Festino di Santa Rosalia – Discorso alla Città

Palermo, piazza Marina
15-07-2010

    1. ‘Fiore freschissimo, o Rosalia, accogli il palpito del nostro amor!‘. Così, fratelli e sorelle carissimi, abbiamo cantato in onore della Santuzza. Abbiamo portato le sue reliquie in processione, fin qui. E così le abbiamo espresso il desiderio che lei possa accogliere il nostro affettuoso omaggio e la nostra devozione filiale.
    Questa piazza, così gremita di gente, popolata di volti diversi e di storie tutte uniche e irripetibili, questa piazza dà plasticamente il senso di quanto abbiamo cantato: ‘il palpito del nostro amor‘. Durante il percorso esso si è espresso nella preghiera e nella gioia, e ora diventa un abbraccio sincero e caloroso, l’abbraccio del popolo palermitano alla sua Santuzza, il popolo che si unisce nel gridare con devozione: ‘Viva Palermo e Santa Rosalia!’

    2. La discesa dell’Urna Argentea delle reliquie della vergine eremita per l’antico Cassaro, come ad attraversare la Città, ha tutto il sapore di un’incontro: Palermo accoglie Rosalia, e Rosalia passa in mezzo alla sua gente. Nel gridare al passaggio: ‘Viva Palermo e Santa Rosalia!‘ ricordiamo così che il nome di Rosalia è legato a quello della Città di Palermo e dei suoi cittadini: ricordiamo una unione forte fra la Santuzza e suoi figli.
    Questa unione che stasera veniamo a suggellare nella tradizionale sosta a Piazza Marina ci dà la possibilità di rivedere la nostra devozione alla Patrona: cosa può dirci Rosalia del nostro essere cristiani? Siamo ‘ per così dire ‘ chiamati a fare un controllo della ‘temperatura’ della nostra fede, una fede che non può limitarsi ai soli segni esterni, per quanto gioiosi e ricchi di tradizione.
    Nella nostra fede, carissimi fratelli e sorelle, ogni pratica esteriore ha diritto di cittadinanza nella misura in cui esprime una scelta di vita cristiana coerente con i Comandamenti di Dio.
    Il passaggio dell’Urna della Santuzza per le vie della nostra Città, è in realtà il passaggio della sua testimonianza di santità, della sua vita pienamente aderente al Vangelo di Cristo. Una vita che, in primo luogo, si è alimentata della volontà decisa di allontanarsi dal peccato e dagli oscuri compromessi col male.
    Stasera che così numerosi ci stringiamo attorno alla nostra Santa Patrona, ci chiediamo: abbiamo chiaro che essere cristiani significa essere determinati nella lotta contro il peccato?
    Sappiamo impegnarci a dire dei ‘no’ alle logiche di sopraffazione, di ingiustizia, di illegalità, di violenza che nella nostra società ci vengono proposte come le uniche vincenti?
    Sappiamo riconoscere il peccato e i suoi tranelli che spesso si camuffano come cose apparentemente buone da seguire? Siamo consapevoli che il giorno del Battesimo abbiamo fatto per tutta la vita una rinuncia al male, alle seduzioni del mondo e ai compromessi con gli egoismi e con la malvagità?

    3. Il peccato, da cui Rosalia prese nettamente distanza, è ‘ per dirla con San Paolo ‘ quella vera ‘spazzatura’ che rende sudicia e meschina la nostra esistenza, che ci allontana da Dio e ci pone in urto con i nostri fratelli. Il peccato deturpa l’uomo, e ne abbassa la dignità, la ferisce e la blocca.
    Il degrado morale che ogni giorno le notizie dei mezzi di comunicazione ci mostrano sempre più insistentemente, non è forse frutto marcio del peccato e delle sue ferite?
    Rosalia, che rompe con le logiche di potere effimero del palazzo nobiliare, che si allontana dai compromessi di una vita fatta di apparenza e mondanità, abbraccia Dio con tutto il suo cuore e fa della sua esistenza una vita coerente con i Comandamenti. Si ritira in solitudine per vivere meglio questo sposalizio amoroso con il suo Signore. A noi non chiede di scegliere l’eremo, come lei visse, ma di scegliere Dio, come fece.

    4. La chiamiamo ‘Santuzza’. Con quel modo tutto nostro di usare il vezzeggiativo come segno di affettuosa vicinanza. Rosalia, con la sua santità vissuta nella semplicità e nella quotidianità, è molto vicina a noi per indicarci il cammino della vita cristiana! Una strada che indica a tutte e singole le componenti sociali della nostra Città di Palermo.
    Una strada che la Chiesa, con la mediazione autorevole del suo Magistero, non cessa di indicare a tutti, come vocazione più autentica e fondamentale dell’uomo.
    È quanto il Santo Padre Benedetto XVI, nell’incontro con i giovani durante la sua recente visita pastorale a Sulmona, ha ribadito con forza: ‘Lasciatevi conquistare totalmente da Cristo! Mettetevi anche voi, con decisione, sulla strada della santità, cioè dall’essere in contatto, in conformità con Dio, ‘ strada che è aperta a tutti ‘ perché questo vi farà diventare anche più creativi nel cercare soluzioni ai problemi che incontrate, e nel cercarle insieme!’ (Discorso ai giovani, Cattedrale di Sulmona, 4 luglio 2010).
    Mi piace che in questa piazza, dinanzi ai resti mortali della Santuzza, riecheggi forte la voce del Papa, che ‘ come certo saprete ‘ la nostra Città si prepara ad ascoltare ancora una volta il prossimo 3 ottobre quando tutti siamo convocati ad accoglierlo numerosi per dimostrargli il nostro affetto e la nostra filiale devozione, per stringerci attorno a lui ed essere confermati nella nostra fede cattolica, nel cammino ereditato dai nostri padri, quello che abbiamo il dovere di trasmettere alle nuove generazioni, senza tradire le nostre origini.
    Siamo certi che, come sempre, il Successore di Pietro ci spronerà ad un autentico impegno per la santità, e abbraccerà di vero cuore Palermo e la Sicilia. Per questo, dopo la doverosa pausa estiva, ci daremo appuntamento tutti per mostrare al Santo Padre il vero volto della Palermo che intende costruire il Regno di Dio in mezzo agli uomini, e che intende farlo con generoso impegno di conversione di ciascuno di noi. Questo siamo chiamati a dimostrare al Papa! Santità, la attendiamo con gioia e trepidazione!

    5. Carissimi fratelli e sorelle, ci interroghiamo tutti circa la qualità della nostra vita. Ma è necessario anche riflettere sul collegamento tra qualità di vita e santità di vita.
    Il rapporto personale con Dio, che Rosalia ricercò sempre e in modo assai concreto, può dare le risposte più autentiche ai grandi interrogativi della nostra esistenza. ‘La fede e la preghiera ‘ è sempre il Santo Padre che parla ‘ non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con la luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace‘ (Discorso ai giovani, Cattedrale di Sulmona, 4 luglio 2010).
    Diciamocelo francamente! Non serve dirsi cristiani solo perché si compie di tanto in tanto qualche gesto di devozione esteriore che lascia tranquilla la coscienza senza interpellarla veramente.
    Non serve dirsi cristiani per l’appartenenza formale a questo o a quel gruppo, se poi di fatto le nostre scelte di ogni giorno non sono orientate dal Vangelo. E parlo concretamente del nostro modo di pensare, di parlare, di agire, in famiglia, per la strada, negli ambienti di lavoro, in chiesa.
    Oggi più che mai non serve a nessuno un cristianesimo ‘annacquato’! Spesso alla fede cristiana si rimprovera che nulla avrebbe da dire al mondo di oggi! Ma ‘ interroghiamoci seriamente ‘ è la fede cristiana che nulla ha da dire alla nostra società, o piuttosto la nostra mediocre testimonianza ‘ specie di quanti si dicono ‘praticanti’ ‘ che non dice nulla all’uomo di oggi?
    Noi che siamo chiamati a far risplendere davanti agli uomini la luce delle opere buone, del bene che vince il male, mostriamo davvero la bellezza della vita toccata dall’azione di Dio? O per il timore di andare controcorrente rimaniamo fermi nella nostra tiepidezza?

    6. Noi possiamo pure individuare ‘ e ne abbiamo tutto il diritto ‘ le inadempienze, i limiti e le responsabilità di coloro che amministrano la cosa pubblica, che sono preposti a promuovere e servire il bene comune.
    Noi possiamo pure vedere ‘ come si fa a chiudere gli occhi su questo? ‘ l’immobilismo politico e amministrativo delle Istituzioni, nei confronti delle quali purtroppo, continua a crescere il malcontento popolare e ‘ pericolosamente ‘ un clima di rabbia e di aggressività.
    Ma, carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo avere l’onestà di guardare a 360 gradi la realtà, cominciando da noi stessi. È inammissibile ‘ dal punto di vista cittadino e cristiano ‘ delegare sempre ad altri la responsabilità del bene da farsi, come se questo non ci toccasse in prima persona, a livello del singolo come dell’intera società.
    Non possiamo invocare il cambiamento della realtà che ci circonda senza prima esserci impegnati a cambiare noi stessi, con le nostre scelte e le nostre prospettive.
    Per questo, con ragione, il Servo di Dio don Pino Puglisi poneva continuamente la provocazione: ‘se ognuno fa qualcosa”
    Una sempre più crescente perdita di valori a tutti i livelli, deve interpellarci. Un pestilenziale processo di scristianizzazione ‘ sul quale il Sommo Pontefice si è a lungo soffermato più volte ‘ vorrebbe eliminare Dio da tutti gli ambiti vitali della nostra società, relegandolo nelle scelte personali e private che poco o nulla hanno a che vedere con il mondo che ci circonda.
    Si afferma che Dio potrebbe anche avere qualcosa da dire alla coscienza del singolo e che la religiosità personale può far crescere l’uomo. Ma la fede non avrebbe niente a che vedere con la società da costruire. Non avrebbe niente a che vedere nemmeno con questa Palermo da sanare e purificare. Ma come possiamo, noi cristiani, gettare la spugna? Come possiamo arrenderci dinanzi a certi ragionamenti che fanno della nostra fede un anestetico personale? Come possiamo pensare che un vero cristiano sia cristiano solo quando sta in chiesa o quando tratta le sue cose private? Un cristiano è e deve essere cristiano sempre, a testa alta, nel privato come nel pubblico! Non può defilarsi né delegare: ha la missione ‘ è questo il vero ‘onore’! ‘ di operare il bene nella realtà in cui vive!
    La nostra fede non è privatistica! Il cuore nuovo, di carne, che Dio vuole donare ad ognuno di noi è il vero principio che deve impegnarci nella costruzione del Regno di Dio in mezzo agli uomini, un Regno che fermenta solo se è presente il lievito di ognuno, quella risposta che tutti siamo chiamati a dare ciascuno nel proprio ambito.

    7. Stasera, o Rosalia, guarda la tua Palermo!
    Guarda la tua Città!
    Guarda chi ‘ avversato dall’ingiustizia ‘ è preda dello scoraggiamento! Guarda gli ammalati e i sofferenti nel corpo e nello spirito, gli emarginati e gli esclusi, i poveri, i disoccupati, i senza tetto e i carcerati!
    Guarda gli Amministratori, le strutture di servizio con tutte le loro carenze! Guarda la comunità ecclesiale con tutte le sue lentezze e le sue infedeltà.
    Guarda, Rosalia!
    Non più dal Monte Pellegrino dove abitasti nella solitudine e nell’amore di Dio, né da questa piazza ove ormai sono presenti tra noi solo le tue sacre spoglie.
    Guardaci da lassù, Santuzza che prendi il nome dai fiori e profumi di Cielo, e presentaci al tuo Sposo, il Signore Gesù, perché ciascuno possa sentire sua ‘ sua! ‘ la missione di far rinascere questa Città, attraverso un impegno di conversione autentica e di civile responsabilità.
    Guardaci, Santuzza!
    Guardaci e ancora una volta ascolta il grido di tutti noi che ti invochiamo Patrona, Avvocata, Protettrice:
    Viva Palermo Viva Santa Rosalia!