Premio “Beato Giuseppe Puglisi” – II Edizione Giovani

Cattedrale 8 maggio 2023
08-05-2023

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). È l’amore di Dio che accompagna i percorsi umani, i gesti e le parole di Gesù. Egli ci rende partecipi della relazione che lo spinge e lo motiva costantemente. “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18).
“Conoscere” nella Bibbia è sinonimo di relazione. Gesù chiede e introduce sempre ad una relazione. La bellezza e la forza della fede cristiana è la partecipazione ad una relazione d’amore. Gesù di Nazareth inaugura e apre un nuovo spazio relazionale riconsegnandoci alla gioia e alla forza della parola che sgorga dal cuore che accoglie e custodisce in sé la sua Parola: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Gv 14,21).
La vita cristiana è un prendere parte all’esperienza relazionale di Gesù e alla motivazione che lo spingeva. Alla sua grammatica umana nutrita dall’amore di Dio. Un dare corpo alla sue parole. Alla sua vita. Queste parole, che non sono altro che la traduzione in pratica di quel suo chinarsi a lavare i piedi dei discepoli. Si tratta di tradurre nella vita di ogni giorno il suo amore. La misura del suo amore. Un amore più grande. La strana ma inedita e liberante logica di lavarci i piedi gli uni agli altri. Dell’amarci, invece di odiarci. Del servizio reciproco invece della ricerca di potere. Del prenderci cura dell’altro riconosciuto fratello invece di abbandonarlo ai margini della nostra indifferenza. Del coinvolgerci in processi e cammini di liberazione piuttosto che di oppressione.
Parole da custodire nel cuore per trasformarlo, e nelle mani per trasformare il nostro spazio umano. Esseri umani che prendono la Parola del Risorto così seriamente da farne la ragione di vita, nel tentativo di contribuire alla pienezza di vita di ogni persona incontrata. Custodire queste parole significa accettare il rischio e la durezza, ma anche tutta la bellezza, dell’incontro con l’altro. In questo si manifesta Dio, in un cuore pacificato dalla sua presenza e nelle mani tese verso gli uomini e le donne che incontro ogni giorno.
Tutta la bellezza della vita di don Pino Puglisi è racchiusa nella potenza di questa parola di Gesù che lui ha costantemente incarnato, messo in pratica. Il Vangelo è una bella notizia che ci raggiunge, che cambia la vita di l’accoglie e che opera attraverso la vita di si è lasciato affascinare da Cristo.
Tutti quelli che hanno incontrato don Pino sono stati arricchiti di vita. La luce del suo volto ha illuminato, consolato, liberato. L’amore di Cristo che lo spingeva a donarsi a tutti ha attratto tanti e, grazie a lui, hanno scoperto che il senso ultimo della vita è amare, il dono totale e sincero di se stessi. I suoi ragazzi di Godrano, i suoi studenti del Vittorio Emanuele, i giovani che con lui vivevano i Campi scuola per i sentieri del bosco della Ficuzza o di Rocca Busambra. Persino i suoi killer assoldati da mandanti mafiosi sono stati affascinati e trasformati dal suo amore disarmante. Dal suo sorriso trasfigurante. Sedotti anche loro dall’amore di Dio che ha preso corpo nella vita e nella morte di don Pino.