Mercoledì delle Ceneri

OMELIA DI MONS. PAOLO ROMEO ARCIVESCOVO DI PALERMO
06-02-2008

    Miei cari fratelli e sorelle nel Signore!

    ‘Convertitevi e credete al Vangelo’. Questo il pressante e preciso invito con il quale la Chiesa ci introduce al cammino della Quaresima.

    La liturgia oggi ci offre molti spunti di riflessione, chiedendoci insistentemente di fare una verifica della nostra vita, dei nostri comportamenti, di ciò che riteniamo come importante e di ciò che non riteniamo importante, per vedere se davvero stiamo camminando sulle orme tracciate dal Signore. E’ un momento in cui la misericordia del Signore è come se ci toccasse la spalla e ci dicesse: ‘scusa, dove stai andando?’

    Nella prima lettura abbiamo ascoltato l’accorato appello di Dio: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura. Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione?’ Il Signore ci chiede di tornare a Lui, quasi implorandoci, come un padre che sa qual è il bene dei suoi figli e vede che essi se ne allontanano. Prova dolore per i figli che non si pentono, che non Lo riconoscono e vuole aiutarli a ritrovare la via.

    Ognuno di noi sa di aver commesso errori nella propria vita, di aver peccato, di aver preferito tutto quanto di effimero la cultura dominante ci presenta come se fosse vero, reale, più reale di Colui che ci ha creato e che ci crea in ogni istante, in questo istante. Chi si rende conto di questo, come prima cosa domanda, come colui che ha scritto il salmo che abbiamo ascoltato: ‘Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode’. Se riconosciamo il nostro male, se riconosciamo di esserci allontanati dal Signore, e con abbandono filiale chiediamo il Suo perdono e la Sua misericordia, Egli ci cambia il cuore e ci ridona la sua amicizia, la sua grazia. Dio non attende altro da noi, attende solo che lo riconosciamo come il Signore della nostra vita, dalla quale la nostra vita dipende.

    Non gettiamo via questa possibilità, questo dono che la misericordia di Dio ci offre anche quest’anno. Questo è il richiamo della seconda lettura ‘ ‘Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio’ Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso”. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!’

    Il brano del Vangelo, ci chiede di non fermarci alla superficie delle cose che vediamo e che tocchiamo, ma ci propone di andare fino in fondo, fino al significato di tutto quello che ci piace, che abbiamo tra le mani e che vogliamo possedere, perché al fondo di tutte le cose c’è lui, Colui che le ha create e che ce le ha date.

    Il Signore guarda al cuore di ogni uomo ed al suo vero desiderio di cambiamento. Attenzione, non guarda alla capacità dell’uomo di cambiarsi da solo, sa che non ne siamo capaci, che non possiamo cambiare grazie ad un nostro sforzo. Allora, da che cosa si vede che il desiderio è vero? Dal fatto che cerchiamo tutte le vie per realizzarlo. Anche qui ci viene incontro il Signore, indicandoci la via. Dobbiamo solo essere docili al Suo amore.

    La via che ci indica per riprendere in mano la nostra vita, per non lasciare che essa scivoli nel nulla, nella vacuità, nel cinismo e nel nichilismo è fatta di suggerimenti concreti: l’elemosina, la preghiera ed il digiuno.

    L’elemosina è stata trattata ampiamente dal Santo Padre Benedetto XVI nel messaggio che ha scritto per questa Quaresima e, pertanto, vi invito a leggerlo ed a meditarlo personalmente e comunitariamente. Segnalo solo alcuni aspetti sottolineati da Sua Santità: la pratica dell’elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni. Quanto sia forte la suggestione delle ricchezze materiali, e quanto netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù in maniera perentoria: ‘Non potete servire a Dio e al denaro’ (Lc 16,13). L’elemosina ci aiuta a vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo. A questo mirano le collette speciali a favore dei poveri, che in Quaresima vengono promosse in molte parti del mondo. In tal modo, alla purificazione interiore si aggiunge un gesto di comunione ecclesiale, secondo quanto avveniva già nella Chiesa primitiva. San Paolo ne parla nelle sue Lettere a proposito della colletta a favore della comunità di Gerusalemme (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15,25-27)’
L’elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un’espressione concreta della carità, virtù teologale che esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso per noi. Come non ringraziare Dio per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà? A ben poco serve donare i propri beni agli altri, se per questo il cuore si gonfia di vanagloria: ecco perché non cerca un riconoscimento umano per le opere di misericordia che compie chi sa che Dio ‘vede nel segreto’ e nel segreto ricompenserà.

    La preghiera è riconoscere che dipendiamo da Dio, che tutto ci viene da Lui, che tutto ciò che siamo e ciò che abbiamo proviene da Dio. Come un bambino piccolo che istintivamente sa che tutto dipende dalla mamma e dal papà, ed allora li cerca, li domanda, è confortato e rassicurato dalla loro presenza. Così, con la preghiera ci affidiamo interamente nelle Sue mani da cui attendiamo il compimento della nostra vita e dunque la felicità. La preghiera è il gesto più semplice che ogni fedele può compiere in qualunque situazione si trovi, qualunque sia il suo stato d’animo, perché pregare non è la recita, a volte purtroppo anche distratta di formule, ma è pensare a Dio con amore. Sia nella gioia, che nel dolore, nella sofferenza, è possibile invocare il Signore ed Egli, che non manca mai di ascoltare la preghiera delle sue creature, non tarda a rispondere. Ecco, il tempo della Quaresima ci è riproposto come momento per riscoprire la preghiera, di riscoprire che Dio è un padre buono che ascolta le nostre richieste e le compie.

    Il digiuno non è uno sterile rinunciare a dei cibi, a degli alimenti e non nasce da motivi estetici. L’uomo ha bisogno di scoprire come molte delle cose che ritiene necessarie, in realtà non lo siano. Si tratta di una purificazione, di una liberazione da tutto ciò che lo tiene legato a sé e dunque lontano dal Signore, rendendolo schiavo delle proprie voglie e del proprio gusto. Rinunciare a qualche cosa rende più capaci di rinunciare al male, rende forti di fronte alla tentazione. Ma è anche una dichiarazione di amore a Dio, è un modo per dirgli che in fondo ciò che davvero ci preme è stare con lui, che tutto il resto è necessario, ma non indispensabile e, comunque, di secondo ordine rispetto al Suo amore.

    Tutto ciò è possibile se per noi Dio non è un’entità astratta, ma è il Sommo essere che ci vuole bene, che ci ama come un Padre e che desidera essere riamato dai figli. Perché allora non è sempre così facile per noi arrenderci, cedere al Suo amore? Perché pensiamo di perdere qualcosa, la nostra autonomia, il nostro individualismo, il nostro amor proprio. Ma è lui che ci ha creati liberi! Com’è possibile che sia Lui a toglierci la libertà?

    Permettete, cari fratelli e sorelle che, per concludere, dica una parola sul rito delle ceneri che ci apprestiamo a celebrare. Esso ha un significato simbolico, accresciuto dalle parole che verranno pronunciate: polvere sei e polvere ritornerai. La cenere infatti indica che tutto passa, anche noi stessi, che la nostra stessa vita è precaria ed uno solo rimane: Cristo, che ha vinto la morte. E’ lui dunque che dobbiamo cercare per avere la vita eterna. La Chiesa quindi, con questo gesto, ci invita a non attaccarci alle cose passeggere, a non accumulare beni terreni, ma ad accumulare tesori in cielo, attraverso proprio l’elemosina, la preghiera ed il digiuno. Solo così, con il nostro bagaglio di bene che avremo compiuto, potremo andare di fronte al Giudice della vita e della morte ed essere trovati degni di godere della bellezza del Suo volto.

    Dunque cari fratelli e sorelle, tutti membri del Popolo di Dio pellegrino sulla terra, sosteniamoci vicendevolmente in questo cammino quaresimale, penitenziale, per poter pienamente gioire della vittoria di Cristo sul male e sul peccato nostro e del mondo intero.