Chiusura del Giubileo Corradiniano

Chiesa Cattedrale
02-06-2009

    Figlie e figli miei carissimi!

    1. Esultante e gioioso, il nostro rendimento di grazie sale al Cielo in questo giorno di festa. Una festa per tutta la vostra Congregazione delle Suore Collegine della Sacra Famiglia, i cui sentimenti sono stati espressi dalla Madre Paolina. La ringrazio di cuore.
    Una festa per quanti hanno accompagnato il percorso di quest’anno giubilare corradiniano, che vi ha viste impegnate a offrire, nella Chiesa, la figura del vostro Fondatore, il cardinale Pietro Marcellino Corradini.
    Una festa alla quale ‘ ne siamo sicuri ‘ partecipa anche il Corradini, nella gloria del Paradiso, dal quale continua ad assistere quell’opera grande che ha lasciato alla Chiesa tutta, come segno efficace e profetico che giunge vivo ed attuale anche ai nostri giorni.
    Ringrazio per la loro significativa presenza il Signor Sindaco e alcune delle gentili Autorità convenute qui a Palermo dal comune di Sezze, che il 2 giugno del 1658, 350 anni or sono, diede i natali al Cardinale Corradini.
    Ringrazio quanti con voi celebrano questa ricorrenza, riconoscendo così nella vostra presenza di servizio una testimonianza di fede gioiosa e una risposta qualificata alle sfide odierne.

    2. Ci imbattiamo così in una grande figura di un uomo di Dio. Esperto negli studi e nella pratica della giurisprudenza, il giovane Corradini scopre la sua vocazione e matura la sua risposta sacerdotale all’interno degli ambienti di Curia nei quali è chiamato a collaborare. Mette a frutto i suoi talenti, senza sotterrarli. E in questa disponibilità generosa trova il tesoro più grande, la perla preziosa, la bellezza di donarsi tutto a Dio e alla Chiesa.
    La sua delicatezza di cuore si era già concretizzata nella libertà con la quale, già prima della sua scelta di vita ‘ aveva rinunciato all’eredità familiare in favore del fratello minore Ottaviano. Una sensibilità che aveva evidenziato il lavoro di Dio su di lui e la sua apertura al prossimo.
    Ma il Signore chiedeva di più. Più di un semplice servizio alla Chiesa. Una vera e propria donazione totale. Un pieno cambiamento di prospettiva e di vita. Una decisione coraggiosa che l’avrebbe impegnato per sempre.
    Diviene sacerdote e viene elevato alla dignità episcopale a soli 49 anni, assumendo l’incarico di Prefetto della sacra Congregazione del Concilio, con il delicato servizio dell’attuazione dei decreti tridentini. E da lì in poi un susseguirsi di impegni in vari ambiti, ma sempre tutti di grande responsabilità e delicatezza.

    3. Carissimi! Nella mia personale esperienza di servizio ecclesiale avverto ‘ senza pretese ‘ cosa significhi servire la Chiesa in incarichi di grande incombenza. Il governo della Chiesa deve essere sempre più illuminato e toccato dallo Spirito, generosamente abbracciato da uomini che sappiano viverlo vedendolo ‘ per così dire ‘ sub specie aeternitatis, con uno sguardo di fede più profondo, più acuto e penetrante, con un amore immenso alla Sposa del Cristo che si serve.
    Mi è capitato, carissimi fratelli e sorelle, che, da uomo chiamato nel ministero ad esercitare il governo, abbia anch’io scoperto e riscoperto ogni giorno la bellezza della mia donazione al Signore e il servizio reso alla Chiesa, e, in questo, abbia rinnovato la mia dedizione, specie quando nell’esercizio di questo compito ho conosciuto le rughe profonde del volto di questa Sposa, nostra Madre.
    Credo sia stata anche l’esperienza del Cardinale Corradini, che, da uomo di governo, ha continuato ad amare la Chiesa, donandosi senza riserve, non risparmiandosi per nulla, compiendo tutto per amore. Ha amato la Chiesa, il Cardinale Corradini. E ciò ‘ consentitemi dirlo! ‘ è ben più impegnativo che amare il solo Cristo. Perché la Chiesa è realtà umano-divina, e dunque, pur santificata dal Sangue di Gesù, reca spesso anch’essa le ferite di quel peccato originale che ha disequilibrato il rapporto tra natura e grazia.

    4. Amare la Chiesa non può che tradursi concretamente con un amore agli uomini, un’attenzione ai loro bisogni, una concreta lungimiranza che ci porta tutti a spenderci per il Vangelo.
    Penso che il brano evangelico che abbiamo proclamato oggi, nell’eccezionale celebrazione della memoria dei Santi Martiri Marcellino e Pietro ‘ oggi infatti per tutta la Sicilia è la Festa di Maria Odigitria ‘ questo brano evangelico possa darci una buona chiave di lettura della figura e dell’azione del Cardinale Corradini, intesa nel senso di una evangelizzazione e di un’azione pastorale energica e al servizio degli uomini.
    Per mettere in difficoltà Gesù, alcuni dei capi gli pongono una domanda capziosa: È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?
    Per Gesù c’è un duplice rischio: schierarsi contro i Romani ed essere accusato come sobillatore, oppure passare come traditore del popolo a cui appartiene.
    Come è facile, spesso, per noi cadere nell’errore di farci le domande sbagliate! Come è facile spostare l’attenzione sulle cose secondarie, e perdere così di vista le reali necessità, come pure non riuscire a scorgere il fine della nostra vita!
    Così, è Gesù che mostra di ri-dirigere il pensiero e l’attenzione di quegli uomini, accecati dal tentativo di un tranello, verso l’unica cosa sostanziale. È vero che bisognerà osservare la legge restituendo a Cesare quel che è di Cesare, ossia la moneta su cui è impressa la sua effigie e la sua iscrizione. Ma è ancor più vero e fondamentale restituire a Dio quel che è di Dio, ossia l’uomo, che reca impressa nella sua persona i tratti nitidi dell’immagine del Creatore.
    Restituire l’uomo a Dio. Ciò che cerca di fare il Corradini, la cui azione pastorale, nel suo servizio episcopale a Frascati, dimostra tutta la creatività e l’incisività di un pastore del suo tempo, attento però alla novità.
    Sollecitudine nei confronti del clero, dell’evangelizzazione, della disciplina ecclesiastica, si coniugano con le sue doti di governo. Ma tutto è diretto agli uomini, perché a tutti fosse annunziato il Vangelo e questo sia vissuto nella fedeltà e nella coerenza.

    5. Non è forse di questa attenzione operosa che abbiamo oggi bisogno, all’interno della nostra vita ecclesiale? Non è bello trovare accanto a noi modelli che hanno saputo raccogliere questa sfida: restituire l’uomo a Dio per ridare Dio all’uomo? E non appare necessario che ogni nostro slancio o cammino venga indirizzato secondo questo fine?
    Non è stato questo il senso della fondazione della vostra Congregazione, che rivela l’ansia di un uomo di Chiesa nei confronti dei poveri e dei bisognosi? Non è questo amare e fare amare la Chiesa fino a farsi suo volto sollecito verso i più piccoli?
    Il Corradini intuisce la necessità di un’azione pastorale al servizio della gioventù femminile. Una cosa nuova per quel tempo. Soprattutto è nuova la possibilità che vi sia una fondazione religiosa non claustrale tutta dedita a questo apostolato di promozione umana e cristiana.     Restituire l’uomo a Dio.     Restituire Dio all’uomo. Ecco il motore propulsivo, la motivazione fondamentale che dà senso alla sua azione, e che rende la vostra, care sorelle, ancora oggi attuale, specie nella temperie della sfida educativa che siamo chiamati ‘ come Chiesa ‘ ad assumerci.

    6. Non possono mancare le difficoltà. Il carisma fondazionale va incarnato nell’oggi, nel quotidiano. E soprattutto per germogliare continuamente, rinnovandosi, deve trovare il terreno nella fedeltà a Cristo, nella continua confidenza con lui.
    È l’esempio che ci lascia Tobi, nella prima lettura. Pur provato dall’incidente che lo rende completamente cieco, non per questo cessa di vedere la necessità della fede in lui, della giustizia e dell’irreprensibilità. La sua fedeltà si moltiplica nei giorni della sua afflizione. Anche quando intorno a lui ‘ persino dentro la sua famiglia ‘ c’è solo derisione e ostilità.
    È quella certezza nella fede che ritroviamo anche in san Paolo ‘ e siamo in chiusura di quest’Anno Paolino che il Santo Padre ha voluto donare alla Chiesa ‘ : Chi ci separerà dall’amore di Cristo? La certezza che nell’impegno di evangelizzazione, uniti all’amore di Cristo, niente potrà separarci da lui. La certezza che nella nostra chiamata in lui e nella Chiesa, solo il suo amore ci sprona, ci sorregge, ci spinge e ci consola.
    Il Cardinale Corradini ha vissuto tutto questo nell’esperienza delle sua vita, trasfusa nell’opera che ha lasciato. Quest’opera affidata a voi, diventi sempre più della Chiesa e nella Chiesa: il vostro servizio non si separi mai da quell’unico Amore che lo ha ispirato al fondatore e lo ha sostenuto nella storia Fondazione.     E sia posto sotto la protezione di Maria Odigitria, che mentre con la mano indica il Figlio, con la stessa mano ci custodisce perché a lui possiamo arrivare in pienezza di vita.
    Amen.