Festa di Santa Rosalia – Santa Messa a Palazzo delle Aquile

Cattedrale di Palermo
12-07-2008

1. Mi è particolarmente gradito tornare in questo storico Palazzo di Città, casa comune di tutti i palermitani, per iniziare con voi le celebrazioni del 384° ‘Festino’ di Santa Rosalia, festa della nostra Palermo e della ‘Santuzza’ alla quale la devozione popolare ed il ricordo grato dei cittadini non cessano di rendere omaggio.
    Venire al Palazzo delle Aquile è per me un gesto significativo, che mette in luce come la nostra Città sia legata alla sua Patrona, e quanto le Istituzioni curino, con il dovuto rispetto e con la massima attenzione, che la ‘San-tuzza’ sia sempre più segno visibile della benedizione di Dio, sempre benedetto nei suoi santi.
    È come se, con la semplicità della sua santità, Rosalia entrasse oggi an-che qui, in questo luogo, in cui la nostra Città viene amministrata in un concreto servizio alla collettività, e ‘ santa palermitana a palermitani chiamati alla santità ‘ cercasse di proporre un messaggio chiaro a partire dalla sua scelta di vita.
    Il ‘Festino’ ‘ non dimentichiamolo ‘ è fondamentalmente festa reli-giosa, nel ricordo della Santa che rispose totalmente e generosamente, con una coraggiosa scelta di vita, all’invito nuziale rivoltole da Cristo Gesù. Ascoltando la lettura del Cantico dei Cantici ne abbiamo percepito il riflesso: ‘Alzati amica mia, mia tutta bella e vieni!’
    Così Rosalia, che vive in mezzo ai fasti della corte normanna del sec. XII, abbandona le ‘scelte di palazzo’, fatte di sfarzo mondano e abili compro-messi. Il suo cuore inquieto ed assetato di infinito cerca valori più grandi e solidi su cui fondare la sua felicità. Ella comprende che a corte non può realiz-zarsi nel progetto di santità che Dio ha da sempre pensato per lei. Non può consentire che le oscurità degli orpelli mondani e degli interessi materiali e calcolati soffochino la luce che ella è chiamata a rifulgere.

    2. ‘O Dio tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, come terra deserta, arida, senz’acqua’ (Sal 62). Così abbiamo pregato con il salmo responsoriale, facendo nostro il desiderio della vergine Rosalia, del cuore che, fatto per il Signore, come ci insegna Sant’Agostino, rimane inquieto ed arido fin quando non giunge alla realizzazione dell’incontro con Dio ed a riposare nel suo amore.
    Non è difficile rendersi conto che tale profondo desiderio di Dio ‘ che è desiderio di pace, grazia, felicità, luce, vita ‘ è ontologicamente impresso nel cuore dell’uomo e non può non essere sentito e sperimentato da chi cerca con sincerità risposta ai grandi interrogativi della propria vita e del significato della storia.
    Rosalia ha ascoltato. Rosalia ha cercato il disegno del suo Sposo. Poi ha deciso di donarsi totalmente a lui. Di rispondere con generosità. Non sap-piamo da chi è stata aiutata a scoprire la volontà di Dio su di lei, ma possiamo esser certi che nel maturare le sue scelte la comunità ecclesiale ha avuto un ruolo determinante per scoprire la sua vocazione e per corrispondere in modo così nobile al piano che Dio aveva su di lei.
    Credo che il compito delle Istituzioni consista proprio in questo: accompagnare l’uomo ‘ si tratta di una creatura umana prima ancora che di un cittadino ‘ a muovere i suoi passi verso la pienezza della vita che, per essere tale, non può non aprirsi agli orizzonti della fede, come ci ha insegnato il Si-gnore: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10); «Questa è la vita eterna: che conoscano te, Padre, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato» (cf. Gv 17,3).
    E’ un compito non facile. Altamente impegnativo. Un compito nel quale ciascuna delle Istituzioni, nella missione che le è propria ed in una serena vi-sione di complementarietà del vivere sociale, deve sentirsi responsabilmente impegnata, perché dinanzi a Dio e agli uomini non prevalgano mai le logiche di potere e di sopraffazione, le abilità di compromesso e le ingiustizie sottilmente mascherate. Il bene comune, che altro non è se non il bene di tutti e di ciascun cittadino, sia la bussola ed il costante metro di giudizio del nostro pen-sare e del nostro agire.

    3. In un momento in cui tutti sperimentiamo con viva trepidazione ‘ che assume in alcuni casi i connotati di una vera angoscia ‘ l’acuirsi di una crisi economica e sociale che sembra incombere inesorabilmente nel futuro dell’umanità, l’odierna celebrazione ci invita ad elevare lo sguardo verso il Monte Pellegrino, per cercare nella testimonianza di vita di Santa Rosalia chiavi di lettura e solidi principi che possano orientare le nostre scelte ed ispi-rare i nostri propositi.
    Ma dal Monte, Rosalia ci invita tutti a guardare la Città e scendere in mezzo al popolo per dare un fattivo contributo alla pacifica convivenza ed al progresso sociale.
    Rosalia, mossa dalla grazia e forte della sua fede, sceglie di far prevalere i valori dello spirito su quelli della materialità e, con radicale sobrietà e tra-sparente semplicità, si distacca dal suo mondo ritirandosi nella povertà delle spelonche della Quisquina e poi sul Monte Pellegrino. Quale insegnamento può lasciare per gli uomini e le donne della nostra Città, specie per quanti intendono amministrarla con dedizione e coscienza?
    Non è difficile cogliere nella nostra realtà sociale i segni della crisi che coinvolge tutti, soprattutto le famiglie che spesso non riescono a sostenersi da sole, pressate dalle esigenze e dalle emergenze che si fanno urgenze ben prima dell’arrivo a fine mese.
    Nell’ambito di questa crisi, nessuno può dirsi estraneo alla possibilità di contribuire a dare segni efficaci di una cultura e di uno stile che testimoni la scelta di una maggiore austerità, di un allontanamento da ogni forma di spreco o di investimento non utile ed efficace a promuovere il bene comune e la cre-scita della nostra Città.
    Tale sfida è rivolta a tutti. Ritengo che ciascun onesto cittadino debba sentirsi responsabilizzato nel promuovere questo stile che può aprire orizzonti di condivisione e solidarietà, e che può far crescere nell’accoglienza reciproca e nei valori trasmessi alle generazioni future, che può farci sentire tutti più uniti nell’affrontare e condividere le nostre scelte di vita.

    4. Contemplando questa mattina in preghiera il volto di Rosalia, mi permetto di rivolgermi agli Amministratori della nostra amata Palermo, qui presenti come da tradizione, per stimolarli ad assumere più decisamente uno stile di sobrietà e di oculatezza di investimento, nota visibile di servizio auten-tico ai cittadini, specie nei confronti delle fasce più deboli e svantaggiate.
    Un impegno civico seriamente e serenamente oculato non significherà soltanto continuare a ricercare, con rinnovato e creativo slancio, valide soluzioni per gli endemici problemi sociali come, per esempio, la mancanza di po-sti di lavoro, la carenza di case, l’accoglienza di quanti, alla ricerca di un futuro migliore per i loro figli, lasciano la loro patria e bussano alle porte di casa nostra.
Ma agli occhi di tutti emergono in maniera sempre più evidente nuovi disagi, nuove sofferenze e nuove povertà che, purtroppo, si riscontrano ormai in tutte le zone della nostra Città, non soltanto nelle periferie o nel Centro Storico.
    Basti pensare ai drammi che vivono tanti minori che abbandonano in maniera sempre più numerosa la scuola d’obbligo, rimangono spesso coinvolti in tante forme di sfruttamento, e arrivano finanche ad essere vittime dell’insensato ed esecrabile comportamento morale degli adulti.
    Non possiamo non pensare all’inarrestabile crescita del consumo della droga, che non risparmia alcun ceto sociale; al dilagare dell’abuso dell’alcool che in Italia trova sempre più numerosi adepti anche tra i minori, come hanno segnalato le recenti statistiche europee; alla crescita di ogni forma di gioco che brucia l’economia di tante povere famiglie ed apre ampi spazi al mondo del vi-zio e dell’usura.
    A tutto ciò è necessario rispondere in modo puntuale, attraverso il sostegno economico immediato, le cui risorse vanno ricercate nel quadro di una esigente e trasparente gestione economica delle pubbliche amministrazioni, che ‘ soprattutto in tempi di crisi ‘ deve attenersi a rigorosi criteri di priorità oggettivamente definiti e condivisi.

    5. Quasi seguendo le tracce di Rosalia il missionario laico Biagio Con-te ci ha dato, in tanti anni, una chiara testimonianza del suo amore verso il Signore, del suo coinvolgimento nella storia di questa Città e della sua generosità nel curare una delle piaghe che affliggono la nostra Palermo.
Con un gesto altamente significativo, nei giorni scorsi, egli ha chiesto di ottenere certezze giuridico-amministrative per i luoghi in cui da tempo la Missione lodevolmente svolge la sua attività caritativa, ed ha avuto già alcuni immediati esiti positivi dalle Istituzioni. E in questa occasione esprimo il mio apprezzamento per quanto è stato fatto nel dare una risposta alle sue legittime richieste.
    Con la sua azione Biagio Conte ha voluto però anche richiamare l’attenzione e riaccendere i riflettori mediatici e politici su quanto ancora poco si fa nei confronti delle povertà presenti nel nostro territorio.
    Auspico dunque che le Amministrazioni locali possano lealmente impegnarsi per attingere a tutte le loro possibilità, al fine di attivare percorsi con-creti di sostegno e di solidarietà nei confronti di tutte quelle istituzioni che già operano a favore del tessuto sociale e che tornano utili alla crescita della collettività.

    6. Santa Rosalia desidera essere ricordata, venerata e festeggiata pro-prio così. Questa deve essere la sua Palermo: una Città che non affida fatalisticamente ai Fuochi il compito di liberarla dai mali, piuttosto una Città che si muove, si attiva, si responsabilizza per creare le condizioni nelle quali la grazia di Dio benedice gli sforzi umani.
    Questa deve essere la Palermo che ‘ ad ogni livello politico, sociale, privato ‘ non sta ad aspettare inerte la liberazione dalle sue pestilenze, ma che già nel suo cuore forte e generoso, nelle sue virtù alte e nobili, nei valori tra-smessi dalle generazioni passate, cerca di liberarsi dall’atavica pestilenza dell’immobilismo e della rassegnazione, per aprirsi a sentieri di riscatto e di libertà vera, in cui la dignità dell’uomo esprima l’amore di Dio che lo ama come figlio prezioso ai suoi occhi.
Amen.