Messa di Capodanno

Palazzo delle Acquile
01-01-2005
MESSA DI CAPODANNO
PALAZZO DELLE AQUILE
1 GENNAIO 2005

1. Ha inizio oggi un nuovo anno, il 2005. Ha inizio in un momento triste dell’umanità per la tragedia senza precedenti del maremoto che ha provocato nel Sud Est asiatico distruzione e morte. Una sciagura immane. Non si contano più i morti, in gran parte bambini, e sono centinaia di migliaia i dispersi. Sono oltre 5.000.000 i sopravvissuti, che sono rimasti privi di tutto, perfino dell’acqua. Popolazioni intere sono esposte ai rischi di epidemie senza proporzioni, più minacciose dello stesso cataclisma. Anche la nostra Nazione piange i suoi morti e le centinaia di dispersi.
    Tutte le vittime, senza distinzioni, come senza distinzioni sono state inghiottite dalla melma e dal mare, intendiamo suffragare in questa celebrazione, mentre invochiamo dal Signore sopravvivenza, conforto, serenità e futuro per i superstiti.
    Un Capodanno, dunque, pieno di sofferenze e di lutti. Sembra perciò difficile poterci scambiare gioiosamente gli auguri tradizionali.
    Eppure anche quest’anno risuona dal cuore della Liturgia l’augurio che Dio stesso ci rivolge in ogni Capodanno con le parole dettate ad Aronne attraverso il fratello Mosè: ‘Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti dia pace’.
    È la benedizione di Dio, Autore della vita e Signore della storia, che ci viene donata attraverso il suo Figlio, il ‘Principe della pace’. Lo ha mandato ‘nella pienezza del tempo’, come ci ha ricordato S. Paolo nella seconda lettura, per renderci suoi figli adottivi, per cui anche noi possiamo chiamare Dio col nome tenerissimo di ‘Abbà’, papà mio, col quale solo Gesù poteva invocarlo.     È lui il nome nuovo della pace. È lui la nostra pace. È lui la nostra speranza, perché è l’unico Salvatore dell’umanità ieri, oggi e sempre.

2. Generatrice e mediatrice di questo dono è Maria, la donna dalla quale è nato, secondo l’umana natura, il Principe della pace, generato sin dall’eternità dal Padre secondo la natura divina.
Giornata eminentemente mariana, dedicata a Maria ‘Madre di Dio’, quella odierna ci fa contemplare la Vergine Madre nella meditazione silenziosa del frutto della sua fecondità verginale: il suo Bimbo divino deposto nella mangiatoia e visitato dai semplici pastori, che riconoscono in lui il segno della salvezza e della pace indicato e cantato dagli Angeli.
    All’inizio del nuovo anno, dopo il chiasso che solitamente accompagna la fine di quello precedente, ma quest’anno in realtà lodevolmente più contenuto, il silenzio di Maria è un invito a riscoprire nella meditazione e nella preghiera le ragioni dell’esistenza, il senso della vita, l’impegno della missione che ciascuno di noi è chiamato a compiere nello scenario della storia e nella costruzione della pace.

3. Costruire la pace: è questo il compito che traduce il più autentico e concreto augurio di Capodanno, dalla Chiesa Cattolica dedicato alla Giornata Mondiale della Pace. E il Messaggio del Papa, ogni anno, indica la via, gli strumenti e le disposizioni interiori con i quali si può e si deve costruire la pace.
    Quest’anno il Messaggio di Giovanni Paolo II, che avrò l’onore di consegnarvi alla fine della Messa, ha un tema tratto dalla Lettera di S. Paolo ai Romani, che ferma la nostra attenzione su un’istanza etica fondamentale per la costruzione della pace : ‘Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male’.
    È difficile, anzi impossibile, infatti, costruire la pace quando al male si risponde col male, all’odio con l’odio, alla violenza con la violenza, alla vendetta con la vendetta in una spirale senza fine che solo l’amore può spezzare: e tutto questo a cominciare dalla famiglia.
    ‘Di fronte ai drammatici scenari di violenti scontri fratricidi, in atto in varie parti del mondo, dinanzi alle inenarrabili sofferenze ed ingiustizie che ne scaturiscono, l’unica scelta veramente costruttiva è di fuggire il male con orrore e di attaccarsi al bene (cfr Rm 12,9), come suggerisce ancora san Paolo’ (n.1).

4. Ma cos’è il male? Certamente ‘non è una forza anonima che opera nel mondo in virtù di meccanismi deterministici e impersonali’, come sostengono gli ideologi del determinismo, negatori della libertà umana. Il male passa attraverso la libertà umana, per cui ha sempre un volto e un nome, il volto e il nome di uomini e donne che liberamente lo scelgono. E scelte sbagliate se ne commettono tante, a cominciare da quella dei nostri progenitori: la ribellione a Dio con l’illusoria e orgogliosa pretesa di diventare come lui. Una scelta disastrosa, che si ripete ogni qualvolta noi ci allontaniamo da Dio o addirittura presumiamo di prendere il posto di lui.
    Per costruire la pace bisogna scegliere il bene e operare per il bene. E giustamente il Santo Padre si sofferma con particolare attenzione ‘sul bene comune e sulle sue declinazioni sociali e politiche’ (n. 5).
    In questa sede, che è come il cuore della vita sociale e politica della amatissima città di Palermo, il riferimento al bene comune si traduce in un appello rivolto particolarmente agli amministratori e ai consiglieri eletti dal popolo. Il bene comune, infatti, è la ragione preminente che giustifica ed esige la partecipazione diretta alla nobile missione politica ed amministrativa. L’interesse del bene comune deve, perciò, prevalere sempre in tutte le scelte su ogni altro interesse o personale o di partito o di coalizione, e deve guidare la necessaria dialettica democratica fra maggioranze e minoranze, la quale comunque mai deve degenerare a scontro personale.
    Il conseguimento del bene comune esige che si creino quell’insieme di condizioni sociali che consentano e favoriscano nei cittadini lo sviluppo integrale della loro persona, il rispetto e la promozione dei loro diritti, a cominciare dal diritto alla vita, alla migliore qualità della vita, alla salute, alla casa, al lavoro, alla mobilità, alla educazione soprattutto delle nuove generazioni. A tal riguardo non possiamo restare indifferenti di fronte a fenomeni sociali preoccupanti, come quelli della microcriminalità giovanile, del lavoro nero minorile, del teppismo nelle scuole, della dispersione scolastica, soprattutto nelle zone più degradate. Sono fenomeni che sollecitano tutte le forze sane della Città e particolarmente quanti abbiamo responsabilità politiche, amministrative, familiari, scolastiche, educative e religiose a un impegno unitario, concorde, pedagogicamente efficiente, per impedire che questi fenomeni diventino, se già non lo sono, la porta d’ingresso nella malavita organizzata, soprattutto mafiosa.

5. Il bene comune, comunque, non va inteso come semplice benessere socio-economico. Senza una finalizzazione trascendente, il benessere materiale è svuotato della sua più profonda ragion d’essere. E senza una forte animazione etica, si ritorce inesorabilmente contro l’uomo.
Nello stesso tempo, la promozione del bene comune di una città, di una nazione, di un popolo, deve tener conto della promozione del bene comune di tutta la famiglia umana, l’appartenenza alla quale conferisce ad ogni persona, fin da quando è concepita nel seno materno, una specie di ‘cittadinanza mondiale’, rendendola titolare di diritti e di doveri che le istituzioni devono difendere, rispettare e promuovere. Da qui la ferma condanna del razzismo, il dovere di tutelare le minoranze, di accogliere gli immigrati e assistere i profughi e i rifugiati. Ecco, perché in certi gravissimi momenti di calamità naturali, come sono quelli che vivono drammaticamente i popoli del Sud-Est asiatico, la doverosa ed encomiabile mobilitazione della solidarietà internazionale è una coerente applicazione del principio della ‘cittadinanza mondiale’. A tal proposito ci auguriamo che almeno per i Paesi colpiti da così grave calamità ‘ ma il discorso vale per tutti i Paesi poveri ‘ si accolga l’invito rivolto ancora una volta dal Papa ai Paesi ricchi a ridurre il debito estero.
    Per quanto riguarda la nostra Città, esprimo il compiacimento perché l’Amministrazione Comunale ha deciso di eliminare i fuochi d’artificio per devolverne le somme stanziate agli aiuti umanitari, per venire incontro alle necessità primarie di centinaia di milioni di uomini e donne che rischiano di morire di epidemie e di fame, e che, perciò, vanno aiutate anche in seguito, oltre l’emergenza. L’entusiasmo generoso della solidarietà, tuttavia, non si spenga. Ricordiamo che abbiamo tutti la stessa origine e lo stesso destino, per cui ‘la sfida della povertà’ ci coinvolge tutti, istituzioni e persone, sempre.

6. Se nel mondo vivono oltre un miliardo di esseri umani in condizioni di estrema miseria, anche nella nostra Città non mancano famiglie che vivono in vera povertà: esse meritano la preminente attenzione di tutte le istituzioni. Anche per questo ho ritenuto un dovere della Chiesa di Palermo aprire una Mensa Diocesana, che assicuri ogni giorno un pasto caldo per chi non ha da mangiare in un clima di famiglia che non umilia nessuno, ma fa sentire tutti fratelli e sorelle nel Signore: il loro numero cresce di giorno in giorno. Nello stesso tempo essa a quanti, pur avendo da mangiare, hanno fame di calore umano, offre la possibilità di trovarlo nello stare insieme. Ma offre anche la possibilità, a quanti lo vogliono, di mettersi a servizio degli altri per arricchirsi del loro amore. È quando ci doniamo agli altri, infatti, che ritroviamo noi stessi.

7. La presenza del numeroso e generoso volontariato nella nostra Città è la dimostrazione concreta di come si possa vincere il male causato dall’egoismo con la forza del bene generato dall’altruismo.
E’ questo un grande segno di speranza, di quella indomita speranza cristiana, fondata sulla certezza che solo Dio rende possibile all’uomo il superamento del male per raggiungere il bene e gli dona la luce e la forza per costruire un mondo migliore nella giustizia e nella pace.
Questa luce e questa forza vengono donate ai cristiani soprattutto nella celebrazione eucaristica che rende presente il sacrificio supremo del Bimbo di Betlem morto e risorto per noi. È lui che, soprattutto la Domenica, ci invita alla sua mensa e ci comunica il suo amore che ci rende capaci di amarci gli uni gli altri, di accettarci reciprocamente, di aiutarci vicendevolmente.
    È quanto il Signore, a noi Palermitani, ha ricordato soprattutto durante il Congresso Eucaristico Diocesano il quale, insieme alla Celebrazione del 150° anniversario della definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione, è stato l’evento religioso più importante del 2004 nella nostra Città, anche grazie alla fattiva collaborazione della Civica Amministrazione.
    Vincere il male dell’odio, del rancore, della ritorsione, della vendetta col bene dell’amore e del perdono. E’ così che si costruisce la pace.
    Assumere seriamente questo impegno è il migliore e più costruttivo augurio di un felice Anno Nuovo, che rivolgo cordialmente a tutta la Città.