non si lascia blandire dalle promesse, così non cede alle minacce e ai ricatti. La corruzione o la ricerca di interessi e di vantaggi personali impediscono la ricerca e la comunicazione obiettiva della verità.

    L’indipendenza dei giornalisti da ogni pressione esterna, particolarmente di fronte ai partiti e alle ideologie, e, soprattutto, di fronte ai potenti, è manifestazione di autentica libertà. Vale anche in questo senso l’affermazione del Signore: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

    Tale indipendenza si manifesta tanto più necessaria quanto più si fa strada il preoccupante fenomeno della concentrazione dei mezzi di comunicazione nelle mani di poche imprese editoriali a scapito del pluralismo informativo e della stampa locale.

6. Messo a servizio della verità il giornalismo è un potentissimo mezzo di cultura, di formazione e di evangelizzazione.

    Lo ricordava il Papa nella enciclica Redemptoris Missio (n. 37), dove ha definito i mezzi della comunicazione “il nuovo areopago del tempo moderno… che sta unificando l’umanità”, essendo per molti il principale strumento informativo e formativo con funzione di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari e sociali.

    Per questo ha auspicato lo stesso Pontefice nel discorso del Giubileo dei giornalisti, la Chiesa e i Media devono camminare insieme nel rendere il loro servizio alla famiglia umana .

    E quanto auspico anch io riguardo alla Chiesa di Palermo, disposta ad ogni forma di collaborazione. Mentre vi ringrazio per la vostra partecipazione, invoco dal Signore su di voi, sul vostro lavoro e sulle vostre famiglie ogni bene.