Celebrazione Eucaristica di congedo dal Servizio Pastorale all’Arcidiocesi di Palermo

Cattedrale, 5 febbraio 2007
05-02-2007

    Venerati Confratelli nell’Episcopato
    Amatissimi Presbiteri e Diaconi
    Onorevoli e Distinte Autorità
    Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore

1. Nella preghiera colletta abbiamo chiesto al Padre la grazia di perseverare fedelmente nel nostro cammino verso di lui con la luce della fede, con la forza della speranza e con l’ardore della carità che caratterizzano la testimonianza cristiana, della quale S. Agata, gloria della nostra Sicilia e compatrona della città di Palermo, ci ha dato un fulgidissimo esempio sino al martirio.
    Un tratto di questo cammino alla sequela di Cristo, ricordataci or ora nel Vangelo, abbiamo percorso insieme per oltre dieci anni.
Sale, pertanto, spontaneo dal cuore l’inno del ringraziamento alla Santissima Trinità.
    Nel nome della Santissima Trinità il 25 maggio del 1996, qui in Cattedrale, davo inizio al mio ministero episcopale in mezzo a voi, per annunziare, celebrare e servire l’amore del Padre per Palermo e i Palermitani, l’amore del Figlio, unico salvatore della nostra Sicilia, l’amore dello Spirito Santo, che fa nuove tutte le cose.
    Nel suo nome sabato prossimo consegnerò l’amatissima Chiesa di Palermo al nuovo Arcivescovo, S.E.R. Mons. Paolo Romeo, che accoglieremo con fede, con gioia e con festa, come colui che viene nel nome del Signore e nel mistero della successione apostolica che dieci anni fa ho ricevuto dal mio indimenticabile predecessore, il compianto Card. Salvatore Pappalardo, nella continuità di un cammino pastorale alla sequela di Gesù Buon Pastore e a servizio di un popolo, quello palermitano, che merita di essere amato e servito.

2. Non mi resta questa sera che ripetere col salmista: ‘Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe e ti corona di grazia e di misericordia’ (Sal 103,1-4).
    Si! Non posso dimenticare i tanti benefici che il Signore ha concesso a voi e a me in questi anni per il bene della Chiesa di Palermo. A lui solo l’onore, la lode e la gloria!
Nello stesso tempo chiedo perdono a Lui e a voi per i miei limiti, le mie manchevolezze, le mie inadempienze, i miei peccati. Nonostante questo, come l’apostolo Paolo ai presbiteri di Efeso, anch’io posso dire a voi: ‘Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case’ (At 20,20). ‘Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio’ (ib., 24), dovunque e fino a quando il Signore vorrà.

3. Dopo il ringraziamento a Dio, ringrazio sinceramente e indistintamente anche voi, ciascuno di voi, sorelle e fratelli carissimi, perché in questi anni col vostro affetto, con la vostra benevolenza, con la vostra collaborazione e soprattutto con la vostra preghiera mi avete aiutato a crescere come uomo, come cristiano, come Vescovo. Grazie davvero! Ve lo dico col cuore traboccante di affetto, di gratitudine, di ricordi e, perché no!, di nostalgia. L’affetto che mi avete dimostrato sempre, ma soprattutto in questi giorni, non lo potrò mai dimenticare. Ho colto il cuore grande dei palermitani, che amano sinceramente chi sinceramente li ama.
    D’altra parte il legame spirituale e affettivo, che il ministero pastorale ha reso di anno in anno sempre più forte e motivato, non sarà interrotto con la cessazione del servizio, perché nulla, nessuna distanza di tempo o di luogo, potrà separarci dall’amore di Cristo.
    È lui che ci ha tenuti uniti nel suo amore e ci ha sollecitati a camminare ‘insieme’ per affrontare ‘insieme’ le sfide vecchie e nuove dell’evangelizzazione in un contesto di crescente scristianizzazione e attraversato da problemi antichi, non ancora pienamente risolti, e da mali oscuri sempre in agguato, ma che non possono, non debbono appannare, spegnere o far dimenticare le tante luci del bene, che ho avuto modo di conoscere, di apprezzare e di valorizzare…