Ascensione del Signore

Cattedrale di Palermo
03-05-2008

    ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (cf. Mt 28, 20).

 

    Figlie e figli miei carissimi!

    1. È risuonata ancora una volta, nella nostra Chiesa Cattedrale, nella Solennità dell’Ascensione del Signore, la parola forte di Gesù che è posta a conclusione dell’intera narrazione evangelica di Matteo. Prima di lasciare i suoi e così concludere la sua missione terrena, Cristo Risorto fa ai suoi discepoli la grande promessa della sua presenza: ‘Io sono con voi tutti i giorni’ (Cf. Mt 28, 20).
    Ai discepoli, forse tristi per non potere più aver vicino il Maestro con il quale avevano mangiato, bevuto, sofferto, gioito, questa promessa viene lasciata come un vero e proprio tesoro. Essa si rivela infatti feconda, carica di una forza divina che segna e disegna il futuro dei discepoli, il futuro della Chiesa. ‘Andate e fate discepoli tutti i popoli’ (Cf. Mt 28, 19).
Nell’evento misterioso dell’Ascensione al cielo Gesù termina la sua missione terrena, ma continua la sua presenza in mezzo agli uomini dando inizio alla missione affidata ai suoi discepoli. ‘Andate’ ‘ sembra dire ‘ perché ‘io sono con voi’.
    Non c’è altro motivo per cui ci si sente spinti ad annunciare ai fratelli la salvezza, se non per la costante presenza di Cristo sui nostri cammini. È Cristo che continua ad annunziarla agli uomini, continuando una missione che è la sua, partecipata ai discepoli che saranno disponibili nella misura in cui i loro giorni continueranno ‘ nella fede ‘ a farsi pieni della sua vicinanza amorevole.
    ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?’ (Cf. At, 1,11). I discepoli ricevono un compito così alto, che non possono più stare inoperosi a fissare il cielo, nella nostalgia e nella tristezza. Piuttosto hanno il compito di rivolgersi ad esplorare la terra, per cercare quei ‘confini della terra’ (Cf. At 1,8) verso i quali il Signore vuole mandarli per farli testimoni di sé.
    Tali confini non sono soltanto confini fisici, spaziali, ma sono soprattutto i confini della condizione umana, i margini del cuore nei quali è necessario che l’annunzio della Vita divina risuoni per vincere sul peccato e sulla morte.


    2. ‘A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli’ (Mt 28, 18). I discepoli sono chiamati e inviati a fare discepoli non per propria potenza, ma per la potenza di Dio che agisce in Cristo Gesù. I discepoli vengono inviati a continuare l’opera di Gesù solo in virtù del potere che a lui è stato dato dal Padre.
    E questo appare tanto più evidente visto che la missione inizia significativamente proprio dalla Galilea, da dove anche Gesù ha iniziato la sua, cioè l’annunzio del Regno. Il Vangelo continuerà a camminare sui passi dei discepoli nella misura in cui essi rimarranno docili all’azione dello Spirito che scenderà su di loro.
    La loro opera, il loro annunzio, la loro missione, sono unicamente quelli di Cristo. Per questo, secondo il racconto lucano degli Atti, i discepoli dovranno attendere con pazienza, a Gerusalemme, il dono dello Spirito.
    ‘Scelti per mezzo dello Spirito Santo’, gli apostoli hanno vissuto con Gesù la sua missione terrena e da lui sono stati istruiti, anche dopo la sua risurrezione, quando egli ‘si mostrò ad essi vivo’ apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio’ (Cf. At 1,3).

    Essi saranno i destinatari della promessa del Padre: il battesimo nello Spirito Santo, dal quale riceveranno forza per essere testimoni autentici del Risorto. Nello Spirito Santo Gesù rimane con i suoi, non soltanto nel ricordo sbiadito di un’esperienza che termina, ma nella forza presente e profonda del suo Amore vivificante.


    3. Il mandato di Cristo nell’azione multiforme dello Spirito Santo si rende visibile nella varietà dei doni e dei carismi con i quali ancora oggi Egli edifica la Chiesa, sua Sposa. E ‘ in modo particolare ‘ nella risposta generosa di alcuni fratelli alla chiamata totale, al dono di sé a lui e al prossimo.
    Oggi abbiamo la gioia di celebrare, proprio alcuni passaggi significativi di diversi alunni del nostro Seminario, giovani che si preparano a pronunziare il loro ‘sì’ pieno e senza riserve, e che vengono per questo fortificati dalla benedizione del Signore e dall’impegno di preghiera della nostra comunità ecclesiale.
    A loro desidero rivolgermi con il cuore di un padre che, soprattutto nel pellegrinaggio a Lourdes al quale ho avuto la grazia di partecipare nei giorni scorsi, ha accompagnato con la preghiera costante i passi dei suoi figli implorando per loro la grazia della fedeltà e della perseveranza.

 
   4. Leonardo, Mario, Francesco, Alessandro, da diversi anni avete già compiuto un cammino personale di discernimento che successivamente avete posto con umiltà nelle mani della Chiesa quando all’ingresso in Seminario vi siete affidati ai vostri formatori e avete cominciato a vagliare in un cammino ecclesiale la vostra risposta.

    Quale disposizione interiore richiede il passo che oggi compite davanti al Vescovo e alla Chiesa? Sostanzialmente vi viene chiesta tanta fiducia in ciò che il Signore non ha mancato di suggerirvi, in ciò che avete ascoltato da lui nel segreto del vostro cuore, proprio durante questi primi tre anni della vostra formazione e durante la preparazione prossima a questo giorno.

    Carissimi, il momento dell’Ammissione agli Ordini è ‘ per così dire ‘ tutto proiettato in avanti, verso il futuro della vostra formazione, verso il completamento della stessa in vista della sacra Ordinazione.

    Mentre con la vostra presenza annunciate pubblicamente davanti alla Chiesa il dono che avvertite di aver ricevuto, nello sguardo benevolente del Padre che vi ha scelto, affermate anche di essere pronti ad accogliere la divina chiamata con la generosità dell’ ‘Eccomi’ che vi abbiamo ascoltato pronunciare con gioia e trepidazione e che dovrete ripetere con la stessa gioia e con la stessa trepidazione nella perseverante disponibilità di ogni giorno.
    Per questo vi impegnate ad essere fedeli al cammino di formazione che avete già intrapreso, per fortificarvi nella fede, nella speranza, nella carità, per acquistare lo spirito di orazione con il quale sperimentare la presenza continua e vivificante del Dio-con-noi, per crescere nella maturità e nelle virtù umane.
    Lo sguardo in avanti che oggi vi invito ad avere è sostanziato certo dalla verifica fatta in questi anni. In essi avete potuto sperimentare la bontà misericordiosa di Dio, i segni con i quali la sua volontà si manifesta, la sua paterna benevolenza resa visibile nell’accompagnamento dei sacerdoti che sono stati costante riferimento nel discernimento. E in questi anni, nel cammino di maturazione intrapreso, avrete certamente sperimentato anche le vostre personali resistenze e i vostri limiti.
    Il cammino parte proprio da qui. Da quanto fatto, da quanto recepito, da quanto ancora da fare per piacere unicamente a Dio.
    Nel cammino di formazione al quale date la vostra disponibilità, sia prioritaria la formazione spirituale, perché solo nella cura del rapporto con il Cristo Signore continuerete ascoltare la voce di Dio che chiama, e porrete con fiducia i vostri limiti e le vostre debolezze nelle mani del Dio fedele.


    5. Massimiliano, Sergio, Salvatore, Giuseppe, Angelo, Massimiliano, Giuseppe, ricevete oggi, con il ministero del lettorato, il dono grande del mandato di annunziare la Parola di Dio, in fedele collaborazione con la Chiesa. In essa Cristo asceso al cielo è rimasto presente nella Scrittura di cui egli, come sulla strada verso Emmaus, può spiegare il senso autentico. Per far questo Cristo chiede la vostra collaborazione, inviandovi in missione agli uomini del nostro tempo.

    A voi si richiede tanta generosità, non soltanto nella dedizione dell’impegno al servizio della fede, ma anche e soprattutto nella sfida di essere i primi ascoltatori di questa Parola, i primi che hanno la responsabilità di accoglierla con piena docilità allo Spirito Santo.

    Da oggi la proclamerete nell’assemblea liturgica con una forza tutta speciale, mentre ricevete il mandato di educare, nella catechesi, fanciulli ed adulti. Ricevere il ministero non è, per questo, semplicemente una questione di proclamazione. È soprattutto avvertire l’invito e la responsabilità della missione, dell’annuncio evangelico.
    Per questo è necessario che cresciate nella confidenza con la Parola, nell’ascolto silenzioso e orante, nella frequenza con la lectio divina, nella preparazione quotidiana dei testi liturgici, nello studio scritturistico e teologico che dovete sempre considerare come un autentico servizio alla Chiesa.


    6. Salvatore, Giovanni, Rosario, Ugo, Alessandro, Salvatore, venite istituiti oggi accoliti e siete chiamati a partecipare in modo particolare al ministero della Chiesa che si radica nell’Eucaristia. Il servizio di aiuto ai presbiteri e ai diaconi per la distribuzione dell’Eucaristia ai fratelli come ministri straordinari, sia da voi vissuto nell’intensità di un’unione spirituale con il Signore Gesù che si dona agli uomini, li nutre e li sostiene con il suo Corpo.

    Asceso al cielo, egli continua ad essere presente soprattutto nel dono del suo Corpo e del suo Sangue, e questo dono oggi viene posto con fiducia nelle vostre mani.

    Esso sia vissuto inoltre come un avvicinamento costante al sacrificio di Cristo, a cui tutta la vostra vita deve conformarsi nell’offerta costante di ogni momento. Fate delle vostre giornate una quotidiana ‘eucaristia’ il culto gradito a Dio nella semplicità e nell’umiltà.

    Diventare accoliti è, inoltre, impegnarsi particolarmente al servizio dell’unità, nelle vostre comunità d’origine, nelle comunità in cui prestate servizio pastorale, all’interno del seminario, negli ambienti che frequentate.

    La partecipazione all’unica Mensa del Signore dovrà spronarvi a sentire fratelli quanti incontrerete sul vostro cammino, a qualsiasi titolo, in modo particolare gli ammalati e gli anziani ai quali andrete a portare il confronto del Dio vicino.


    7. A tutti, figli miei carissimi, desidero ripetere le parole dell’apostolo Paolo agli Efesìni, ascoltate nella seconda lettura: «Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi» (cf. Ef 1, 17-18).

    Il discernimento che siete chiamati a continuare, ad un titolo particolare perché proiettati verso il sacerdozio ministeriale, è una costante ricerca della volontà di Dio nella vostra vita. Siete spronati a crescere non soltanto nella conoscenza intellettiva del progetto d’amore che Dio ha nei vostri riguardi, ma soprattutto nell’appropriazione esistenziale di questo progetto d’amore, per modellare tutta la vostra vita sulla base di questa volontà di Dio.

    La promessa di Cristo ‘Ecco io sono con voi tutti i giorni’ chiede di diventare vita della vostra vita, e ciò sarà possibile nella misura in cui vi lascerete conquistare dalla Parola e vi lascerete trasformare dall’Eucaristia.

 

    8. Vi accompagni con materna protezione la Vergine Maria, che fu chiamata ad assistere i primi passi della Chiesa nascente, e attese con i discepoli la venuta dello Spirito Santo.

    Vi ho posto tutti ai piedi della Grotta di Massabielle chiedendo a Maria di donarvi un cuore semplice e docile, come quello della piccola Bernardette, che, nella piccolezza e nella discrezione, lontano dai clamori e dai protagonismi, contemplò le meraviglie di Dio nella sua vita e annunciò il suo amore ai fratelli.

    La Vergine Santa vi custodisca nei vostri propositi di santità e vi ottenga la grazia della perseveranza nel cammino, perché col vostro discepolato coerente e generoso possiate ogni giorno rendere testimonianza al mondo della potenza salvifica del Dio dell’Amore.