Ordinazione Presbiterale

Basilica S. Francesco d'Assisi, Palermo
26-09-2008

    1. Ringrazio Dio, datore di ogni bene, per il dono immenso che ancora una volta mi concede con la celebrazione di questa sera. Per un vescovo, infatti, è un momento di intensa grazia quando, nella successione apostolica, può trasmettere l’ordine sacro a un figlio della Chiesa, e può così rendere visibile il dono del sacerdozio di Cristo fatto a tutto il popolo di Dio, per l’azione dello Spirito Santo.

    È così nel caso del nostro caro fr. Gesualdo che oggi risponde in maniera definitiva alla speciale proposta d’amore del Padre che lo invia agli uomini del nostro tempo, e viene costituito ministro del Signore e dispensatore della grazia sacramentale.

    Per me, Pastore di questa Chiesa, si tratta di una vera e propria gioia, da vivere in una piena fiducia al Signore. In primo luogo perché attraverso il mio ministero dono quello che personalmente ho ricevuto e sperimentato nella mia vita, quella azione di grazia incessante e fondamentale che ogni giorno mi promette di rinnovare la mia dedizione a Dio e alla Chiesa.

    Inoltre riesco a intravedere con gli occhi della fede la storia della salvezza che si sviluppa nella continuità dell’edificazione della Chiesa attraverso i mezzi che Dio ha voluto affidarle. Un evento personalmente vissuto dunque, che mi offre una ulteriore occasione per lodare il Signore per le meraviglie che egli continuamente opera.

    D’altra parte, siamo tutti invitati a leggere, nel dono dell’ordinazione sacerdotale di questa sera, la luminosa vitalità della Chiesa. In essa, come in un terreno fecondo, vengono seminati da Dio i germi di donazione totale al servizio del Vangelo, e germogliano risposte autentiche e coraggiose, spesso maturate nella sofferenza e nel silenzio, ma sempre fecondate dall’azione di grazia di Dio.

    2. La liturgia della Parola che questa XXVI Domenica del Tempo Ordinario ci propone, è tutta volta a sottolineare il ruolo della responsabilità del credente nel compimento autentico della volontà di Dio.

    Nel brano evangelico che abbiamo proclamato, Gesù si rivolge ai presenti, parlando dell’atteggiamento di due figli chiamati dal padre a lavorare nella vigna. Di entrambi Gesù sottolinea l’assoluta incoerenza fra quanto dicono e quanto ‘ alla fine ‘ compiono: uno rifiuta la proposta, ma successivamente si convince e va a lavorare; l’altro risponde prontamente all’invito del padre, ma poi non va, non mantiene l’impegno preso. Non sappiamo quali ragioni abbiano fatto cambiare idea ad entrambi, ma Gesù tende a sottolineare che è stato solo il primo figlio a compiere la volontà del padre.

    Gesù accosta i due figli agli ascoltatori del tempo che non hanno riconosciuto l’annuncio di conversione e salvezza fatto da Giovanni Battista e sono rimasti nella chiusura ostinata nel proprio cuore. Ma certamente si rivolge anche a noi. Quanta incoerenza troviamo spesso ‘ troppo spesso! ‘ fra le nostre parole, le nostre promesse, le nostre intenzioni formulate dinanzi a Dio e ai fratelli, e i fatti concreti ai quali dovremmo poi far approdare ogni nostro proposito! Il Vangelo di questa sera ci dice che la risposta più autentica è quella della sequela concretamente vissuta. Il giudizio di Cristo è infatti in relazione al compimento della volontà di Dio, una volontà che va cercata, desiderata, accolta e seguita con cristallina trasparenza e convinta sequela.

    Gesù però non vuole soltanto richiamare sulla mancanza di coerenza che l’uomo può trovarsi a vivere nel suo rapporto con Dio e col prossimo. Egli vuol dire anche che è possibile che la mancata adesione alla volontà di Dio divenga generosa risposta. Gesù si riferisce allora ai tempi nuovi che egli è venuto ad inaugurare entrando nel mondo con la sua umanità. Venuto per chiamare i peccatori a conversione, addita il figlio che si risolve a lavorare nella vigna del padre come un modello di conversione. È possibile quindi che il rifiuto iniziale della grazia di Dio diventi ‘ come nel caso dei pubblicani e delle prostitute ‘ il ‘si’ di chi cambia la propria vita e rinnega il peccato.

    3. L’attenzione dei testi sacri alla responsabilità di compiere la volontà del Padre, che è volontà di bene e di felicità per i propri figli, ben si sposa con l’evento di grazia che questa sera viviamo.

    Fr. Gesualdo, chiamato da Dio a lavorare nella sua vigna pronuncia generosamente il suo ‘si’ definitivo e gioioso e si impegna a rendere concreta e visibile questa risposta, ogni giorno, nella speciale consacrazione a Dio e ai fratelli, e nel fattivo impegno per la costruzione del Regno di Dio in mezzo agli uomini.

    Caro Gesualdo, non è poca cosa tutto questo! Chissà quanto lo ha desiderato il tuo cuore! E in particolare chissà con quanta commozione sei accompagnato oggi dai tuoi cari familiari, dalla mamma che ‘ impossibilitata a venire ‘ si trova in comunione di preghiera con noi, dagli amici, dai tuoi alunni e da quanti ‘ a vario titolo ‘ ti hanno seguito nel cammino di questi anni. Ti segue dal Cielo il tuo papà, Cristoforo, che oggi gode della visione del Dio della pace. E poi c’è accanto a te la tua nuova famiglia: la tua ordinazione sacerdotale all’interno dei francescani conventuali diventa motivo di speranza anche per l’intero Ordine, al quale dovrai sempre essere fiero di appartenere.

    Caro Gesualdo, stasera ti viene fatto un dono. Un dono che si innesta sulla tua vicenda personale, costituita dalla tua esperienza di vita segnata inequivocabilmente dal passaggio del Signore. Certamente alla proposta che Dio ha fatto a te solo tu hai potuto rispondere. Con la tua generosità e ben consapevole dei tuoi limiti che ‘ come uomo ‘ ti segnano.

    La tua vita si è lasciata affascinare ad avvolgere da quel Dio che hai scoperto nelle pieghe della tua esperienza, e in modo particolare nella bellezza che segna la realtà dell’impronta di mistero e di fascino donatale dal Creatore. Il Dio della bellezza ti ha condotto, attraverso il tuo itinerario artistico e culturale, a crescere nella fede fino ad incontrare la fonte di tanta grazia. E il tuo cuore ha sentito crescere il desiderio di abbeverarti ad essa, per portare agli uomini del nostro tempo l’attrattiva alta e profonda del Dio che si rivela agli uomini come il ‘Bel Pastore’.

    Per questo il dono che ti viene fatto oggi richiede da parte tua un profondo atteggiamento di totale abbandono. È l’abbandono fiducioso di un figlio, significato nel gesto liturgico della prostrazione, consegna definitiva della vita nell’umiltà della propria condizione umana.

    Questo dono, tuttavia, non ti viene fatto solo a livello personale. Il tuo sacerdozio è un dono per tutta la Chiesa! Quanti incontrerai e servirai nel tuo cammino sono chiamatati a sostenere il tuo si! A loro devi il tuo quotidiano impegno di santità personale, ricordando che il Signore Gesù ha redento l’umanità attraverso l’offerta di se stesso in obbedienza al Padre. Dalla tua santità dipenderà la credibilità della testimonianza che offri al mondo intero.

    Annuncerai, con la forza dello Spirito che su di te scenderà, la Parola di Dio. La tua corrispondenza all’Amore che ti ha scelto deve impegnarti innanzitutto a percepirla nel silenzio della meditazione, ad ascoltarla e accoglierla nel tuo cuore, e poi a restituirla ai fratelli come fecondata dallo Spirito Santo invocato con fede. ‘Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi’ (cf. Mt 10,20). E di questa Parola sii sempre fedele servitore, come in debito di gratitudine verso colui che te l’ha donata e che ti invia ad annunciarla ai fratelli.

    Nei sacramenti che celebrerai, soprattutto nella riconciliazione e nell’Eucaristia, poni tutta la cura a custodire quanto Cristo, attraverso la Chiesa e per il bene della Chiesa, deposita nelle tue mani, quasi fidandosi di te, confidando nella tua disponibilità.

    In particolare, specie dalla celebrazione dell’Eucaristia, implora come dono quello di essere promotore di comunione. Avverti tutto il peso della raccomandazione di San Paolo ai Romani: ‘Non abbiate alcun debito con nessuno se non quello di un amore vicendevole’ (cf. Rm 13,8). Vivi questa comunione nello spirito di obbedienza ai superiori che testimonia la docilità di Cristo al piano divino di salvezza.

    Nella povertà, che Francesco abbracciò con pienezza e libertà, sei invitato a trovare più che uno stile di vita. Essa è vera testimonianza ai fratelli perché dice la libertà dall’affanno del possedere e la ricchezza del donarsi totalmente e gratuitamente.

    E di questa chiara affermazione della povertà, della sobrietà e della essenzialità ‘ carisma proprio della famiglia francescana ‘ ha particolare bisogno il mondo di oggi, che sembra lasciarsi guidare in maniera sempre più sfrenata dal desiderio di avere e dall’insaziabile sete di potere. In questo, voi seguaci di Francesco dovete essere i primi e i più luminosi testimoni per rendere credibili tutti questi valori.

    4. Caro Gesualdo, avvertiamo tutti l’inadeguatezza delle nostre vite dinanzi alla grazia e alla responsabilità di questo ministero che ci unisce più strettamente a Cristo unico sommo ed eterno sacerdote. Tuttavia rispondiamo il nostro ‘si’ al Signore con la stessa fiducia dell’apostolo Paolo: ‘Investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d’animo’ (cf. 2Cor 4,1).

    Il coraggio della tua perseveranza nella dedizione a questo servizio è sostenuto dal discernimento compiuto in questi anni, con l’aiuto dei tuoi formatori, a livello personale e a livello comunitario. Ed è fortificato dalla fiducia che continui a riporre nella costante azione di Dio che ‘ attraverso la tua vita ‘ si manifesterà ai fratelli. Con Paolo dirai: ‘Noi non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù’ (cf. 2Cor 4,5).

    Sotto la protezione della Vergine Immacolata ‘ che con tanto fervore e devozione i Palermitani vengono ad invocare in questo splendido tempio santo ‘ sotto la custodia di Lei, la prima che accolse la tenerezza di Cristo fra le sue braccia, poni la tua vita sacerdotale, perché sia offerta feconda e lieta, allo stesso tempo umile e traboccante di grazia.

    Il suo ‘si’ ti insegni a porre unicamente in Dio la tua fiducia, e ti doni la speranza di veder come lei germogliare i semi del Regno di Dio nel cuore degli uomini che incontrerai sul tuo cammino.

    E così sia!