Festino di Santa Rosalia

Discorso alla Città - Piazza Marina
15-07-2009

Concittadini tutti, figlie e figli miei carissimi!

    1. Anche quest’anno la nostra presenza così numerosa qui a Piazza Marina, al termine della processione della splendida Urna argentea delle reliquie, fa corona a Rosalia, fulgido esempio di santità che la nostra Città non cessa di invocare come Patrona e avvocata.
    Dal cielo la Santuzza ‘ ne siamo certi ‘ si compiace di vederci riuniti come cittadini di questa Palermo che Ella ha amato e continua ad amare nella comunione dei santi. Una Palermo nobile, forte e generosa, ricca di tante risorse e di volontà di riscatto. Una Palermo che ancora oggi sa attingere ad un tesoro di fede e di tradizioni cristiane ereditato da quanti ci hanno preceduto, e che non possiamo non coltivare e rendere attuale, significativo anche per il nostro tempo.

    2. Nel 1624 la Città è terribilmente assediata dal contagio della pestilenza, in preda all’inevitabile paura di non potersi più risollevare da questo flagello che uccide la speranza e semina morte. Solo il passaggio per le vie di Palermo delle reliquie della Vergine eremita, ritrovate nella Grotta del Monte Pellegrino, riesce ad operare inaspettatatamente la liberazione.
    Il passaggio di Rosalia è il passaggio di una testimone di Dio che si è donata totalmente al Signore, l’Assoluto per cui spendere l’esistenza. Mentre nella fede e nella tradizione facciamo memoria di questo prodigioso transito di liberazione, siamo tutti spronati ad accoglierne uno ben più alto e importante, quello di Dio nella nostra vita. Dio che non può essere confinato all’ultimo posto, ai margini dei nostri cuori e della nostra società. Questo Festino deve invece trovarci disponibili a riconoscere il primato di Dio nella storia degli uomini e delle donne della nostra Città.

    3. Nella recente enciclica sociale Caritas in veritate, che il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto donare alla Chiesa nella festività dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno scorso, si afferma in modo perentorio e sempre valido che l’umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano (n. 78). Escludere dalle nostre logiche, dai nostri interventi, dai nostri discorsi e dalla quotidianità della nostra vita l’orizzonte della paternità di Dio, oltre che tradire quanto consegnatoci dai nostri Padri, significa approcciare l’uomo in modo non autentico, falsare i suoi veri bisogni e le sue reali esigenze, non rispettarne la verità inscritta nel suo essere creatura fatta ad immagine e somiglianza del Creatore. Riconoscere il primato di Dio implica ‘ in fondo ‘ lavorare seriamente al servizio dell’uomo. La nostra Città ha bisogno di vivere questo fondamentale principio.
    Continuo, infatti, a ribadire che c’è una Palermo che tanto soffre ancora! C’è una Palermo che attende ancora liberazione sociale e guarigione morale! C’è una Palermo che non può rassegnarsi a cedere sotto i colpi di antiche e nuove pestilenze!
    Certo, è bello che la Città si ritrovi insieme in questi giorni in cui si avverte la gioia della festa e della fraternità, ma il Festino porta con sé un messaggio che credo sia necessario attualizzare nelle problematiche di oggi. Credo, anzi, che la strada da percorrere sia quella di porre Dio nuovamente al centro della nostra vita ritrovandoci di fronte alla nostra cara Santuzza e ispirandoci alla sua testimonianza, e così, in questa prospettiva umana e divina, cercare di assumere la realtà bisognosa e sofferente della nostra Città, così come fece lei attraverso la sua intercessione.

    4. Uno degli aspetti più fulgidi e significativi della santità di Rosalia è quello della condivisione della sofferenza con i suoi fratelli. È quasi un ritorno della Santuzza in mezzo ai suoi concittadini. Dopo cinque secoli i palermitani la riscoprono, salgono sul Monte Pellegrino, e, portando le sue reliquie per le vie di Palermo, fanno sì che sia lei ad ‘andare incontro’ alla sua Città, condividendo la sofferenza nel difficile momento del contagio, rendendosi presente nella necessità e nei bisogni della gente, portando la rinascita della vita e della speranza.
    In questo tempo in cui si rendono sempre più evidenti i segni di una crisi socio-economica che si sposa pericolosamente con il degrado morale e l’assenza di prospettiva di fede, siamo tutti ‘ tutti! ‘ chiamati a testimoniare concreta solidarietà, generosa partecipazione nel fronteggiare le emergenze di povertà e disagio che si presentano troppo vicine a noi perché rimaniamo indifferenti.
    Ecco perché, anche questa sera, il nostro pensiero non può non andare a quanti soffrono nel corpo e nello spirito, soprattutto agli anziani ed agli ammalati che aggiungono al dolore fisico, l’abbandono e la solitudine: nel tempo d’estate sembra farsi più urgente la necessità di condividere con quelli che conosciamo un po’ della nostra giornata, di farci prossimo a queste situazioni spesso molto vicine a noi, nelle nostre famiglie e nei nostri condomini. È anche questo il modo di rendere concretamente attuale il messaggio di Rosalia.
    Non possiamo neppure dimenticare, tra le tante emergenze, la condizione dei senza casa, specie di coloro che subiscono l’umiliazione di bussare e lottare per vedere riconosciuto un diritto fondamentale ad una vita dignitosa ed a un futuro stabile. Auspico che ‘ nelle responsabilità che sono proprie a ciascuno di noi ed alle varie Istituzioni ‘ si faccia tutto il possibile perché quanto è giusto sia loro riconosciuto, nel rispetto delle normative ma soprattutto nel sostegno di quanti versano in condizioni di reale e grave indigenza.

    5. Con la sollecitudine del pensiero e della preghiera, accompagnati da Rosalia, ci è doveroso andare poi alla difficile e sfibrante inquietudine di chi soffre per la mancanza di lavoro o anche soltanto per l’incertezza della propria condizione salariale. Come si può pensare di migliorare il tessuto sociale se questo elementare diritto viene disatteso da politiche e logiche che non mirano allo sviluppo integrale della persona umana?
    È di questi giorni l’agitazione dei dipendenti dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, alcuni dei quali stamattina presenti in Cattedrale: uomini e donne che avvertono tutta l’insicurezza lavorativa a seguito di alcune dichiarazioni ufficiali sulla volontà di effettuare una non ben precisata riconversione produttiva dello stabilimento.
    A tal proposito avverto tutto il dovere di esprimere la vicinanza dell’intera comunità ecclesiale, che condivide la preoccupazione delle circa 2500 famiglie coinvolte fra impiego diretto nello stabilimento e indotto nel territorio siciliano. Ma non posso non sottolineare ‘ ad un tempo ‘ che in qualsiasi processo di riorganizzazione produttiva o ristrutturazione economica non si può perdere di vista l’inalienabile principio etico della dignità del lavoratore, e di riflesso della dignità della sua famiglia.
    Alla Santuzza consegniamo questa delicata emergenza: interceda perché si possano individuare cammini concreti che scongiurino la chiusura dello stabilimento e diano speranza ai lavoratori e alle loro famiglie.

    6. I fratelli e le sorelle, segnati dal bisogno e da antiche e nuove povertà, sono certo concittadini di Rosalia: la Vergine eremita ha per loro uno speciale sguardo d’intercessione. Tuttavia la stessa Santuzza questa sera ricorda a tutti noi che quanti soffrono queste povertà sono principalmente ‘nostri’ concittadini. Nostri, perché vivono accanto a noi, in mezzo a noi, spesso gravemente offesi dai nostri modi di agire, dalla nostra mancanza di attenzione e di accoglienza, dal disinteresse e dalla cecità.
    Mentre invochiamo la premurosa sollecitudine e l’intercessione di una nostra sorella, gigante per la sua fede, non possiamo dimenticare che siamo tutti coinvolti per farci carico dei bisogni di questi nostri fratelli più emarginati e disagiati.
    È coinvolta in primo luogo l’Amministrazione, che, a vario titolo e a vari livelli, ha il dovere di farsi più responsabile e sollecita nei confronti delle molteplici emergenze in atto. Tra queste ci preoccupa ‘ non possiamo nasconderlo ‘ l’immagine della nostra Città, a noi certamente tanto cara, ma sfigurata dalle endemiche brutture dell’incuria del territorio e ultimamente aggravatesi per il complesso problema dell’accumulo di rifiuti urbani che genera problematiche anche di ordine igienico-sanitario ed è un pessimo biglietto da visita trasmesso nel mondo intero attraverso le immagini dei media.

    7. Certamente non è questo il volto della Palermo che vogliamo vedere e far vedere. Per questo a tutti è affidata una piccola parte. A tutti Rosalia sembra rivolgersi per spronarci ad essere suoi imitatori nell’esempio di sollecitudine per questa Palermo. Le sue povertà, i suoi poveri, sono a carico di tutti noi, sono nostri fratelli nel bisogno, che non possiamo accogliere se rimaniamo ancora legati a stili di vita consumistici, edonistici, di spreco.
    La vita eremitica della Santuzza ci parla di un’autentica austerità, scelta per amore del Signore, eroicamente vissuta per un progetto di santità, tanto da farle considerare nulla e vano tutto il resto.
    Anche noi dobbiamo sentirci interpellati dall’austerità di Rosalia. Essa può fornirci l’occasione per rivedere seriamente i nostri stili di vita, per scoprire realmente la possibilità che, pur conducendo una vita dignitosa, si possano creare grandi e concreti spazi di condivisione con chi possiede meno di noi.
    C’è il rischio che, in questo momento di crisi ed incertezza, ognuno pensi di mettersi al riparo arroccandosi nelle sue sicurezze, senza fare attenzione a quanti si trovano in un maggiore bisogno. C’è il rischio di un egoismo diffuso che elimini ogni sforzo comunitario, che anziché farci sentire parte di un’unica famiglia, ci allontana segnando divari sempre più profondi.
    La nostra fede, profondamente radicata nella dignità della persona umana, può e deve andare oltre il facile egoismo di chi pensa di essere a posto con la sua coscienza, estraniandosi dalle antiche e nuove povertà che caratterizzano la nostra società. Bisogna che ‘seminiamo a vicenda’ i germi di una cultura di sobrietà e di conseguente condivisione, attraverso iniziative di attenzione agli altri e di concreto altruismo.

    8. Guai se questo Festino fosse soltanto un momento direi ‘di stordimento’, per dimenticare i problemi reali della Città e non impegnarsi a contribuire a risolverli. Guai se non ritrovassimo, anche in questo momento, una comunione fattiva attorno alla realtà che viviamo, senza fuggirla.
    Ognuno è chiamato a dare il suo personale contributo. Don Pino Puglisi amava dire: ‘E se ognuno fa qualcosa”. E questa frase restava aperta con quei puntini di sospensione con i quali il sacerdote interpellava la responsabilità di quanti lo incontravano.
    Rosalia ha fatto e continua a fare qualcosa per questa sua Città. Ma sta davanti a noi come esempio e sprone perché, anche oggi, tutti possiamo fare qualche cosa per dare un avvenire migliore alla nostra Città, un avvenire di dignità che ci possa fare andare per le nostre strade e per le vie del mondo, a testa alta, nella fierezza di essere cittadini di Palermo e concittadini di Rosalia.
    Viva Palermo e Santa Rosalia!