Giornata della Vita Consacrata

Cattedrale di Palermo
02-02-2006

    Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore

1. Nella presentazione di Gesù al tempio, dedicato e consacrato a Dio per essere donato al mondo come Luce delle genti e unico Salvatore universale, tutti noi cristiani riviviamo la nostra consacrazione battesimale: anche noi, in lui e con lui, siamo stati dedicati a Dio per essere donati ai fratelli.
    Celebriamo questo ‘giorno del Signore’, che entra nel suo tempio santo per purificarci come oro e argento, secondo l’espressiva profezia di Malachia, proclamata nella prima lettura, giacché, come ci ha ricordato nella seconda lettura l’Autore della Lettera agli Ebrei, egli si è reso in tutto simile a noi e, come sacerdote misericordioso e fedele, ha espiato i nostri peccati e sempre ci viene in aiuto nelle prove della vita.
    ‘Vieni, Signore, nel tuo tempio santo’, abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale. Egli è venuto e noi, come il vecchio Simeone, lo accogliamo dalle mani di Maria e Giuseppe come ‘segno di contraddizione’ al quale tutti dobbiamo ispirarci nel difficile dialogo col mondo al quale dobbiamo donare la sua luce: è questo il significato delle lampade accese.

2. La consacrazione di Gesù al Padre rievoca in particolare l’ulteriore consacrazione di voi, fratelli e sorelle, ‘chiamati a seguire Cristo con maggiore libertà ed imitarlo più da vicino’, in una ‘meravigliosa varietà’ di forme di vita consacrata che manifesta il volto della Chiesa come sposa adornata per il suo sposo.
    Così si esprime il Decreto Perfectae caritatis del Concilio Vaticano II sul rinnovamento della vita religiosa, pubblicato il 28 ottobre 1965, quaranta anni fa.
    Accogliendo l’invito sia del servo di Dio Giovanni Paolo II sia di Benedetto XVI a riprendere in mano i testi conciliari che sono sempre di sorprendente attualità nel cammino della Chiesa, fate oggetto di particolare lettura, meditazione, preghiera, questo Decreto per verificarne l’attuazione sempre più perfetta nelle vostre comunità per il bene della Chiesa. Sarà questo anche un modo concreto per preparavi al IV Convegno delle Chiese italiane che si svolgerà a Verona nel prossimo ottobre sul tema suggestivo e stimolante: ‘Testimoni di Cristo Risorto, speranza del mondo’.

3. Consacrati/e in modo speciale al Signore Risorto, seguendo più da vicino e imitando ‘Cristo che, casto e povero, redense e santificò gli uomini con la sua obbedienza spinta sino alla morte di croce, e ‘animati dalla carità’ che lo Spirito Santo ha infuso nei vostri cuori, vivete sempre più per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa. Sarete così testimoni della speranza vera, della speranza nella vita senza fine, della speranza che non delude.
    Quanto più fervorosamente vivete uniti a Cristo con la donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più arricchirete la vitalità della Chiesa e il suo apostolato diviene vigorosamente fecondo’ (cf PC, 1).
    Delle preziose indicazioni, offerte dal Decreto Conciliare e poi riprese e sviluppate da Giovanni Paolo II nella Esortazione Vita Consecrata, ma anche in riferimento alla prima enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est, pongo alla vostra considerazione particolarmente queste tre.

4. Anzitutto il primato da dare alla vita spirituale.
    Voi che fatte professione dei consigli evangelici, prima di ogni cosa cercate e amate Dio che vi ha amati per primo e in tutte le circostanze sforzatevi di ‘alimentare la vita nascosta con Cristo in Dio’. Per questo ‘coltivate con assiduità lo spirito di preghiera e la preghiera stessa, attingendoli dalle fonti genuine della spiritualità cristiana. In primo luogo abbiate quotidianamente in mano la Sacra Scrittura, affinché dalla lettura e dalla meditazione dei libri sacri impariate la sovraeminente scienza di Gesù Cristo e compiate le funzioni liturgiche, soprattutto il sacrosanto mistero dell’Eucaristia, pregando secondo lo spirito della Chiesa col cuore e con le labbra, ed alimentiate presso questa ricchissima fonte la vostra vita spirituale (cf. PC, 6).
    È così che la vostra vita diventa l’icona del Cristo trasfigurato nella costante conformazione a lui povero, casto e obbediente, camminando nello spirito delle Beatitudini e vivendo i tre consigli evangelici come dono della Trinità e riflesso della vita trinitaria.

5. Sul fondamento della vita spirituale s’innesta, si alimenta e cresce la carità perfetta, dono e impegno peculiare della vita consacrata, come epifania dell’amore di Dio nel mondo.
    Dalla vita nascosta con Cristo in Dio ‘ precisa il Decreto Conciliare -‘scaturisce e riceve impulso l’amore del prossimo per la salvezza del mondo e l’edificazione della Chiesa. Questa carità anima e guida anche gli stessi consigli evangelici’ (ib.).
    Nella esortazione postsinodale Giovanni Paolo II definisce la vita consacrata come ‘segno di comunione nella Chiesa’ (signum fraternitatis) ed ‘epifania dell’amore di Dio nel mondo’ (servitium caritatis).
    Pertanto, se per tutti i fedeli l’amore scambievole è l’unica tessera di identità lasciataci da Gesù, lo è particolarmente per voi in forza della speciale configurazione a Cristo, icona dell’amore del Padre, di Dio che è amore.

6. Nell’Enciclica Deus caritas est Benedetto XVI sottolinea con suggestiva forza poetica la necessità di amare il prossimo come rivelazione dell’amore di Dio che è donato a noi perché lo doniamo ai fratelli, da guardare con gli occhi di Gesù e da amare col suo cuore.
‘Qui si mostra ‘ scrive il Papa – l’interazione necessaria tra amore di Dio e amore del prossimo. Se il contatto con Dio manca del tutto nella mia vita, posso vedere nell’altro sempre soltanto l’altro e non riesco a riconoscere in lui l’immagine divina. Se però nella mia vita tralascio completamente l’attenzione per l’altro, volendo essere solamente ‘pio’ e compiere i miei ‘doveri religiosi’, allora si inaridisce anche il rapporto con Dio .. Solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche davanti a Dio. Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come egli ama. I Santi ‘ pensiamo ad esempio alla Beata Teresa di Calcutta ‘ hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquistato il suo realismo e la sua profondità proprio del loro servizio agli altri’ (DCE, 18).

7. In questa logica dell’amore che si dona va considerato il contributo prezioso che la vita consacrata può offrire alla pastorale familiare, della quale è stato pubblicato in questi giorni il Direttorio Diocesano, che alla fine della Messa consegnerò ai Superiori e alle Superiore delle vostre Comunità.
    È nota a tutti la crisi che avvolge molte famiglie sia per il degrado dell’amore coniugale sia per le aggressioni culturali, sociali e politiche di cui è fatto oggetto la famiglia anche come semplice istituzione materiale fondata sul matrimonio, sull’unione stabile e indissolubile di un uomo e di una donna per una comunione di vita e di amore.
    La nostra Chiesa palermitana ha fatto della pastorale familiare la scelta preferenziale di riflessione, di studio, di azione e soprattutto di preghiera in questo anno pastorale. E sono certo che tutti voi membri della vita consacrata, che è nel cuore della nostra Chiesa, vi coinvolgerete nel suo cammino con il peculiare carisma sponsale, che vi lega a Cristo con cuore indiviso per essere a servizio dell’amore sponsale dei coniugi cristiani, divenuti con la grazia sacramentale del matrimonio segno e partecipazione dell’amore di Cristo e della Chiesa.

8. La vostra fedeltà, espressa significativamente dalla presenza delle Suore giubilari che accogliamo con festa e ammirazione, promuove e favorisce la fedeltà dei coniugi cristiani.
La vostra preghiera li sostiene nelle prove della vita a due, divenute oggi sempre più aspre.
    La testimonianza della vostra carità fraterna, nel misterioso circuito della comunione dei Santi, ridonda a vantaggio della loro concordia e unità familiare.
    Il vostro servizio a favore dei piccoli, degli anziani, dei malati, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e di accoglienza, è un grande aiuto dato alla famiglia nelle sue componenti più deboli e più bisognose di assistenza.
    I frequenti contatti con le famiglie del vostro territorio vi dà la possibilità di svolgere un compito missionario di particolare efficacia, perché capillare, costante, carico di fiducia, di consiglio, di persuasione e di conforto.
    Vi ringrazio per questa collaborazione con la pastorale diocesana e parrocchiale, mentre sale dal cuore di tutti la preghiera al Signore perché conceda, per intercessione di Maria, generose risposte vocazionali alle vostre comunità in modo da assicurare nel futuro la vostra presenza nella nostra Chiesa palermitana a gloria di Dio e a servizio dei fratelli.