Giovedì Santo – Messa Crismale

Cattedrale di Palermo
08-04-2004

Eminenza Reverendissima e carissima,
Venerati confratelli nell’Episcopato,
Amatissimi Presbiteri e Diaconi,
Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.

1. Convocati dal Padre attorno all’altare del suo Figlio Gesù, unico sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza, riviviamo la consacrazione battesimale, con la quale lo Spirito del Signore ha fatto di tutti noi un popolo sacerdotale, un regno di sacerdoti per il nostro Dio e Padre, e tutti ci ha mandati per annunziare ai poveri il lieto messaggio del Vangelo che libera e salva.
Prendere coscienza del dono della consacrazione e del compito della missione in un mondo che cambia e che si allontana da Dio con l’illusoria convinzione di poter fare a meno di lui e di poter vivere come se lui non esistesse, oggi è più che mai urgente e necessario. È questo il linguaggio degli olii che stiamo per benedire: un invito a realizzare la duplice e indissociabile vocazione del cristiano alla santità e all’apostolato.

2. L’olio di catecumeni – che prepara la consacrazione battesimale – è il segno della forza divina che concede energia e vigore in quanti si preparano a ricevere nella veglia pasquale i tre sacramenti della iniziazione cristiana perché, illuminati dalla sapienza dello Spirito, comprendano più profondamente il Vangelo di Cristo e, sostenuti dalla sua potenza, assumano con generosità gli impegni della vita cristiana. Nella nostra Chiesa sono sette i catecumeni eletti: accompagniamoli con la preghiera.

3. Anche nelle infermità siamo chiamati a svolgere la missione per la quale siamo stati consacrati col Battesimo. Siamo chiamati a farlo unendo le nostre sofferenze a quelle di Cristo per completare nella nostra carne – come si esprime S. Paolo ‘ ciò che manca ai suoi patimenti, a favore del suo corpo che è la Chiesa (cf. Col 1, 24).
Per questo Gesù ha istituito il Sacramento dell’Unzione dei Malati: il sacramento appunto di coloro che sono seriamente ammalati e non dei moribondi. Un sacramento purtroppo non compreso, non valorizzato, se non addirittura temuto da tanti cristiani. Eppure l’olio, che fra poco benedirò, è il segno del conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito che il Signore concede con questo sacramento, che dà la forza dello Spirito Santo per non soccombere nelle prove della malattia, libera dall’angoscia e presenta al Padre la preghiera della Chiesa con la quale s’invoca anche la guarigione se ciò rientra nel disegno di Dio. Mentre noi sacerdoti siamo sollecitati a renderci sempre più disponibili per assicurare ai malati il dono di questo sacramento, tutti voi, fratelli e sorelle, siete esortati a riscoprirne la peculiare efficacia spirituale e a chiederlo nella fede con fiducia e con gratitudine per voi e per i vostri familiari. E colgo l’occasione per rivolgere il saluto mio e di tutta l’assemblea ai malati che sono in ascolto attraverso la nostra Radio Diocesana.

4. La pienezza della consacrazione battesimale si ha con la Cresima o Confermazione, che del Battesimo è il completamento e il perfezionamento, come è espresso nella preghiera di benedizione del Crisma. Olio misto a balsamo, impregnato dalla forza dello Spirito Santo e dalla potenza che emana dal Cristo, è il segno sacramentale di salvezza e di vita perfetta per l’esercizio del sacerdozio profetico e regale.
Purtroppo anche questo sacramento, che col Battesimo e l’Eucaristia è uno dei tre sacramenti della iniziazione cristiana e perciò indispensabile per il pieno inserimento in Cristo e nella Chiesa, non è sufficientemente conosciuto, né da tutti è richiesto e valorizzato.
Viene rimandato spesso di moltissimi anni, magari fino alla vigilia del matrimonio, come se fosse un lasciapassare per questo sacramento, richiesto a volte o addirittura preteso senza la volontà di impegnarsi nella doverosa preparazione, dimenticando che i sacramenti sono segni della fede, la presuppongono, la celebrano, la rafforzano.
Rinnovo l’esortazione ai genitori di assicurare ai propri figli, come un grande atto di amore, questo sacramento nell’età stabilita dalla Chiesa, quella di dodici anni, in un cammino ininterrotto di fede che la comunità parrocchiale assicura anche dopo la Cresima.

5. Il Crisma richiama un’altra unzione dello Spirito, essenzialmente distinta da quella del Battesimo e della Cresima, anche se fondata su di essa: l’ordinazione presbiterale, che ha la sua pienezza in quella episcopale.
Canta oggi la Chiesa nel prefazio: ‘Con l’unzione dello Spirito Santo, Cristo Pontefice della Nuova alleanza comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo ministero di salvezza’.
È questo il sacerdozio ministeriale a servizio di quello battesimale: si riceve col sacramento dell’Ordine, non per scelta personale, ma per vocazione, ossia per la chiamata da parte di Dio garantita dal giudizio della Chiesa.
Al sacerdozio ministeriale fa particolare riferimento la Messa Crismale. Ed è significativo che tutti i presbiteri durante la benedizione del Crisma manifestino la comune partecipazione allo stesso sacerdozio e alla stessa missione santificatrice del Vescovo stendendo la mano destra sul Crisma, e fra poco rinnovino le promesse fatte il giorno dell’Ordinazione.

6. Carissimi confratelli presbiteri,
oggi è il ‘dies natalis’ del nostro sacerdozio ed è giusto e doveroso che per la natura essenzialmente comunitaria del ministero presbiterale, festeggiamo insieme questo comune compleanno sacramentale, anche se le date personali dell’ordinazione sono diverse.
Gustiamo la gioia di questo annuale momento di grazia cantando col salmista: ‘Quanto è dolce e quanto è soave che i fratelli stiano insieme’.
In particolare, facciamo insieme festa per i confratelli che in quest’anno celebrano il sessantesimo dell’ordinazione (Mons. Giovanni Giallombardo e Mons. Nicolò Masi), il cinquantesimo (Mons. Giovanni Giunta, Mons. Emanuele Parrino, Don Giuseppe Pitarresi, Don Antonino Pravatà e Don Filippo Tuzzolino), il venticinquesimo (Don Innocenzo Giammarresi e Don Francesco Maniscalco).
Ci uniamo nella preghiera ai nostri confratelli ammalati o impediti, in modo particolare per Don Lillo Tubolino.
Ricordiamo quelli che dall’ultimo Giovedì Santo sono passati da questo mondo al Padre per essere uniti definitivamente a Cristo sacerdote e con lui celebrare per sempre la liturgia celeste: Don Francesco Garziano, Don Salvatore Lanza, Don Angelo Utro, Mons. Francesco La Spina, Don Antonino Bonadonna, Mons. Antonino Mistretta e Mons. Francesco Salvioli.

7. Saluto con particolare affetto il mio venerato Predecessore S. E il Cardinale Salvatore Pappalardo la cui presenza rende più piena la nostra Assemblea della Messa Crismale, durante la quale otto anni fa, nel segno della successione apostolica, con tanta benevolenza dette l’annunzio della mia nomina a suo successore: a lui la perenne gratitudine di tutta la nostra Chiesa con l’augurio di lunga vita in santità e in buona salute fisica. Con pari affetto saluto e ringrazio il Vescovo Ausiliare, Mons. Salvatore Di Cristina.
Ma il più doveroso e orante pensiero va al Santo Padre Giovanni Paolo II, che anche quest’anno ha voluto inviare ai Sacerdoti la Lettera del Giovedì Santo, che noi accogliamo come un dono atteso, come una ‘luce pasquale’, che illumina e incoraggia il nostro cammino ministeriale con l’esempio di una donazione totale resa più efficace e affascinante dalla sofferenza e con la sapienza del teologo, del maestro e dell’asceta che parla con la mente, ma soprattutto col cuore.
Sarò lieto di consegnarvi personalmente copia della lettera alla fine della Messa nel saluto e nell’abbraccio augurale. Ma credo opportuno fermare brevemente la nostra attenzione sulle principali indicazioni spirituali e pastorali tracciate alla luce della Lettera dell’anno scorso sulla Eucaristia e perciò in provvidenziale sintonia con quanto stiamo pregando, meditando, predicando, operando in questo Anno Eucaristico.

8. Il Santo Padre ci ricorda l’indissociabile rapporto di reciprocità tra l’Eucaristia e Sacerdozio ministeriale sbocciati insieme dal cuore di Cristo nel Cenacolo. ‘Siamo nati dall’Eucaristia… Non esiste Eucaristia senza sacerdozio, come non esiste sacerdozio senza Eucaristia’ (n. 2). ”Mistero della fede è l’Eucaristia, ma, per riflesso, mistero della fede è anche il sacerdozio stesso’ (n. 3). ‘Il ministero ordinato, che mai può ridursi al solo aspetto funzionale, perché si pone sul piano dell’essere, abilita il presbitero ad agire in persona Christi e culmina nel momento in cui egli consacra il pane e il vino, ripetendo i gesti e le parole di Gesù nell’Ultima Cena’ (n. 2).
Come non restare stupiti e commossi di fronte a questa straordinaria manifestazione della condiscendenza divina con la quale Gesù ha voluto legarsi a noi uomini, poveri peccatori, e servirsi di noi, delle nostre mani, della nostra bocca, del nostro corpo per rendere sacramentalmente presente nel tempo il suo sacrificio?
‘Non ci resta che piegare le ginocchia e in silenzio adorare questo sommo mistero della fede’ (n. 2).

9. Del sacerdozio ministeriale la Chiesa ‘ che vive dell’Eucaristia ‘ non può fare a meno: si tratta di un ministero vitale. ‘L’assemblea dei fedeli, una nella fede e nello spirito e arricchita di molteplici doni, pur costituendo il luogo in cui Cristo è presente nella sua Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche, non è in grado da sola né di fare l’Eucaristia né di darsi il ministro ordinato’ (n. 4).
Il sacerdozio, come l’Eucaristia, ‘è un dono di Dio che supera radicalmente il potere dell’assemblea’ (ib.). Va quindi implorato con la preghiera, tanto più insistente e corale quanto più ‘si assottiglia la schiera dei sacerdoti’ in alcune parti del mondo’, ‘mentre in altre ‘ come per grazia di Dio nella nostra Arcidiocesi ‘ si assiste a una promettente primavera vocazionale’ (n. 4).
‘Dal Cenacolo Cristo non si stanca di cercare e di chiamare: sta qui l’origine e la perenne sorgente dell’autentica pastorale vocazionale’. Di essa noi, vescovi e presbiteri, siamo i primi responsabili, pronti ad aiutare quanti Gesù intende associare al suo sacerdozio, perché rispondano generosamente al suo invito.
Il primo e più convincente appello vocazionale è la nostra vita sacerdotale.
‘Prima e più di ogni altra iniziativa vocazionale, è indispensabile la nostra fedeltà personale, la nostra adesione a Cristo, l’amore che nutriamo per l’Eucaristia, il fervore con cui le dispensiamo ai fratelli, specialmente ai malati’ (n. 5).
Nella misura in cui noi siamo innamorati dell’Eucaristia, siamo in grado di comunicare quello ‘stupore eucaristico’ che agevola la risposta positiva ad ogni chiamata del Signore. E ciò vale in modo particolare per i giovani ministranti, che sono come ‘virgulti intorno alla mensa di Cristo, Pane di vita’ (n. 6).

10. Carissimi confratelli Presbiteri, mia gioia e mia corona, mentre rinnovo a ciascuno di voi, indistintamente, a cominciare dal Vicario Generale, P. Vitello, il mio affettuoso, cordiale e sincero ringraziamento per il vostro affetto e la vostra collaborazione, vi prego di accogliere come un traguardo importante dell’Anno Eucaristico il duplice invito del Papa. Diamo più vigoroso slancio alla pastorale vocazionale fondata sulla preghiera, sulla nostra testimonianza e sulla collaborazione delle famiglie e dei catechisti, in sinergia con la pastorale giovanile. Curiamo con maggiore impegno la formazione umana, spirituale e liturgica dei nostri ministranti, perché, attraverso il servizio all’altare, imparino ad amare sempre più il Signore e a rispondere consapevolmente e generosamente alla eventuale sua chiamata al Sacerdozio.
Tutto questo sarà possibile, sorelle e fratelli carissimi, con il vostro aiuto e la vostra preghiera.
Pregate perché noi, Vescovi e Presbiteri, posti a servizio della vostra santificazione, ci santifichiamo nell’esercizio del nostro ministero, soprattutto in quello eucaristico, come veri amici di Cristo e contemplatori assidui del suo volto con gli occhi e col cuore di Maria, la donna eucaristica per eccellenza.
E la Vergine Santa ci ottenga la grazia di non abituarci mai al mistero posto nelle nostre mani, per vivere coerentemente ciò che celebriamo e perseverare fedelmente nel ministero sacerdotale, in modo da poter ripetere ogni giorno con gioia: ‘Canterò per sempre l’amore del Signore’. ‘A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen’.