Messa Esequiale di S. E. Card. Salvatore Pappalardo

12-12-2006
    Eminenza Reverendissima,
    Venerati Fratelli nell’Episcopato, nel Presbiterato e nel Diaconato,
    Onorevoli e distinte autorità,
    Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.

1. Sale spontaneo dal cuore il rendimento di grazie al Signore, che nel Card. Salvatore Pappalardo ha donato alla Chiesa, e in particolare alla Chiesa di Palermo, un pastore secondo il suo cuore, la cui memoria resterà grata e incancellabile in quanti lo hanno conosciuto, apprezzato ed amato. Questa celebrazione eucaristica è anzitutto il grazie della Chiesa palermitana a Dio per tanto dono, per un così grande pastore del quale celebriamo la Pasqua, il passaggio da questo mondo al Padre nell’attesa della risurrezione, vero epilogo
della morte che non distrugge la vita.
    Al ringraziamento al Signore si aggiunge doverosamente il grazie al Santo Padre, Benedetto XVI, che ha voluto rendersi presente non solo con il telegramma a me inviato per esprimere le sue vive condoglianze e impartire la sua confortatrice benedizione apostolica alla nostra Arcidiocesi, ma anche e soprattutto per aver voluto inviare Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano, Decano del Sacro Collegio, a presiedere come suo rappresentante personale questa Divina Liturgia.
    A Lei, Sig. Cardinale, che rappresenta anche tutti i Cardinali di S. Romana Chiesa, il benvenuto grato, deferente e affettuoso da parte mia, della Chiesa palermitana e delle Chiese sorelle di Sicilia, rappresentate qui dai loro pastori che saluto e ringrazio fraternamente, a cominciare dal Nunzio Apostolico Mons. Paolo Romeo.

2. Pastore secondo il cuore di Dio. Questo è stato il Card. Pappalardo. E solo in questa luce è possibile comprendere la sua ‘feconda e molteplice attività apostolica’ che il Papa ha ricordato con ammirazione e che tanta l’ammirazione ha destato non solo della Chiesa palermitana e nelle Chiese che sono in Italia, ma nell’intera società italiana, se un Presidente della Repubblica lo ha voluto insignire di alta onorifenza.
    Pastore secondo il suo cuore lo ha voluto il Signore, scegliendolo fin dalla sua nascita il 23 settembre 1918 e dotandolo di una brillante intelligenza e di una ricca umanità: doti manifestatesi sin dagli anni degli studi, prima al liceo Nicola Spedalieri di Catania e successivamente nel Seminario Romano Maggiore e nella Pontificia Università Lateranense, che hanno favorito in lui una solida formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale in preparazione al sacerdozio ministeriale, ricevuto con l’Ordinazione presbiterale il 12.4.1941 e in pienezza con quella episcopale il 16 gennaio 1966, nominato Arcivescovo titolare di Mileto dal Servo di Dio Paolo VI, che lo aveva conosciuto personalmente nel lungo servizio presso la Segreteria di Stato.
    In questo servizio diplomatico, prima come Pronunzio apostolico in Indonesia e poi come Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’Arcivescovo Pappalardo rivelò le notevoli capacità di pastore, tanto apprezzate da Paolo VI, che a succedere al mio venerato predecessore Card. Francesco Carpino, nel 1970, scelse lui, con attestati di singolare e ben meritata stima e benevolenza. Ho avuto modo di leggere le due lettere scritte a mano da Paolo VI, una del 10 dicembre 1965 per la sua nomina a Pronunzio apostolico, l’altra del 18 ottobre 1970 in occasione della sua nomina ad Arcivescovo della ‘santa e gloriosa Chiesa Palermitana’.
    In questa ultima lettera Paolo VI esprime fiducia e affetto a Mons. Pappalardo e conclude con un fervido augurio per la Chiesa di Palermo e per il suo nuovo Arcivescovo.
    Per la Chiesa di Palermo auspica ‘una fedeltà e un incremento da cui tutta la Sicilia possa trarne esempio e sostegno di cristiane e civili virtù’.
    Al nuovo Arcivescovo augura che ‘Gesù Cristo nostro Signore e Maestro renda valido e fecondo di opere sante il suo ministero, quale l’eredità dei secoli cristiani e le necessità dei tempi nuovi attendono da un vescovo, onorato e onerato dall’ufficio metropolitano’.

3. L’augurio di Paolo VI è stato vissuto come il programma, l’impegno pastorale del nuovo Arcivescovo di Palermo, che il 5 marzo 1973 veniva creato Cardinale di S. Romana Chiesa col titolo di S. Maria Odigitria dei Siciliani. E si è trattato di un impegno portato a traguardi sempre più alti alla luce del Concilio Vaticano II al quale si è costantemente ispirato e che egli ha promosso lucidamente, con coraggio e lungimiranza, con pazienza e con tenacia, con gradualità e con perseveranza, in tutti i settori della vita pastorale per costruire, insieme con tante chiese materiali, la chiesa viva che è il popolo di Dio. Col suo motto ‘Semper inhaerere mandatis‘ ha insegnato che non si è fedeli a Cristo, se non si è fedeli alla Chiesa e al suo Vicario in terra.
    Egli, che ha avuto la grazia di partecipare a due Conclavi, non si stancava di esortare alla fedeltà e alla comunione col Papa.
    Scrisse, appena eletto Arcivescovo: ‘Tutte le mie, se pur limitate, capacità saranno dedicate e impiegate ad un ordinato governo dell’Arcidiocesi palermitana, secondo le esigenze di una moderna ed efficiente attività pastorale nei suoi vari campi ed aspetti. Conforme al modello offertoci da Gesù, vengo quale pastore tra voi non per essere servito ma per servire’. In realtà, come amava dire, la sua è stata una presenza per servire…