Inizio Anno Accademico della Facoltà Teologica di Sicilia

Omelia del Cardinale Salvatore De Giorgi, Arcivescovo di Palermo e Gran Cancelliere della Facoltà Teologica di Sicilia
28-10-2004

1. Nella preghiera colletta abbiamo invocato dal Padre lo Spirito Consolatore promesso dal suo Figlio, Spirito di sapienza, di intelligenza e di scienza, perché, nel nuovo anno accademico della nostra Facoltà, ci guidi, come sempre, alla conoscenza piena della verità.
Dono divino e radice di ogni altro dono, lo Spirito Santo è stato effuso sulla Chiesa il giorno di Pentecoste: ne abbiamo fatto memoria nella prima lettura.
Su ciascuno di noi è stato effuso nel Battesimo, ci è stato dato come sigillo nel sacramento della Confermazione, ci viene continuamente donato ed è accresciuto in ogni Celebrazione eucaristica.
Attraverso la comunione al suo Corpo e al suo Sangue con la quale partecipiamo al convito pasquale del Signore Risorto, vero banchetto sacrificale e memoriale della sua Pasqua, Gesù, ci comunica anche il suo Spirito. Così si esprime S. Efrem: ‘Chiamò [Gesù] il pane suo corpo vivente, lo riempì di se stesso e del suo Spirito [‘]. E colui che lo mangia con fede, mangia Fuoco e Spirito [‘]. Prendetene, mangiatene tutti, e mangiate con esso lo Spirito Santo. Infatti è veramente il mio corpo e colui che lo mangia vivrà eternamente’.
È quanto affermiamo anche noi quando nella Preghiera Eucaristica chiediamo al Padre: ‘A noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo’.

2. Il richiamo al mistero eucaristico è sempre doveroso all’inizio di ogni anno accademico, perché l’Eucaristia è fonte e culmine di ogni azione nella vita della Chiesa: e per questo ogni anno abbiamo dato inizio con la celebrazione eucaristica.
Ma quest’anno lo è particolarmente doveroso, perché il nuovo anno accademico coincide con lo speciale ‘Anno dell’Eucaristia’ che il Santo Padre Giovanni Paolo II, – al quale va grato e orante il nostro pensiero -, ha indetto nel maggio scorso, ha aperto due domeniche fa e ha illustrato con la Lettera apostolica Mane nobiscum Domine, alla luce dell’esperienza dei discepoli di Emmaus, che abbiamo rivissuto nella proclamazione del Vangelo.
È una icona, quella dei discepoli di Emmaus, che esprime molto bene l’esperienza di ogni Facoltà teologica. Questa, ha come finalità principale una sempre più profonda conoscenza della verità rivelata, per cui avverte, il bisogno di lasciarsi illuminare dal Viandante divino, che si fa nostro compagno di viaggio per introdurci alla comprensione dei misteri di Dio, e soprattutto del mistero eucaristico, che è la sintesi di tutti i misteri.

3. L’Eucaristia è il Mistero della fede per eccellenza: sovrasta infinitamente i nostri pensieri e può essere accolto solo nella fede.
‘Di fronte a questo mistero di amore ‘ scrive il Papa nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia -, la ragione umana sperimenta tutta la sua finitezza. Si comprende come, lungo i secoli, questa verità abbia stimolato la teologia ad ardui sforzi di comprensione. Sono ‘sforzi lodevoli’, tanto più utili e penetranti quanto più capaci di coniugare l’esercizio critico del pensiero col ‘vissuto di fede’ della Chiesa, colto specialmente nel ‘carisma certo di verità’ del Magistero e ‘nell’intima intelligenza delle cose spirituali’, che raggiungono soprattutto i Santi (EdE, 15).

4. L’Anno dell’Eucaristia è un tempo di grazia, un vero Kairòs, offerto dal Signore a tutti i figli della Chiesa, per riflettere sul Mistero della fede e ridestare lo ‘stupore eucaristico’, che ci aiuti a conoscerlo più profondamente, a celebrarlo più fedelmente, ad adorarlo più devotamente. Lo è per tutti, ma credo che lo sia in modo particolare per i docenti e gli alunni di una Facoltà Teologica, che offre idonei strumenti culturali e spirituali per rispondere a questa triplice istanza del Mistero eucaristico, come mistero di luce, sorgente di comunione e progetto di missione.

5. Come mistero di luce, l’Eucaristia stimola a un impegno più consapevole nello studio e nella ricerca teologica, capaci di illuminare le menti e di riscaldare i cuori, nella consapevolezza che si tratta di conoscere non verità astratte, ma una persona concreta e viva, Gesù il Risorto, unico redentore dell’uomo e unico Salvatore del mondo.
Sarà così anche più agevole percepire, sia nella celebrazione eucaristica sia nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva presenza di Gesù, così come lo riconobbero i discepoli di Emmaus allo spezzare del pane.
Io mi auguro che, soprattutto in questo Anno dell’Eucaristia, le celebrazioni eucaristiche nella Cappella della nostra Facoltà siano partecipate con maggiore frequenza e la presenza di Gesù nel tabernacolo costituisca per tutti, docenti e discenti, un polo di attrazione, un richiamo forte alla adorazione e alla contemplazione personale e comunitaria.

6. Partecipazione al corpo e al sangue del Signore, l’Eucaristia è sorgente ed epifania di comunione. Manifesta e rende sempre più salda la comunione ecclesiale, cuore della Chiesa e di ogni articolazione di Chiesa, qual’è la nostra Facoltà.
In quanto pontificia e voluta dall’Episcopato, essa ha un legame particolare col Papa e con i Vescovi siciliani.
In quanto vera famiglia di Dio, essa deve farci sentire tutti ‘un corpo solo e un’anima sola’, con la grazia dello Spirito Santo: per questo lo invochiamo in ogni celebrazione eucaristica. ‘L’Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione’. Rifugge perciò da divisioni e contese, esige concordia e unità. ‘Chi riceve il mistero dell’unità ‘ osserva S. Agostino ‘ ma non conserva il vincolo della pace riceve non un mistero a suo favore, bensì una prova contro di sé’.

7. La Facoltà Teologica è una scuola privilegiata per quanti sono chiamati alla missione: e lo siamo tutti in forza del Battesimo.
La cattedra più illuminante e stimolante di questa scuola è l’Eucaristia.
L’incontro eucaristico con Cristo suscita in ciascuno di noi l’urgenza di testimoniarlo e di annunciare il suo Vangelo.
È questa la consegna che ci viene riaffidata alla fine della Messa: un vero ‘progetto di missione’, fondato sulla ‘cultura dell’Eucaristia’, promotrice del dialogo con tutti. Si tratta di un progetto necessario soprattutto nel nostro contesto socio-culturale secolarizzato, che ‘respira l’oblìo di Dio e coltiva la vana autosufficienza dell’uomo’ (ib. 26).
La ‘cultura dell’Eucaristia’ è la cultura della donazione, della condivisione, della solidarietà, della concordia, della pace: è ‘impegno fattivo nella edificazione di una società più equa e più giusta’ [‘]. ‘È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l’autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche’ (ib. 28).

8. La ‘cultura dell’Eucaristia’ genera sua volta una ‘spiritualità eucaristica’, ispirata, animata e nutrita dagli aspetti tipicamente celebrativi della liturgia, come i segni, i riti, le parole. La mistagogia, tanto cara ai Padri della Chiesa, aiuta a passare dai segni al mistero e coinvolge in esso l’intera esistenza del cristiano.
– L’ascolto della parola di Dio ci rende docili alla voce dello Spirito nel contesto del dialogo di Dio col suo popolo e ci forma all’intelligenza della fede.
– I diversi elementi penitenziali della Messa ci stimolano alla conversione permanente per la purificazione del cuore penitente.
– La grazia del memoriale suscita in noi il senso della gratitudine per tutti i doni naturali e soprannaturali ricevuti da Dio in Cristo e si esprime nel giusto e doveroso rendimento di grazie, sempre e in ogni luogo.
– La dimensione sacrificale dell’Eucaristia, che ci associa al sacrificio di Cristo, c’impegna al dono di sé, alla gratuità e all’oblatività richieste dal vivere cristiano.
– L’intimità della comunione sacramentale alimenta in noi la virtù teologale della carità e ci fa pregustare il possesso eterno di Dio nella gloria futura.
– La presenza, assolutamente unica, di Gesù nell’Eucaristia, se avvertita e accolta con fede, ci aiuta a riconoscerlo negli altri segni della sua presenza, soprattutto nei poveri e negli ultimi.
– Il silenzio, che nel ritmo celebrativo favorisce il raccoglimento e l’interiorizzazione, è la più intima risposta a Dio che parla a noi e opera per noi, qui e ora, e ci dispone alla dimensione contemplativa della vita.
– L’adorazione, sia durante la celebrazione eucaristica sia davanti al Tabernacolo, ci educa a non prostrarci agli idoli terreni che ci rendono schiavi, ma a obbedire con fedeltà a Colui che riconosciamo unico Signore della Chiesa e del mondo.

9. E così che la celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto la Domenica, giorno del Signore e Pasqua settimanale, diventa la fonte inesauribile della gioia cristiana, espressa nel canto, nella musica, e in un clima di festa. La gioia cristiana non nega la sofferenza. È la gioia pasquale, che nella sofferenza del Venerdì Santo fa attendere e pregustare il gaudio del mattino di Pasqua. E la gioia di Dio è la nostra forza.
Con questo auspicio, anche a nome dei Vescovi Siciliani, auguro a tutti, docenti e studenti, un Anno accademico ricco di luce e di grazia. Un auspicio, che affido alla intercessione della nostra Odigitria, primo tabernacolo della Sapienza increata, donna eucaristica con tutta la sua vita, madre di verità e modello di santità.