INGRESSO DI S.E. MONS. PAOLO ROMEO

Palermo ' Piazza Pretoria
10-02-2007

Signor Sindaco,

    giungendo in questa piazza, così cara a tutti i Palermitani ed accolto da tante autorità civili e militari, ho il cuore pieno di trepidazione e meraviglia, come quello del pellegrino che dopo aver percorso un lungo tragitto, trova ‘il posto’ dove piantare la sua tenda. In effetti, per un disegno della Provvidenza, nel mistero della Chiesa e per il ministero del Papa Benedetto XVI, nel mese di dicembre scorso ho rivissuto quanto sperimentato da Abramo a cui il Signore indicava una terra ed un popolo che erano Suoi e gli diceva: da oggi questa è la tua terra, questo è il tuo popolo. Così è per me; giungo in questa città di Palermo, che dal 19 dicembre ho ricevuto dalle mani del Signore come la mia terra, e giungo in mezzo al suo popolo, che è il mio popolo. Così vengo come un cittadino che si inserisce in una comunità ricca di storia e di energie che, pur cosciente delle gravi problematiche che la travagliano, sente il bisogno e l’anelito di guardare al fu-turo con decisa speranza.

    Come membro di questa comunità civica, non c’è nulla delle pro-blematiche che vive la sua popolazione, per quanto complesse e drammatiche siano, che può rimanere estraneo alla mia sollecitudine, dato che ad ogni cittadino deve stare a cuore il bene comune che non è altro che il bene delle singole persone. Per questo, tutta la Chiesa di Palermo si sente impegnata a manifestare il suo zelo, specialmente nei confronti dei più bisognosi – in primo luogo gli anziani, i malati e i poveri – convinta come è, che l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio, redento dal sacrificio della croce del Figlio Unigenito, e che il suo valore sta nel rapporto personale che ha con il suo Creatore. Per questo ogni persona merita il pieno riconoscimento dei suoi diritti umani e della propria dignità, che per noi cri-stiani è la dignità dei figli di Dio. La Chiesa, pertanto, non può non sentirsi attivamente impegnata nella promozione umana e nella giustizia sociale.
    Il saluto che Ella, a nome di tutta la Città, mi ha rivolto, per me che arrivo come un pellegrino, è di grande conforto e gliene sono sincera-mente grato. Grazie anche ai sindaci degli altri comuni dell’Arcidiocesi, il cui pensiero lei ha interpretato e che mi riprometto di poter incontrare pre-sto presso le loro comunità. Mi sia permesso aggiungere un pensiero di vivo apprezzamento per il Sindaco della mia Città natale, Acireale, che con la sua presenza mi assicura la vicinanza di tutti i miei originari concittadini. Ringrazio di cuore il Signor Prefetto, il Presidente della Regione, il Presidente dell’Assemblea Regionale, il Presidente della Provincia e tutte le altre autorità civili e militari che con la loro presenza onorano questo primo contatto con la gente palermitana, qui radunata in atteggiamento accogliente e festoso.
    Rendendo omaggio al nuovo Pastore, voi onorate, al di là della mia persona, la Chiesa di Palermo, che tanta parte ha avuto nella storia sin-golarmente gloriosa del popolo palermitano.

    Questo nostro incontro avviene dinanzi al ‘Palazzo delle Aquile’, sede del Comune e cuore della civitas, ma se ci elevassimo appena al di sopra dei tetti, vedremmo vicinissima anche la Cattedrale di Gualtiero: questi due edifici, così vicini e così ricchi di significato, sembrano dialogare fra loro, segno ed auspicio del dialogo, sempre possibile per gli uomini di buona volontà, tra le Istituzioni civili e la comunità ecclesiale, laddove il fine è il bene di ogni cittadino.

    La Cattedrale, nella sua maestosità ed ampiezza, pare voler raccogliere in unità tutte le case e tutte le famiglie; mette così in risalto em-blematicamente la missione della Chiesa nella sua duplice dimensione di testimoniare ‘la speranza che ci attende nei cieli’ (Col 1,5) e di promuovere su questa terra la comunione fraterna e i valori di autentica umanità.

    Anche il Comune, come sancisce il 1° articolo del suo Statuto, ‘rappresenta la comunità che vive nel suo territorio, ne tutela i diritti, ne promuove la crescita morale, civile, sociale e culturale, riconoscendosi nei principi di solidarietà, pace, libertà, giustizia ed eguaglianza. Continua, poi, lo stesso articolo: Presupposto di una più civile convivenza è l’adempimento dei doveri di solidarietà da parte dei cittadini’.
    Anch’io, fin da oggi ‘ inserendomi in questa porzione del popolo santo di Dio, che è la Chiesa di Palermo, alla quale il Successore di Pietro mi manda per esserne da oggi Padre e Pastore ‘ vengo a far parte di questa Città che, come bene esprime il Preambolo del citato Statuto, è ‘punto d’incontro e di scambio fra storie, culture, razze e uomini diversi (‘) luogo di frontiera fra l’Europa e il Sud del mondo’. Chi potrà mai disconoscere il prezioso contributo che Chiesa e comunità civile hanno insieme ricercato e promosso in questi decenni? E su questa strada dobbiamo decisamente proseguire con iniziative seminate e coltivate su terreni comuni.

    Come nuovo Pastore di questa comunità ecclesiale, confermo che la stessa fede che muove i cristiani a ‘cercare le cose di lassù’ (Col 3,1), li impegna, anzi ‘li obbliga ancora di più’ (CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes 43), a prendersi cura delle realtà terrene e ad essere forza vitale della società e ‘anima del mondo’ (cf Lettera a Diogneto). Concretamente, mi impegnerò affinché la comunità cristiana prosegua il cammino intrapreso, ascoltando molto, proponendo valide iniziative ed adeguati itinerari di formazione, secondo la dottrina sociale della Chiesa, favorendo così il confronto tra i molteplici soggetti culturali, sociali, economici e politici del territorio, incoraggiandoli a sviluppare nuovi progetti ed a trovare convergenze, nonostante le difficoltà derivanti dalla complessità del momento presente.
    Se una sola parola, a cuore aperto e commosso, sento di dover ri-volgere a quanti hanno responsabilità ‘ a vario livello ‘ nel governo e nell’amministrazione pubblica, questa parola è la stessa che la Chiesa, a conclusione del Concilio Vaticano II, rivolse nel Messaggio ai Governanti e che il Santo Padre Benedetto XVI ha riproposto quest’anno nel giorno dell’Epifania: ‘Tocca a voi di essere sulla terra i promotori dell’ordine e della pace tra gli uomini. Ma non dimenticate: è Dio, il Dio vivo e vero, che è il Padre degli uomini. Ed è il Cristo, suo Figlio eterno, che è venuto per dirci e farci comprendere che siamo tutti fratelli. E’ Lui, il grande artefice dell’ordine e della pace sulla terra, perché è Lui che conduce la storia umana e che, solo, può indurre i cuori a rinunciare alle passioni perverse che generano la guerra e il dolore’.

    Signor Sindaco, mi auguro che questo nostro incontro sia il primo di tanti altri, che questo scambio di saluti sia il preludio di un dialogo cor-diale e duraturo, che la nostra stretta di mano sia l’inizio di un’amicizia e di una collaborazione che mi auspico sia ogni giorno più fattiva e concreta, pur nel doveroso rispetto delle diverse responsabilità e competenze.

    Ed ora incamminiamoci verso la Cattedrale, certi della parola di Davide, il re-pastore: ‘Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città invano veglia il custode’ (Sal 127,1). Dinanzi all’altare ci rivolgeremo a Dio, uniti nella preghiera e nel ringraziamento, affinché le nostre giuste aspirazioni possano essere e-saudite per intercessione della Vergine Santissima e della Patrona Santa Rosalia, le cui statue sovrastano, rispettivamente, il Tempio Cattedrale e il Palazzo delle Aquile.