MIGRANTI, MONSIGNOR CORRADO LOREFICE: “IL PAPA INDICA LA STRADA, LA LIBIA NON E’ UN PORTO SICURO”

L'Arcivescovo di Palermo all'agenzia AdnKronos

(lp) Domenica scorsa, durante l’Angelus, le dure e chiare parole di Papa Francesco che ha chiesto, ancora una volta, di non nascondersi dietro accordi deboli e che nulla hanno a che fare con la dignità e il rispetto di uomini, donne e bambini; oggi, le parole altrettanto chiare dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice alla collega Rossana Lo Castro dell’agenzia AdnKronos:

«Il Pontefice ha detto: “Sono continuamente e sempre con voi, vi penso sempre e vi custodisco”. Le parole di Papa Francesco segnano la strada». L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, con l’Adnkronos torna sull’appello lanciato da Bergoglio alla comunità internazionale affinché tuteli i profughi nei confronti dei quali si pratica “una violenza disumana”. Parole nette che la guida della Chiesa palermitana, nominato di recente membro della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei, accoglie pienamente. «Papa Francesco è tornato a parlare di porti sicuri, la Libia non può esserlo se sappiamo che vi sono addirittura dei lager, in cui la Guardia costiera riconsegna questa gente».  «Fratelli e sorelle – avverte monsignor Lorefice – che vogliono solo alzare la testa per non annegare, vivere e non essere schiacciati dalle guerre e dalla povertà. Tra l’altro – ricorda – c’è stato un vero e proprio appello fatto al Papa e ai vescovi da parte di alcuni di loro, di questi prigionieri che stanno protestando. Gente che conosce sulla propria pelle la repressione, la violenza e, soprattutto, l’impossibilità di poter realizzare la propria aspirazione alla libertà e alla pienezza di vita».  Più volte l’arcivescovo di Palermo ha preso posizione sul fenomeno migratorio, richiamando l’Europa intera alle proprie responsabilità. «Quante volte in questi anni – aveva detto Lorefice dinanzi all’ennesimo sos di carette in difficoltà nel Mediterraneo questa estate – abbiamo condiviso lo sgomento dell’impotenza, dato dallo sgomento dell’indifferenza dinanzi al destino disperato di centinaia, oramai migliaia di fratelli e sorelle che hanno perso la vita mentre tentavano di guadagnare niente di più che la loro stessa dignità, che il loro stesso diritto ad esistere. La nostra umanità è ancora in tempo», aveva detto, bollando come “barbarie” il no ai soccorsi.

photo da Globalist Syndacation