Festino di Santa Rosalia

Pontificale in Cattedrale
15-07-2006

    Venerati Confratelli
    Onorevoli Autorità
    Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.

1. La parola di Dio che abbiamo ascoltato ha richiamato la nostra attenzione sul duplice modo di esprimere e di vivere l’unico mistero dell’Alleanza di Dio con il suo popolo: la verginità e il matrimonio.
    All’amore coniugale è rivolto l’anelito della sposa del Cantico dei Cantici, che nella interpretazione mistica della Chiesa è anche l’espressione più alta del suo amore verginale per Cristo suo sposo, come ha ricordato S. Paolo nella seconda lettura.
    All’amore verginale nel contesto di una festa nuziale ha fatto riferimento la parabola evangelica delle vergini, come segno profetico della Chiesa, che lungo il corso dei secoli attende con fedeltà e vigilanza la venuta del Signore, suo sposo.
    E in realtà, come si esprimeva il servo di Dio Giovanni Paolo II, ‘la verginità e il celibato per il Regno di Dio non solo non contraddicono alla dignità del matrimonio, ma la presuppongono e la confermano. Quando non si ha stima del matrimonio, non può esistere neppure la verginità consacrata; quando la sessualità umana non è ritenuta un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il regno dei Cieli’ (FC, 16).

2. Come testimonianza dell’attesa del banchetto definitivo ed eterno del Regno dei cieli, prefigurato nella parabola evangelica, la verginità tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione, da ogni impoverimento e da ogni banalizzazione.
    Non c’è, perciò, da meravigliarsi se S. Rosalia col fulgore della sua verginità ci inviti a riscoprire e a mettere in atto il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, che in esso ha l’unico fondamento. E questo anche per due ragioni contingenti.
    Matrimonio e famiglia hanno costituito l’oggetto preferenziale della riflessione, della preghiera e dell’azione della nostra Chiesa palermitana nel presente anno pastorale.
    Domenica scorsa a Valencia (Spagna) il Papa Benedetto XVI ha concluso il V Incontro Mondiale delle Famiglie su un tema di vivissima attualità: la famiglia come luogo della trasmissione della fede. Il Papa, che ha definito la famiglia ‘un bene necessario per i popoli, un fondamento indispensabile per la società, un grande tesoro degli sposi durante tutta la vita, un bene insostituibile per i figli che devono essere frutto dell’amore, della donazione totale e generosa dei genitori’, ha affermato: ‘Proclamare la verità integrale della famiglia, fondata nel matrimonio come Chiesa domestica e santuario della vita, è una grande responsabilità di tutti’.

3. È quanto la nostra Chiesa di Palermo ha inteso proporre col Direttorio Diocesano di Pastorale familiare, ‘Parrocchia missionaria a partire dalla famiglia’.
    In esso abbiamo riconosciuto che le rapide e profonde trasformazioni che a livello strutturale e culturale, religioso e morale, investono la famiglia, caratterizzano anche il nostro contesto palermitano.
    Abbiamo lodato il Signore per i valori e gli aspetti positivi che vanno riconosciuti e valorizzati, come il persistente e generalizzato attaccamento alla famiglia. Ma non ci siamo nascosti gli elementi problematici e negativi, come la scarsa consistenza cristiana delle nostre famiglie che ne compromette abbastanza precocemente la stabilità: anche da noi aumenta il numero delle separazioni, dei divorzi, dei fallimenti matrimoniali.
    Abbiamo individuato anche la risposta della pastorale: ‘una nuova evangelizzazione del matrimonio’, che ne illustri il carattere di istituzione naturale voluta da Dio Creatore ed elevata da Gesù Cristo alla dignità di sacramento; ma anche ‘una nuova evangelizzazione della famiglia’ fondata sul matrimonio indissolubile di un uomo e di una donna, che ne faccia emergere la chiamata a realizzarsi come comunione di persone, come comunità di vita e di amore, come segno e immagine della comunione trinitaria, e a manifestare, in quanto chiesa domestica posta nel cuore della società e sua cellula fondamentale, la missione stessa della Chiesa nel mondo.
    Abbiamo ribadito la necessità di attuare in tutte le parrocchie una catechesi rivolta in tutte le sue forme a tutte le categorie e condizioni delle persone, dai fanciulli ai giovani, dagli adulti agli anziani.
    Abbiamo preso atto che il primo luogo della nuova evangelizzazione resta la famiglia. Lo ha ricordato anche il Papa a Valencia: ‘La famiglia cristiana è chiamata chiesa domestica, perché manifesta e attua la natura comunionale e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede si figli’.
    D’altra parte, anche a livello naturale, la famiglia è l’ambito insostituibile, dove l’uomo può nascere con dignità, crescere con serenità e svilupparsi in modo armonioso e integrale.

4. Comunità di grazia e di preghiera, la famiglia è il santuario domestico della Chiesa, chiamata a santificarsi e a santificare la comunità ecclesiale e il mondo’ (FC, 53), nelle ordinarie condizioni della vita coniugale e familiare.
    Essa è luogo primario della preghiera, del dialogo orante con Dio, nello stile fiducioso e umile espresso dal salmista nel salmo responsoriale: ‘O Dio tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco. Di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senz’acqua’. È stato, questo, lo stile della preghiera della nostra Santuzza, soprattutto nel silenzio del Montepellegrino, a contatto diretto con Dio.
    Fatta insieme, marito e moglie, genitori e figli, la preghiera ha il suo contenuto originale nella stessa vita di famiglia e soprattutto segna i momenti di gioia e di dolore: le nascite, i compleanni, gli anniversari sacramentali, le partenze e gli arrivi, le scelte importanti e le grandi decisioni, le malattie e la morte.
    Ma è soprattutto dalla partecipazione alla Messa domenicale che la famiglia trae la grazia e la forza di vivere nella carità, nella concordia e nell’unità, così come è nel sacramento della Riconciliazione che il Signore ricompone ogni lacerazione prodotta nella famiglia dal peccato.

5. Scuola delle virtù umane e cristiane, la famiglia è il luogo del primo annuncio della fede ai figli.
    I genitori, infatti, partecipi della paternità e maternità divina, sono per i figli i primi responsabili della educazione cristiana e i primi annunciatori della fede. La testimoniano anzitutto con la loro esemplare condotta di vita, ma anche con il puntuale accompagnamento dei figli nel cammino della preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana.
    Non manchi, pertanto, in ogni famiglia la Sacra Bibbia e si trovi il tempo per leggerla in comune, genitori e figli, possibilmente ogni giorno.
    Non manchino nella casa alcuni segni visibili della fede, tra cui in primo luogo il Crocifisso, e i gesti che concretamente la esprimono, come il segno della croce, la preghiera prima e dopo i pasti, l’aiuto reciproco della carità e quello prestato al suo esterno, da vivere in ogni caso con gioiosa e intelligente fedeltà.

6. La famiglia, infatti, è a servizio dell’uomo e della società, anzitutto come culla della vita attraverso la procreazione e l’educazione dei figli, in collaborazione con Dio e come espressione di una paternità e di una maternità veramente responsabili.
    Non si chiuda in se stessa, la famiglia, ma si apra alla necessità delle altre famiglie e della società, annunciando così l’amore di Dio secondo i dinamismi propri dell’amore coniugale e familiare, e testimoniandolo nelle forme molteplici della condivisione e della solidarietà, come l’affido, l’adozione e l’ospitalità.
    È la famiglia, infatti, il luogo primario e privilegiato nel quale i figli imparano ad amare Dio e il prossimo anzitutto attraverso l’esperienza di essere amati dai loro genitori e la testimonianza rasserenante e gioiosa del loro reciproco amore, che il sacramento del matrimonio ha elevato a segno e partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo per la Chiesa.
    L’amore della famiglia si estende a tutti, ma in modo particolare ai più piccoli per i quali massimo deve essere il rispetto, ai giovani che non possono essere abbandonati a se stessi, agli anziani che mai vanno esclusi dall’ambito familiare, agli ammalati, soprattutto se cronici o terminali, più bisognosi di cura e di assistenza.

7. Concludo, facendo mio l’appello di Papa Benedetto XVI: ‘Riconoscere e aiutare questa istituzione (la famiglia) è uno dei più importanti servizi che si possono rendere oggi al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e della società, così come la migliore garanzia per assicurare la dignità, l’uguaglianza e la vera libertà della persona umana’.
    È quanto si attende da tutti noi S. Rosalia per il migliore futuro della sua Palermo, giacché l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia.
    È quanto chiediamo al Signore in questa celebrazione eucaristica in suo onore per l’intercessione di Maria, madre e modello di ogni famiglia cristiana. Amen.