XXV di Ordinazione Episcopale di S.E. Mons. Pio Vigo

Cattedrale di Acireale
14-02-2006
1. Venticinque anni fa come oggi, il nostro venerato confratello S.E. Mons. Pio Vittorio Vigo, in questa maestosa Basilica Cattedrale, dal mio venerato Predecessore l’Eminentissimo Card. Salvatore Pappalardo veniva ordinato Vescovo titolare di Astigi e Ausiliare dell’Arcivescovo di Catania Mons. Domenico Picchinenna.
    Fu immensa l’esultanza di tutta la Chiesa Acese, una Chiesa che ha generato numerosi ed eccellenti Pastori e che il novello Vescovo ha servito sin dal giorno della sua ordinazione presbiterale, il 20 settembre 1958, con molteplici compiti culminanti in quello di Vicario Generale, prima di S.E. Mons. Pasquale Bacile e poi di S.E. Mons. Giuseppe Malandrino.
    Nel suo motto episcopale ‘In simplicitate cordis‘ il novello Vescovo caratterizzava la nuova missione che il Signore gli affidava e che solo nella semplicità del cuore, da imparare continuamente alla scuola del buon Pastore, Gesù, mite e umile di cuore, si può svolgere in modo credibile e fecondo.

2. La coincidenza della sua ordinazione episcopale con la festa liturgica dei santi fratelli Cirillo e Metodio gli sarà certamente apparsa emblematica e profetica: come invito rivoltogli dal Signore a ispirare la missione apostolica all’esempio dei due Santi fratelli tessalonicesi, vissuti nel sec. IX e nel 1980 proclamati dal servo di Dio il Papa Giovanni Paolo II Patroni di Europa.
    Leggendone le biografie, si resta stupiti di fronte alla loro profondissima semplicità e umiltà, fondamento solido ed evangelica manifestazione di una eccelsa santità, di una profonda spiritualità monastica, di una vasta cultura, di una eccezionale capacità di adattamento pastorale, di una irrefrenabile azione missionaria e di una indomabile capacità di affrontare sofferenze, umiliazioni, incomprensioni e persecuzioni che li rese degni della Croce gloriosa di Cristo.
    Cirillo si dedicò con particolare profitto agli studi a Bisanzio, dove ricevette il Presbiterato. Per le sue eccezionali doti e conoscenze religiose e culturali gli furono affidate delicate mansioni ecclesiastiche, alle quali però preferì dedicarsi allo studio, alla contemplazione e all’insegnamento delle discipline filosofiche presso la Scuola Superiore di Costantinopoli, guadagnandosi l’epiteto di ‘filosofo’.

3. Questo particolare servizio magisteriale svolto dal giovane sacerdote Cirillo mi porta a ricordare gli studi filosofici ai quali si è dedicato con profitto il giovane sacerdote, Don Pio Vigo, presso l’Università Gregoriana, per diventare poi professore di filosofia in Seminario e di Religione nelle scuole pubbliche e private.
    L’insegnamento è un tratto caratteristico del ministero presbiterale, che in quello episcopale raggiunge la sua pienezza. Non per nulla, prima di morire, Cirillo raccomandò a Metodio: ‘Non abbandonare la tua azione di insegnamento’. S. Metodio non l’abbandonò e soprattutto quando fu ordinato Vescovo di Sirmio, la integrò nel suo infaticabile ministero pastorale secondo il comando del Signore affidato agli Apostoli, come abbiamo ascoltato nel Vangelo. E per agevolare l’evangelizzazione dei popoli della Pannonia e della Moravia, per aprire loro i tesori della parola di Dio e dei Sacramenti e guidarli sulla via della salvezza, insieme col fratello, aveva creato l’alfabeto slavo e tradotto in questa lingua la Sacra Scrittura e i testi della liturgia latina.

4. Anche Mons. Vigo non ha mai dimenticato che il primo dovere di un Vescovo è l’insegnamento e lo svolge con la profondità della dottrina e con la pietà della vita, memore del monito rivoltogli nell’ordinazione dal Vescovo consacrante nel consegnargli il libro del Vangelo: ‘Ricevi il Vangelo e annunzia la parola di Dio con grandezza d’animo e dottrina’, e quello di S. Paolo a Timoteo: ‘Dedicati alla lettura, all’esortazione, all’insegnamento ‘ Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così salverai te stesso e coloro che ti ascoltano (1 Tm 4,14-16).
    Come ai Ss. Cirillo e Metodio, anche a Mons. Vigo, pertanto, si possono applicare le parole del profeta Isaia: ‘Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza’.

5. È questa la missione di ogni Vescovo come maestro, santificatore e guida del suo popolo. Ed è questa la missione che per venticinque anni Mons. Vigo, come Vescovo, ha svolto a Catania, a Nicosia, a Monreale e ora svolge ad Acireale, con feconda operosità pastorale come ha attestato autorevolmente il Santo Padre Benedetto XVI nella sua Lettera gratulatoria.
    Tre caratteristiche particolari il Papa ha voluto sottolineare nell’esprimere i molteplici motivi di lode per i quali il nostro confratello oggi rende grazie al Signore e noi, Vescovi, presbiteri, diaconi e fedeli, ci associamo con gioia e gratitudine al suo rendimento di grazie: il suo cuore di padre, la lodevole sollecitudine per animare e rafforzare la comunione ecclesiale, la nobiltà dei sentimenti documentata anche dalle sue composizioni poetiche.

6. Il suo cuore di padre. La paternità è l’espressione più significativa del carisma e del ministero del Vescovo, chiamato da Dio ad essere il segno sacramentale della sua presenza di padre in mezzo alla sua famiglia che è la Chiesa.
    ‘Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, – insegna il Concilio Vaticano II -, i Vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti. Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge e diano ad essi una tale formazione che tutti, consapevoli dei loro doveri, vivano e operino in comunione di carità’ (CD, 16).
    Nel suo primo saluto alla Diocesi di Acireale così si esprimeva il 15 ottobre 2002 Mons. Vigo: ‘Il pensiero di tornare tra voi, come ‘padre’, mi riempie di intima commozione. Ho lasciato la realtà diocesana da figlio, quasi 22 anni addietro, accompagnato sempre dal vostro sincero e immutato affetto; ora vi ritorno per essere pastore, maestro e guida, col desiderio di sapermi mettere a vostro servizio, per attendere con fedeltà ai doveri richiesti dalla nuova missione affidatami’.
    È un attestato di amore pastorale, che richiama la convinzione espressa dall’apostolo Paolo di essere per i suoi fedeli forte ‘come un padre verso i suoi figli (cf 1 Tess. 2,11) e amorevole come ‘una madre’, che ‘nutre e ha cura delle proprie creature’ (1 Tess. 2,7). ‘Potreste avere anche diecimila pedagoghi in Cristo ‘ scriveva ai Corinzi -, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il Vangelo’ (1 Cor 4,15).

7. Con questo suo cuore di padre Mons. Vigo impiega ‘lodevolmente ogni sollecitudine pastorale a vantaggio del clero e dei fedeli, per condurre tutti alla piena comunione’ ‘ ha scritto il Papa -.
    La comunione ecclesiale è il cuore della Chiesa; e nella Chiesa particolare il Vescovo ne è il principio visibile. Dono eccelso dello Spirito Santo, la comunione, che è la via obbligata della santità, va costruita incessantemente con quella spiritualità che ha la sua radice nella carità teologale infusa col Battesimo in tutti i fedeli e la sua garanzia nella carità pastorale, comunicata da Cristo buon Pastore ai presbiteri e in pienezza ai Vescovi con la grazia dell’Ordinazione.
    È una costruzione incessante e faticosa, quella della comunione, non priva di sofferenze ma anche ricca di consolazioni, come lo fu per i Santi Cirillo e Metodio, come lo è per ogni Vescovo, chiamato a fare della sua Chiesa ‘la casa e la scuola della comunione’.
    Anche in questa prospettiva, il Vescovo può dire ai suoi fedeli come l’apostolo Paolo ai Galati: ‘Io di nuovo (vi) partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi’ (Gal 4,19) ed esortarli come i Filippesi: ‘Se c’è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti’ (Fil 2,1).
    Servitore della comunione fra i sacerdoti, i diaconi, i fedeli laici, Mons. Vigo lo è in particolar modo fra i membri della vita consacrata a livello diocesano e anche regionale, come Vescovo Delegato della nostra Conferenza episcopale: un compito che assolve con dedizione e competenza, certo, com’è, che la vita consacrata è nel cuore della Chiesa.

8. Tutto questo manifesta la ‘nobiltà dei sentimenti’ del suo cuore, che nella poesia trovano l’espressione più delicata e più eloquente, come vibrazione spontanea di una intelligenza riflessiva e di una spiritualità orante e contemplativa, sempre aperta all’invito che ci ha rivolto il salmista: ‘Cantate al Signore un canto nuovo, narrate la sua gloria, dite i suoi prodigi’ .
    È la poesia della carità pastorale di Mons. Vigo, che si esprime nella fine e suggestiva bellezza dei versi, come efficace mezzo di comunicazione non solo della fede e della speranza ma anche della carità che il Vescovo è chiamato ad annunziare, a celebrare e a testimoniare, come segno della paternità di Dio, che è amore, e come ‘Vicario dell’amore di Cristo’, secondo la bellissima definizione di S. Ambrogio.
    La testimonianza della carità operosa dà credibilità all’annunzio del Vangelo e autenticità alle celebrazioni del culto.
    ‘La Chiesa non può trascurare il servizio della carità come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola’, ha scritto il Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica ‘Deus caritas est‘ (n. 22). ‘Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’uno dall’altro (n. 25).
La loro animazione e la loro coordinazione nella Diocesi sono garantite dalla testimonianza e dalla guida pastorale del Vescovo, che nel rito dell’ordinazione promette non solo di predicare con fedeltà e instancabilmente il Vangelo di Cristo, ma anche di essere, nel nome del Signore, accogliente e misericordioso verso i poveri e verso tutti i bisognosi di conforto e di aiuto.
    Una promessa che Mons. Vigo attua con quella sensibilità e capacità di accoglienza, di condivisione e di solidarietà manifestata già da sacerdote come Vice-direttore dell’Oasi Maria SS. Assunta di Aci S. Antonio.

9. Per tutto questo, sorelle e fratelli carissimi,con gli stessi sentimenti di Maria espressi nel Magnificat, ringraziamo Dio, datore di ogni bene, e Gesù buon pastore, che con la grazia del suo Spirito suscita e dona alla Chiesa pastori secondo il suo cuore, capaci di manifestare l’incanto della sua semplicità, la forza della sua bontà, la dolcezza della sua autorità e soprattutto il fascino della sua santità.
    Ma ringraziamo anche Te, confratello carissimo, per l’esempio che ci doni nel servire la vigna del Signore, che è la nostra Sicilia, mentre Ti auguriamo di continuare per lunghissimi anni il Tuo servizio episcopale, in crescente santità e in buona salute, per la gloria della Santissima Trinità e per la edificazione del nostro popolo. Amen. Ad multos, ad plurimos annos.