Inaugurazione Anno Accademico della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia

Chiesa S. Maria in Monte Oliveto ' Badia Nuova
18-10-2010

    1. Abbiamo ancora il cuore colmo di gioia per la visita del Santo Padre, successore dell’apostolo Pietro, venuto a confermare la nostra fede nel Cristo Figlio del Dio vivente.
Egli ci ha incoraggiati a testimoniare con chiarezza i valori cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia della nostra isola.
    Ci ha esortati a crescere nella fede che rende possibile anche quello che appare umanamente impossibile, restando sempre in relazione intima con il Signore.
    Abbiamo vibrato alle sue parole: ‘Popolo di Sicilia, guarda con speranza il tuo il tuo futuro, fa’ emergere in tutta la sua luce il bene che vuoi, che cerchi e che hai. Vivi con coraggio i valori del vangelo per far risplendere la luce del bene’.
Con questa gioia, con questa fierezza e con questa speranza inauguriamo oggi con la celebrazione della santa eucaristia, il nuovo anno accademico della Facoltà Teologica.
    Abbiamo cantato nel Salmo: Ascolterò che cosa dice Dio il Signore: egli annuncia la pace; giustizia e pace si baceranno, la verità germoglierà dalla terra, la giustizia si affaccerà dal cielo.
    Queste parole non esprimono soltanto l’atteggiamento con il quale stiamo celebrando l’eucaristia, ma manifestano anche i propositi e le speranze con cui iniziamo l’anno di lavoro, di studio e di ricerca che ci attende.
    E di pace e di verità ci parlano le letture ascoltate.
    L’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini ci dice che Cristo Gesù con il sangue della sua croce ha abbattuto il muro di separazione che opponeva giudei e pagani, le due parti in cui allora era schematicamente divisa l’umanità. Sicché, ormai, tutti coloro che credono in Cristo, a qualunque popolo e cultura appartengano, costituiscono un solo corpo, un solo edificio, che ha Cristo come pietra angolare, è edificato sul fondamento dei profeti e degli apostoli e cementato dallo Spirito Santo: sono concittadini dei santi, i patriarchi dell’antica alleanza, formano un solo tempio nel quale Dio abita, si manifesta e opera.
    Per questo dobbiamo essere riconoscenti al Signore, che gratuitamente ci ha chiamati, ci ha fatto dono della fede e ci ha fatto conoscere la sua verità, ci ha resi pietre vive di questo edificio santo, membra di questo corpo.
    Questo tempio, questo edificio, infatti, siamo noi, Chiesa santa di Dio.
    Essa deve essere casa aperta nella quale tutti gli uomini devono poter entrare sentendosi a casa propria, non più ospiti e forestieri, ma membri della famiglia di Dio e della comunione dei santi.
    Questo è l’annuncio che i discepoli di Cristo devono essere pronti a portare a tutti gli uomini, sempre svegli, attenti a tutti gli spazi che lo Spirito di Dio apre nei solchi della storia, e ai segni de tempi che egli non cessa di far germogliare, pronti a intraprendere le nuove strade egli traccia dinanzi a noi e a rispondere a chi chiede ragione della speranza che è in noi.
    Questa formazione culturale e teologica è quanto mai urgente nel nostro tempo.
    Infatti, come il Santo Padre ricordava proprio otto giorni fa nel Motu proprio Ubicumque et semper con cui ha istituito il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, le trasformazioni sociali alle quali abbiamo assistito negli ultimi decenni hanno profondamente modificato la percezione del nostro mondo.
    Pensiamo ai giganteschi progressi della scienza e della tecnica, all’ampliarsi delle possibilità di vita e degli spazi di libertà individuale, ai profondi cambiamenti in campo economico, al processo di mescolamento di etnie e di culture causato dai fenomeni migratori, alla crescente interdipendenza tra i popoli.

    In questo progresso certamente l’umanità ha conosciuto innegabili benefici e trasformazioni e la Chiesa ha ricevuto ulteriori stimoli per rendere ragione della speranza che porta.
    Nel contempo si è verificata, però, in molti paesi una volta profondamente cristiani, una preoccupante perdita del senso del sacro, giungendo a porre in questione quei fondamenti che apparivano indiscutibili, come la fede in un Dio creatore e provvidente, la rivelazione di Gesù Cristo unico salvatore e la comune comprensione delle esperienze fondamentali dell’uomo quali il nascere, il morire, il vivere in famiglia, il riferimento ad una legge morale naturale.
    La conseguenza è il deserto interiore che nasce là dove l’uomo, volendosi unico artefice del proprio destino, si trova privo di ciò che costituisce il fondamento di tutte le cose.
A questa umanità e a questo tempo la Chiesa, noi, abbiamo il dovere di annunciare in maniera comprensibile e credibile il vangelo di Cristo e il progetto di Dio.

    Per questo, vale per tutti noi, e particolarmente per voi, carissimi docenti e studenti, l’esortazione che il santo Padre lo scorso tre ottobre, nella cattedrale, rivolgeva ai seminaristi, a prepararvi alla missione di annunciare il vangelo con una solida formazione umana, spirituale teologica e culturale.
    Questo appello, carissimi, faccio mio trasformandolo in preghiera.
    Ci illumini il Signore con la luce del suo Spirito. E tutti ci guidi con la sua materna intercessione la Vergine Madre di Dio, Sede della sapienza e Odigitria, indicatrice della via che è Cristo Signore. A lui, insieme al Padre e allo Spirito Santo la gloria nei secoli. Amen.