Anniversario Dedicazione della Cattedrale

Omelia del Cardinale Arcivescovo
04-06-2004

Nella tua casa, Signore, esultiamo di gioia

1. Ogni anno, nell’Anniversario della Dedicazione della Cattedrale, la nostra Chiesa di Palermo è in festa, esulta di gioia perché, come si esprimeva S. Agostino, ‘la festa della casa di preghiera è la festa della comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo ‘casa di Dio’.
In realtà è Cristo l’unico tempio di Dio, nel quale noi possiamo adorare il Padre in spirito e verità. Ma, anche la Chiesa, in quanto prolungamento e continuazione della presenza orante e santificatrice di Gesù nella storia, è tempio di Dio.
E in essa, ciascuno di noi, col dono dello Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, confermato nella Cresima e continuamente ravvivato nella celebrazione eucaristica, è tempio di Dio, dimora della Trinità, alla quale in tutta la sua vita deve offrire ‘un servizio degno e irreprensibile’.
È quanto abbiamo chiesto al Signore nella preghiera colletta, in riferimento al culto che la nostra Chiesa eleva a Dio uno e Trino in questa Cattedrale, che è come la madre di tutte le Chiese dell’Arcidiocesi e centro di irradiazione di tutte le comunità parrocchiali, cellule vive dell’unica Chiesa particolare.

2. La Cattedrale è il segno della nostra Chiesa palermitana non solo come casa e scuola di preghiera e di comunione, ma anche, e conseguentemente, come comunità tutta ministeriale, perché tutta a servizio dell’unica e universale missione di Cristo, nella comunione con lui e tra di noi.
Tutti, infatti, come ci ha ricordato S. Pietro nella seconda lettura, siamo impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale; tutti siamo la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le opere meravigliose di lui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua mirabile luce.
Tutti, pertanto, siamo chiamati ad essere cooperatori di Cristo nell’attuazione storica dell’opera della salvezza che egli è venuto a portare nel mondo con quell’amore preveniente e gratuito che ha manifestato nell’incontro con Zaccheo, chiamandolo alla conversione ed entrando nella sua casa per farvi entrare la salvezza, come abbiamo ascoltato or ora nel Vangelo.
Tutta l’opera della salvezza viene incessantemente proclamata e attualizzata nel segno massimo della presenza del Signore Gesù, l’Eucaristia, nella quale sotto i segni sacramentali del pane e del vino egli è presente veramente, realmente e sostanzialmente, tutto intero, in corpo, sangue, anima e divinità, vero Dio e vero uomo.
Nell’Eucaristia, inoltre, come insegna il Concilio Vaticano II, si ha anche la principale manifestazione della Chiesa, specialmente quando si celebra la Messa nella Chiesa Cattedrale, nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio [‘] nell’unica preghiera, all’unico altare, cui presiede il Vescovo circondato dai suoi sacerdoti, diaconi e ministri (cf SC, 41).

3. La gioia della festa della comunità si arricchisce questa sera di una ulteriore motivazione: l’istituzione del ministero dell’Accolitato che conferirò a sei candidati al Diaconato permanente, già istituiti lettori.
Dobbiamo essere grati al Concilio Vaticano II, che ha stabilito la restaurazione del Diaconato come grado proprio e permanente dell’Ordine sacro, da potersi conferire a uomini di età matura, anche sposati, e non solo a giovani idonei che hanno ricevuto il dono del celibato.
Per dare esecuzione alle indicazioni conciliari, Paolo VI stabilì le regole generali del Diaconato e il nuovo rito di ordinazione, promuovendo così una rivitalizzazione delle comunità cristiane, della quale anche la nostra Chiesa palermitana ha beneficiato, come attesta la folta corona dei Diaconi permanenti che saluto con grande affetto insieme con le loro famiglie.
Io mi auguro che questo importante ministero sia sempre meglio compreso e valorizzato nella nostra Chiesa, come un grande dono dello Spirito.
A tanto l’Anno Eucaristico in corso ci sollecita tutti, Vescovi, Presbiteri, Diaconi, fedeli laici.
Come ogni altro ministero, il Diaconato può essere rettamente compreso solo all’intero del mistero della Chiesa, come mistero di comunione e di missione trinitaria: e sempre in riferimento al mistero di Cristo, del quale è partecipazione specifica e ripresentazione sacramentale, nel triplice e indissociabile servizio della parola, della liturgia e della carità, che ha la sua massima manifestazione nella celebrazione eucaristica.

4. Per poter ricevere il Diaconato, i candidati devono essere istituiti prima Lettori e poi Accoliti ed esercitare questi ministeri per un conveniente periodo di tempo, al fine di disporsi meglio ai futuri servizi della Parola e dell’Altare.
L’esercizio di questi due ministeri, pertanto, rientra nella logica e nell’istanza della formazione umana, spirituale, dottrinale e pastorale con la quale i candidati al Diaconato si preparano all’ordinazione e costituisce uno dei criteri principali di giudizio sulla loro idoneità al ministero diaconale.
Ogni ministero è per l’edificazione del corpo del Signore e perciò ha riferimento essenziale alla Parola e all’Eucaristia, fulcro di tutta la vita ecclesiale ed espressione massima della carità di Cristo, che si prolunga nel ‘sacramento’ dei fratelli, specialmente nei piccoli, nei poveri e negli infermi, con i quali Gesù ha voluto identificarsi. Per questo deve essere svolto ‘in modo degno e irreprensibile’.
Ciò significa anzitutto che ogni ministro deve tendere alla santità in vista del ministero e attraverso l’esercizio del ministero, animato dalla contemplazione e dalla preghiera.
Significa inoltre esercitare il ministero ‘nella’ comunione e ‘per’ la comunione ecclesiale. La Chiesa è tanto più credibile e dinamica nella missione quanto più la pluralità dei ministeri si effonde e si esercita in armonica coesione e integrazione pastorale sorretta da una convinta e forte spiritualità di comunione.
Significa, infine, esercitare con fedeltà e competenza i ministeri, secondo le norme della Chiesa. Noi siamo ministri, ossia servitori, della Chiesa e non padroni. Il Signore non gradisce il servizio offertogli con scelte personali e arbitrarie, suggerite o da ignoranza o da orgoglio o addirittura da mancanza di fede.

5. Se questo vale per tutti i ministeri indistintamente, vale soprattutto per i ministeri ordinati e per i ministeri istituiti che sono direttamente correlati con la Liturgia.
Tale è l’Accolitato che sto per affidare a questi nostri fratelli. ‘L’Accolitato ‘ come si legge nella Lettera apostolica Ministeria quaedane di Paolo VI ‘ è costituito per aiutare il Diacono e servire il Sacerdote. Pertanto è suo compito curare il servizio dell’altare, aiutare il Diacono e il Sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Messa, inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione tutte le volte che i ministri ordinari ‘ Vescovi, Presbiteri e Diaconi ‘ non vi sono o non possono farlo per malattia, per l’età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla sacra Mensa, è tanto elevato che la celebrazione della Messa si protrarrebbe troppo a lungo.
Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente all’adorazione dei fedeli l’Eucaristia e poi di riporla, ma non di benedire il popolo. Potrà anche ‘ in quanto sia necessario ‘ provvedere all’istruzione degli altri fedeli che, per incarico temporaneo, aiutano il Diacono e il Sacerdote nelle azioni liturgiche’.

6. È questo, figli carissimi, il delicato ministero che oggi la Chiesa vi affida con molta fiducia, mentre continuate il vostro cammino formativo verso il Diaconato permanente.
Esso vi impegni a vivere sempre più intensamente il sacrificio del Signore e a conformarvi sempre più il vostro essere e il vostro operare. Cercate di comprenderne il profondo significato per offrirvi ogni giorno in Cristo come sacrificio spirituale gradito a Dio.
Il contatto, che il vostro ministero vi farà avere con i poveri, i deboli, i malati, vi stimoli a farvi strumenti dell’amore di Cristo e della Chiesa nei loro confronti.
Destinati al servizio dell’altare, impegnatevi a conoscere e penetrare sempre più lo spirito della liturgia e le norme che le regolano, osservandole fedelmente a gloria di Dio e a edificazione del suo popolo.
Voi eserciterete tanto più adeguatamente il vostro ministero, se parteciperete alla SS. Eucaristia con una pietà sempre più ardente, se vi nutrirete sempre più frequentemente di essa, se vi metterete più decisamente alla sua scuola, che è scuola di sacrificio, di servizio, di condivisione, di donazione, di perdono, di concordia e di pace.
Col vostro esempio di vita sinceramente eucaristica, aiutate i fratelli a conoscere e amare il Mistero della fede per farne, anch’essi, il centro della propria esistenza cristiana.
Siate soprattutto annunziatori e testimoni del comandamento nuovo dell’amore vicendevole, che è la regola d’oro della comunione ecclesiale della quale sarete a servizio, perché a servizio della Eucaristia, che della comunione ecclesiale è la sorgente, il modello e il traguardo.
Vi aiuti in questo nuovo ministero la Vergine Santissima, ‘donna eucaristica con l’intera sua vita’ (EdE, 53) e serva del Signore per eccellenza. Mettetevi alla sua scuola imitandone l’umiltà con le quali si è detta disposta a servire il Signore e la generosità con la quale è corsa a dare aiuto alla cugina Elisabetta. È così che la vostra vita sarà degna del servizio alla Mensa del Signore e della Chiesa. Amen.