“MARIA, DONNA LIBERA DI SCEGLIERE DI ESSERE LA SERVA DEL SIGNORE CHE DIMORA IN MEZZO ALL’UMANITA'”

Al termine del solenne Pontificale nella Chiesa Cattedrale nella solennità dell'Immacolata Concezione, l'omaggio a Maria da parte di alcune donne musulmane

«Il Signore è con te: per questo Maria è davvero libera; il suo a Dio non è quello di una schiava in preda alla paura, ma quello di una donna libera che può decidere di fare della sua vita una dimora disponibile, accogliente, autenticamente umana per il Dio che desidera prendere dimora in mezzo all’umanità e ricostruire con essa l’amicizia e l’armonia infranta» è uno dei passaggi dell’Omelia pronunciata oggi dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice durante il solenne Pontificale, celebrato nella Chiesa Cattedrale, nella solennità dell’Immacolata Concezione. Una celebrazione arricchita, al suo termine, dall’omaggio offerto all’Immacolata da parte di alcune donne musulmane che hanno letto quelle Sūre del Corano dove si fa riferimento a Maria (in allegato/pdf): “Al di là della lingua, del credo e dell’appartenenza Lei ci unisce nella preghiera”. “Un gesto di amore e di fratellanza – ha sottolineato l’Arcivescovo – che arricchisce la Chiesa di Palermo e rafforza la sua devozione a Maria”.

OMELIA ARCIVESCOVO nella Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Chiesa Cattedrale, Palermo, 8 dicembre 2021

“O Padre, nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio” (Colletta della Solennità). Così abbiamo pregato all’inizio di questa Eucaristia. Il Figlio eterno di Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, ha “fatto casa” con noi (cfr Gv 1,14); e lo ha fatto “prendendo dimora”, anzitutto, proprio nel  di Maria, come abbiamo ascoltato nella pagina evangelica odierna: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Ma il Figlio di Dio, troverà casa anche nella fede di Giuseppe che non parla mai nei Vangeli, nemmeno una parola esce dalle sue labbra, ma, saldo nella fede, a sua volta, come Maria non teme di accogliere nella sua casa Maria e il bambino che porta in grembo (cfr Mt 1,20-26; Lc 1,30).

Dio preventivamente si è creato un varco preparando in Maria una “degna tenda”, una “dimora opportuna”, per la venuta del suo Figlio nella nostra condizione umana. Egli il Dio-con-noi, in mezzo a noi, l’Emmanuele. «La sua immacolata concezione – afferma papa Francesco – ci porta a quel preciso momento in cui la vita di Maria cominciò a palpitare nel grembo di sua madre: già lì era presente l’amore santificante di Dio, preservandola dal contagio del male che è comune eredità della famiglia umana» (Angelus, 8 dicembre 2019).

L’amicizia con Dio è veramente liberante e fortemente umanizzante. Un giardino condiviso. Una casa comune, la Terra. Uno spazio di libertà, di incontro e di amicizia con l’uomo. Dio vi passeggia con Adamo ed Eva, con gli esseri terreni, con l’umanità. Si sta al cospetto dell’Altro-Dio, degli altri-fratelli-sorelle.

“Dove sei?”, è una sorta di antifona all’altra domanda genesiaca: «Dov’è tuo fratello?» (Gn 4,9). Inizia la paura. Il nascondimento. L’accusa. Affiora l’inimicizia. Con Dio: “Ho avuto paura, e mi sono nascosto”. Con gli uomini. Non si riconosce nell’altro un fratello da accogliere ma un nemico da eliminare: “Dov’è tuo fratello.” Ogni inimicizia nasce dal tradimento dell’amicizia con Dio. Ogni tradimento di relazione è frutto della perdita di amicizia con Dio. Ogni conflitto di religione e ogni violenza di matrice fondamentalista nasce dalla nefasta proiezione di un volto autoritario di Dio.

L’amicizia con Dio rende la casa comune un giardino e non un’arena di combattimento. La sua amicizia ci umanizza. Umanizza e rende libere le nostre relazioni. Ogni relazione. Dio amico. Non un nemico di noi uomini, un limitatore della nostra libertà. L’inimicizia con Dio – e cioè il peccato – è invece radice di schiavitù, di sentimenti e condizionamenti negativi, di fughe e di paure, di violenza.

Nel Vangelo l’umile serva raggiunta nella periferica Nazaret – politicamente e religiosamente – sta al cospetto dell’angelo, al cospetto di Dio. Dialoga vis à vis con Dio. Non si nasconde, non accusa. Pone domande, segno di vera libertà. Dio ha voluto che a fondamento della ‘dimora’ che doveva essere Maria ci fosse da subito, chiaramente, l’amicizia con Lui. E la libertà.

“Il Signore è con te”: per questo Maria è davvero libera; il suo  a Dio non è quello di una schiava in preda alla paura, ma quello di una donna libera che può decidere di fare della sua vita una dimora disponibile, accogliente, autenticamente umana per il Dio che desidera prendere dimora in mezzo all’umanità e ricostruire con essa l’amicizia e l’armonia infranta.

«Maria, al termine del colloquio, dichiara: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Dichiara di essere pienamente disponibile a tutto ciò che piace a Dio, di voler lasciarsi plasmare e possedere dalla forza della Parola, di voler essere discepola fedele di Cristo, tutta relativa a lui e alla sua missione. In questo modo l’Immacolata ha permesso alla grazia di invadere il mondo e di creare quella umanità rinnovata di cui lei è l’icona più bella, bella di una bellezza incomparabile» (C. M. Martini, Omelia, 8 dicembre 2000).

Cristo ci ha liberato, per essere liberi e custodire tale dono (cfr Gal 5,1). Lo custodiamo se seguiremo le orme di Maria, Discepola per eccellenza e Icona della Chiesa di ogni tempo. Se viviamo nella libertà la nostra risposta a Dio, diventeremo a nostra volta “degna dimora”, fraterna e accogliente, della presenza di Dio nel mondo da abitare e custodire come “casa comune”.