Solennità della SS. Trinità Ordinazione Diaconale di Ignazio Vazzana

Termini Imerese, Maggior Chiesa
18-05-2008

    Figlie e figli miei carissimi!

 

    1. Si è appena concluso il tempo pasquale con la Solennità della Pentecoste, celebrata la scorsa settimana, e l’anno liturgico, nella scansione delle feste e delle domeniche, ci consente di accostarci più da vicino al mistero dell’identità profonda di Dio, il mistero della SS. Trinità.
    Non potremo mai comprendere, con il nostro sforzo intellettuale, questo mistero che rimane tale di fronte al nostro limite umano. Esso va adorato e contemplato, gustato nella bellezza della sua azione salvifica, ricevuto in dono perché rivelato da Dio stesso nell’incarnazione del suo Figlio e nella discesa dello Spirito Santo.
    Esso è un mistero dal quale con docilità e umiltà ci lasciamo coinvolgere e sconvolgere a livello esistenziale senza pretendere di volerlo penetrare e analizzare, quasi appropriandocene, rendendolo a noi disponibile.

 

    2. Il Concilio Vaticano II, riprendendo una celebre definizione di San Cipriano, definisce la Chiesa proprio come un ‘popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’ (De Orat. Dom. 23; cfr LG 4).
    Il nostro convenire qui, insieme, come Chiesa in pellegrinaggio verso la piena comunione d’amore con Dio, scaturisce proprio dall’invito del Padre di tutti gli uomini, che, rendendoci suoi figli per mezzo del santo sacrificio del suo Unigenito, ci chiama, nell’unità dello Spirito Santo, ad essere Corpo Mistico di Cristo, visibilizzazione del suo Amore, germe di una nuova umanità.
    La Chiesa è chiamata, dunque, a rendere presente in mezzo agli uomini la comunione intratrinitaria fra le tre Persone divine, nell’unità visibile e nel rispetto delle diversità e dei carismi, per giungere a contemplare, per la vita eterna, la gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nella gioia della Gerusalemme celeste.
    Celebrare la Trinità è dunque contemplare la Chiesa che scaturisce dall’atto di Amore profondo del Dio Uno e Trino, e che da questo Amore viene costantemente accompagnata, corretta, sostenuta nella prova.

 

    3. Abbiamo ascoltato dal Vangelo una parte del dialogo notturno che Gesù intrattiene con il maestro d’Israele Nicodemo. Una frase lapidaria e profonda ci consente di entrare nel cuore del mistero trinitario, che è mistero di Amore, gratuito, infinito, vitale: ‘Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’ (Gv 3,16).
    Il mistero d’Amore della SS. Trinità, che si fa presente nel rapporto di reciproca donazione fra le tre Persone divine, non è chiuso in se stesso, non è limitato ai Tre soltanto. Nell’insondabile essenza agapica delle relazioni divine, sta in realtà ‘ e ben più profondamente ‘ il riversarsi di questo Amore nei confronti dell’umanità, del mondo intero, degli uomini invitati a lasciarsi conquistare dall’abbraccio amoroso di Dio.
    Il Dio Trinità trabocca d’Amore, e così, in questa Solennità, mentre celebriamo con gioia l’insondabile bellezza dell’armonia che lo costituisce Uno e Trino, contempliamo con altrettanto stupore quanto Dio ha operato e continua ad operare nei confronti dell’umanità, perché il mondo non resti condannato nei vincoli del peccato e della morte, ma, in Cristo, sia salvato e redento e ‘chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’ (cf. Gv 3,16).
    Mentre, in Cristo Gesù, nel seno della Trinità è presente la nostra umanità redenta e glorificata, Dio continua ad amare il mondo e a chinarsi sull’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi, riversando nel cuore assetato dell’uomo l’Amore divino, e rendendo possibile il più grande miracolo: l’uomo diventa egli stesso tempio della Trinità.
    A caratterizzare questa nostra celebrazione è dunque l’Amore di donazione totale e senza riserve, quello incondizionato e gratuito del Dio che continua a camminare insieme all’umanità, la quale ‘ come l’antico popolo di Israele ‘ si rivela ‘di dura cervìce’, bisognosa di tutto e, soprattutto, di misericordia.

 

    4. E questo stesso amore di donazione riesce ancora più visibile e significato dall’opera che, questa sera, il Signore compie, nella Chiesa e per la Chiesa, nei confronti del nostro caro figlio e fratello Ignazio, che per l’imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione di un successore degli apostoli, sarà ordinato diacono.
    Carissimo Ignazio, figlio mio, il dono che oggi ti viene elargito dal ‘Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà’ (cf. Es 34,6) è ‘ come dico spesso ‘ immenso quanto il cuore stesso di Dio.
    Questo dono diventa inevitabilmente un impegno che ti pone al servizio del vescovo e del suo presbiterio nel ministero della Parola, da annunciare con competenza e amore con la testimonianza di vita evangelica; nel servizio all’altare, con l’aiuto nelle celebrazioni e il contatto più stretto con l’Eucaristia; nella responsabilità della carità, per renderti fattivamente disponibile nei confronti di quanti incontrerai sul tuo cammino.
 
    5. Ricorda e imprimi bene nel tuo cuore che la prima diaconia da esercitare, il primo servizio da rendere a Cristo e alla sua Sposa, è il tuo impegno a favore della santità.
    E’ il servizio più prezioso agli occhi di Dio.
    Nella Trinità tale impegno trova la sua fonte vitale, il suo fondamento esclusivo e profondo. La santità alla quale sei chiamato è ad immagine della santità divina che, nel mistero dell’Amore Uno e Trino, risplende a favore degli uomini.
    Per questo, così come la perfettissima Trinità si china sui bisogni dell’umanità fino a donarsi nel Figlio Gesù, anche tu, fortificato dal dono dello Spirito che oggi ti consacra, abbandònati al Padre nella sequela più radicale e generosa di Cristo, e con la tua vita santa impégnati a servire i fratelli, a sentire i loro bisogni e portarli sin dentro le profondità della tua diaconìa, sforzandoti di renderti concretamente disponibile per annunciare loro il Cristo, Signore della Vita e nostro unico Redentore.
    Nel discorso di addio che Gesù rivolge ai suoi discepoli, così come ce lo consegna l’evangelista Giovanni, un’espressione sintetizza questo ‘servizio della santità’. Gesù dice al Padre ‘Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità’ (Gv 17,19). Caro Ignazio, la tua santità sia già un servizio reso ai fratelli, nella limpidezza della risposta che stai dando al Signore, proprio oggi.
    È quello che nella preghiera di ordinazione la Chiesa ci farà esprimere tra poco e che voglio adattare a te come esortazione di padre: ‘La tua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel popolo santo di Dio. Sostenuto dalla coscienza del bene compiuto, forte e perseverante nella fede, tu possa essere immagine del Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e possa giungere con lui alla gloria del suo regno’.

 

    6. Sarà soprattutto attraverso la tua testimonianza di vita che gli uomini del nostro tempo potranno accedere al mistero d’Amore del Dio Trinità, per sentirlo vicino alla loro esistenza. Il mondo di oggi così lacerato dalle sue problematiche e dalle contraddizioni ha bisogno di testimoni autentici.
    I giovani del nostro tempo sono troppo spesso protagonisti di un degrado morale senza precedenti, vittime di una società effimera e malata che ogni giorno partorisce impressionanti fatti di cronaca che lasciano sgomenti e disorientati. E nei giorni scorsi anche la nostra terra di Sicilia è stata macchiata da questa esecrabile violenza. Anche questa Città di Termini Imerese ha pianto la sua giovane vittima e ha conosciuto l’odio omicida.
    Tali fatti ci interpellano tutti e a vario titolo. Non possiamo perdere la speranza che discende direttamente dalla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, ma la nostra testimonianza di fede deve farsi più evidente proprio fra i giovani e nelle famiglie, punti nodali della crisi, luoghi primari dell’evangelizzazione.
    Anche a te, caro Ignazio, è dato questo compito: i fratelli hanno bisogno di ricevere l’annuncio di un Dio che ama attraverso la missione che ti viene affidata, con la tua testimonianza discreta e delicata, ma ad un tempo visibile e generosa.
Ogni servizio che ti verrà affidato dal vescovo, nelle mani del quale poni sinceramente la tua obbedienza, non sarà un posto da occupare, un ruolo da ricoprire, un impegno da espletare.
    Esso ripresenterà, nella tua persona consacrata, il volto sollecito della Chiesa che annunzia ai lontani, che cura i poveri, che accoglie gli emarginati, che ascolta le esigenze degli uomini del nostro tempo e si impegna a promuoverne la dignità e ad accompagnarne i cammini di santità.

 

    7. Il tuo servizio ai fratelli sia costantemente alimentato dalla preghiera, sia portato dinanzi al Signore nella meditazione quotidiana, e nei momenti più difficili trovi conforto nel silenzio adorante del mistero di Dio, resosi vicino agli uomini nel dono dell’Eucaristia, con la quale ‘ da oggi ‘ sarai posto più strettamente a contatto.
    Non stancarti di fare l’esperienza di Mosè ascoltata nella Prima Lettura: sali quotidianamente sul Sinai della preghiera perché il Signore possa incontrarti e proclamare il suo nome e la sua gloria, e tu possa implorare misericordia per il popolo che egli ama.
    Ti verrà chiesto, per questo, di custodire ed alimentare lo spirito di preghiera ed adempiere con fedeltà il servizio della Liturgia delle Ore per la Chiesa e per il mondo intero. La tua preghiera diverrà, così, sempre più cattolica, sempre più universale, profondamente cristica.
    Annuncerai il Vangelo di Cristo, che ti verrà consegnato. Della Buona Novella dovrai essere per prima cosa e in prima persona, ascoltatore e testimone di vita, e per questo dovrai creare sempre le occasioni di silenzio e di riflessione per lasciarti seriamente interpellare dalla Parola di Dio.

 

    8. Affidati per questo a Maria Santissima, la Vergine orante che ha ascoltato la Parola e ad essa ha risposto generosamente  con il suo ‘fiat’. Sotto il titolo dell’Immacolata la Vergine custodisce da sempre i passi della comunità di Termini Imerese, che, con fede e amore, a lei si rivolge abitualmente.
    Nutri la devozione verso di lei e non cessare di invocarla come Madre nei momenti di più intensa difficoltà, sulla scia di quanti, nel corso della storia, ne hanno implorato grazie e protezione e non sono rimasti delusi.
    La sua cooperazione all’opera della salvezza, resa nel silenzio e nella pazienza, possa donarti l’esempio della piena disponibilità alla volontà di Dio Padre, e ti accompagni, sotto l’azione dello Spirito, fino alla piena maturità di Cristo Gesù nostro Signore. Amen.