Ordinazione Presbiterale

OMELIA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO
28-06-2003

1. La gioia che inonda la Chiesa universale nella solennità dei Santi Pietro e Paolo in ricordo del loro martirio, questa sera, qui, nel Cenacolo della nostra Cattedrale, si arricchisce di una ulteriore motivazione di fede: l’ordinazione presbiterale di questi otto giovani diaconi, figli della nostra Chiesa palermitana, a cinquanta anni precisi dalla mia ordinazione presbiterale.
Il 4 giugno scorso, nella solennità dell’anniversario della Dedicazione della Cattedrale, ho manifestato i sentimenti interiori da me provati durante i riti della mia ordinazione presbiterale. Sentimenti, dicevo, che si rinnovano in ogni celebrazione eucaristica.
Ma in questa concelebrazione li rivivo con particolare e comprensibile emozione, perché li rivivo nell’atto stesso di trasmettere ai nostri giovani il medesimo dono e il medesimo mistero, ricevuti da me cinquanta anni fa attraverso l’imposizione delle mani del mio Vescovo, Mons. Francesco Minerva: nella veneranda età di quasi cento anni, questa sera sento spiritualmente vicino come non mai.

2. Generare altri presbiteri, per me Vescovo è un dono grande e sempre nuovo del Signore: non solo perché dona la gioia di vedere crescere la famiglia presbiterale della quale il Vescovo è il padre, ma anche perché offre a me e ai miei carissimi presbiteri qui presenti l’occasione di ricordare la nostra ordinazione e di rinnovare le promesse fatte a Dio davanti alla comunità per rispondere fedelmente alle attese del Padre e della Chiesa.
Ma anche a voi, carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore, viene offerta la possibilità di rinnovare la vostra fede nel mistero del sacerdozio ministeriale, che è a servizio del vostro sacerdozio battesimale, dal quale nasce ma dal quale differisce per grado e per essenza, pur nella integrazione e nella complementarità che caratterizzano una Chiesa tutta ministeriale.
Con l’ordinazione presbiterale, infatti, questi otto giovani, finora semplicemente fratelli vostri in forza del Battesimo, diventeranno anche vostri padri, perché saranno sacramentalmente configurati a Cristo capo-servo, pastore e sposo della Chiesa.
Guardate a loro con gli occhi della fede per considerare il mistero che oggi si compie in loro e il ministero che viene loro affidato per tutta la vita, e accompagnateli con il vostro affetto, con la vostra stima e con la vostra preghiera.

3. Ma soprattutto voi, figli carissimi, vivete con spirito contemplativo l’evento di grazia che lo Spirito del Signore fra poco compirà in voi attraverso l’imposizione delle mie mani e la preghiera.
Vivetelo alla luce dell’esempio e dell’insegnamento degli apostoli Pietro e Paolo, maestri di fede e testimoni di totale fedeltà a Cristo sino al martirio, rendendo grazie al Signore che vi ha giudicati degni di fiducia chiamandovi al ministero (cf 1Tm 1,15).

4. Come Pietro e Paolo, siate fedeli a Cristo nel ministero della Parola. Nella loro predicazione, come abbiamo pregato nella Colletta, Dio ha dato alla Chiesa le primizie della fede cristiana. Questa fede voi dovete alimentare anzitutto in voi stessi come discepoli di Cristo, per trasmetterla ai fedeli che vi saranno affidati con la stessa responsabilità e con lo stesso entusiasmo dei due apostoli.
Pietro, che nella notte della Passione aveva rinnegato il suo Signore, dopo la Pentecoste, fortificato e illuminato dallo Spirito Santo, annunzia con coraggio la sua risurrezione, indicando in lui l’unico e universale salvatore degli uomini.
Con lo stesso coraggio annunziate anche voi il Vangelo della salvezza in un mondo che cambia, nel nome e con l’autorità stessa dell’unico Maestro, che è Cristo.
Scelti da Dio, come Paolo, per questo ministero fin dal seno materno, come lui, annunziate il Vangelo senza mai modellarlo sull’uomo.
Come garanti della professione e della tutela della fede, fate vostra la stimolante esortazione rivolta a Timoteo: ‘Ti scongiuro davanti a Dio, annunzia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole (2Tm 1,4-5).

5. Come Pietro e Paolo, siate fedeli a Cristo nel ministero della santificazione. ‘Ad immagine del Santo che vi ha chiamati diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta’ (1Pt1,15), ‘cercate di essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio’ (2Pt 3,14), vi ripete questa sera S. Pietro.
E poiché la santificazione sacerdotale si realizza soprattutto nell’esercizio del ministero, come ‘amministratori dei misteri di Dio’ (1Cor 4,1), ricordate sempre l’affermazione di Paolo: ‘Ora quanto si chiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele’ (v.2).
Alla fedeltà ci ha esortati anche recentemente il Santo Padre al quale va il nostro devoto pensiero e augurio orante nel XXV del suo Pontificato.
Della Liturgia, azione di Cristo e della Chiesa, noi siamo ministri, ossia servitori e non padroni. E ciò vale soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia, il tesoro più grande della Chiesa, affidato in modo peculiare al sacerdozio ministeriale della quale l’Eucaristia costituisce la sorgente, il cuore, il culmine, come lo è per tutta la Chiesa. Ricordate che soprattutto nella celebrazione dell’Eucaristia e del Sacramento della Riconciliazione voi agirete non solo nel nome ma anche nella persona di Cristo.
Per celebrare degnamente i santi misteri mettete in pratica, figli carissimi, quanto l’Apostolo raccomandava a Timoteo: ‘Tu, dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù’ Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore delle parole di verità’ (2Tm 2,1-15).

6. Come Pietro e Paolo, siate fedeli a Cristo nell’esercizio della carità pastorale, che fra poco riceverete in dono come partecipazione dell’amore di Cristo buon Pastore: tutta la vostra vita ne sia anche l’irradiazione limpida e credibile a vantaggio del popolo di Dio e a edificazione del mondo. Per questo Gesù anche a ciascuno di voi chiede, come a Pietro, la risposta dell’amore, ‘Mi ami tu?’, quale condizione per pascere il suo gregge.
Non si può amare, infatti, il gregge di Cristo se non si ama lui, il buon Pastore, e nella misura in cui si ama il Pastore si ama anche il suo gregge.
Questa sera Gesù rivolge a voi la dichiarazione di amicizia che dovrà caratterizzare la vostra esistenza sacerdotale: ‘Non vi chiamo più servi ma amici’.
Ma vi ricorda anche la condizione per onorare questa amicizia divina,che nessuno di noi avrebbe potuto pretendere o meritare: ‘Voi siete miei amici se farete quel che io vi comando’. E lui comanda di amare il suo gregge con lo stesso suo amore pastorale che fra poco vi sarà effuso col dono dello Spirito Santo: un amore soprannaturale che parte da quello trinitario per concretizzarsi nell’amore al Papa, al Vescovo, ai confratelli, a tutti i fedeli, nella triplice e indissociabile espressione della comunione presbiterale, che è il cuore della comunione ecclesiale e l’anima della carità pastorale.
Ecco, perché, S. Pietro ripete a voi la vibrante esortazione rivolta agli anziani del suo tempo: ‘Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge’ (1Pt 5,1-3).
A sua volta S. Paolo dice a ciascuno di voi: ‘Tu, uomo di Dio, tendi alla carità, alla pazienza, alla mitezza (1Tm 6,11).

7. Distaccati da tutto ciò ‘ cose, luoghi, persone ‘ che può intralciare il vostro amore a Cristo, fate vostre le sue scelte di vita e conformatevi a lui umile, povero, casto, obbediente, paziente, mite, misericordioso, per essere sua immagine viva e credibile in mezzo ai fratelli.
Sarà allora più facile per voi, a somiglianza di Pietro, accostarvi a tutte le sofferenze spirituali e materiali del mondo d’oggi, simbolicamente raffigurate dal paralitico, e dire: ‘Guarda verso di noi .. non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo dò: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina’.
Ma sarà anche più facile affrontare le sofferenze che inevitabilmente incontrerete nell’esercizio del ministero, ma che non debbono mai scoraggiarvi, convinti che la Croce è il prezzo della carità pastorale e la fonte della gioia pasquale, per cui Paolo affermava di sopportare ogni cosa per gli eletti (cf 2Tm 2,10) e di essere pervaso di gioia in ogni tribolazione (cf 2Cor 7,4).
Gesù, d’altra parte, assicura anche a voi la pienezza della gioia pasquale, promessa dagli apostoli nella prima ordinazione sacerdotale, e vi esorta a non temere, perché egli sarà con voi ogni giorno con la forza della sua grazia che compensa immensamente ogni umana debolezza.
Con voi sarà anche la Vergine Santa, Madre della Chiesa e dei Sacerdoti. Non è una semplice coincidenza cronologica, che la vostra ordinazione avvenga nel cuore dell’Anno del Rosario, in un giorno di sabato e per giunta dedicato al Cuore Immacolato di Maria. È un invito ad affidare nelle sue mani materne la vostra vita e il vostro ministero presbiterale con lo stesso atteggiamento di Giovanni che la prese con sé tra le sue cose più care e preziose: rinnovate ogni giorno questo affidamento, soprattutto con la recita del S. Rosario che il S. Padre ha riconsegnato in modo particolare a noi sacerdoti.

8. Sostenuti dalla sua materna intercessione, come anche da quella dei nostri Santi Protettori, S. Mamiliano e S. Rosalia, di S. Domenico, il Santo del Rosario, e del Beato Annibale Maria di Francia, l’apostolo del Rogate e gloria della Sicilia, accompagnati dall’affetto e dalla preghiera del vostro Arcivescovo, del Vescovo Ausiliare, dei vostri superiori, del presbiterio diocesano, dei confratelli di vita consacrata, di tutto il popolo di Dio, a cominciare dai vostri genitori e familiari che ringrazio per aver aperto le porte della vostra casa alla chiamata del Signore, accogliete fra poco il dono di Dio e conservatelo integro e puro per tutta la vita per l’edificazione della Chiesa di Dio e per la vostra santificazione a gloria di Dio Padre e Figlio e Spirito Santo.