Presentazione del Signore

02-02-2003

‘Essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito’.

1. Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.
E’ questa la grazia che oggi la Chiesa ha invocato nella preghiera colletta per tutti i suoi figli e le sue figlie, ma in modo particolare per voi, chiamati con speciale vocazione ad essere un segno carismatico del rinnovamento della Chiesa, che è innanzitutto rinnovamento spirituale, rinnovamento nello spirito.
In una Chiesa tutta ministeriale, il vostro specifico ministero è vivere il vostro specifico carisma di essere le icone viventi di Cristo trasfigurato imitando più da vicino la sua forma di vita con la grazia dello Spirito Santo.
Un ministero, il vostro, essenzialmente spirituale che assume un ruolo eminentemente pedagogico per tutto il popolo di Dio e per l’esercizio di ogni ministero nella Chiesa.

2. Nella Chiesa ogni ministero è un servizio di collaborazione con Cristo nella sua incessante missione di glorificazione del Padre e di santificazione degli uomini. Per essere esercitato degnamente e coerentemente, esso deve essere esercitato ‘per Cristo, con Cristo e in Cristo’, deve continuamente ripartire da Cristo, dalla contemplazione del suo volto, dal più intimo incontro con lui, per essere continuamente afferrati da lui, toccati dalla sua mano, raggiunti dalla sua voce, sorretti dalla sua grazia fino a immedesimarsi con lui assumendone i sentimenti e le forme di vita. E’ questo il tratto fondamentale della vostra identità, la ragione più profonda del vostro essere e del vostro operare nella Chiesa e nel mondo, il cuore della vostra missione nel cuore della Chiesa e del mondo.

3. Questo tratto fondamentale della vostra identità deve tanto più emergere quanto più pressante si fanno le insidie della mediocrità della vita spirituale, dell’efficientissimo e dell’attivismo, del prevalere di progetti personali su quelli comunitari.
Il vostro compito essenziale di lievito, di fermento, di segno e di profezia è oggi tanto più necessario quanto più grande è la pasta da lievitare attraverso la conversione dei cuori alla quale ci ha richiamati nella prima lettura il profeta Malachia.
La vostra speciale vocazione alla santità, alla quale siete chiamati attraverso la via privilegiata della testimonianza dei consigli evangelici, è segno e stimolo della vocazione alla santità di tutto il popolo di Dio.
Per questo dovete lasciarvi ‘condurre dallo Spirito alla scoperta sempre rinnovata di Dio e della sua Parola, a un amore ardente per lui e per l’umanità, a una nuova comprensione del carisma donato’ (RC, 20).

4. Come non mai, oggi ‘la vita consacrata esige una rinnovata tensione alla santità che, nella semplicità della vita di ogni giorno, abbia di mira il radicalismo del discorso della montagna, dell’amore esigente, vissuto nel rapporto personale con il Signore, nella vita di comunione fraterna, nel servizio a ogni uomo e a ogni donna’ (ib.).
Tutto questo è possibile solo con la grazia dello Spirito Santo, anima e animatore della spiritualità cristiana, affidandosi anzitutto alla sua azione ‘che parte dall’intimo dei cuori, si manifesta nella comunione, si dilata nella missione’ (ib.).
Illuminati e guidati da lui, è più agevole ‘aderire sempre di più a Cristo, centro della vita consacrata, e riprendere con vigore un cammino di conversione e di rinnovamento che, come nell’esperienza primigenia degli Apostoli prima e dopo la sua risurrezione, è stato un ripartire da Cristo’ (n. 21).

5. Ripartire da Cristo, carissimi fratelli e sorelle, significa ritrovare l’entusiasmo col quale rispondeste all’attrattiva del suo amore all’alba della vostra vocazione, la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la vostra sequela e che ne ha accompagnato le tappe nelle alterne vicende di un cammino all’insegna della Croce, che ha sedotto le vostre giovinezza e deve continuare a sedurvi.
Questo vuole esprimere il rinnovamento della vostra professione religiosa che fra poco farete insieme nella coralità della comune vocazione.
Questo vuole significare la celebrazione giubilare del venticinquesimo, del cinquantesimo, del sessantesimo di professione di alcune di voi, che oggi sentiamo particolarmente vicine. Con loro ringraziamo il Signore. Ma il ringraziamento va anche a ciascuna di loro per la testimonianza della fedeltà al dono ricevuto.
Il loro giubileo s’intreccia con quello del mio cinquantesimo di sacerdozio, forte richiamo per me alle sorgenti di un dono tanto grande quanto immeritato e ulteriore invito alla conversione per la quale chiedo la carità e il sostegno della vostra preghiera.

6. Ripartire da Cristo significa contemplarlo come la luce della nostra vita, come l’unica ragione della nostra esistenza terrena, in una attesa fiduciosa e instancabile, simile a quella del vecchio Simeone.
Luce della nostra vita, lo contempliamo nella sua Parola che alimenta la vita interiore senza della quale ‘non può esserci sguardo di fede, e di conseguenza la propria vita perde gradatamente senso, il volto dei fratelli si fa opaco ed è impossibile scoprirvi il volto di Cristo, gli avvenimenti della storia rimangono ambigui quando non privi di speranza, la missione apostolica e caritativa decade in attività dispersiva’ (n. 25).
Vita della nostra vita, lo contempliamo soprattutto nella partecipazione quotidiana alla celebrazione eucaristica, luogo privilegiato per l’incontro col Signore. E’ lì che egli come a Emmaus si rende di nuovo presente in mezzo a noi, spiega le Scritture, scalda i cuori e illumina la mente, apre gli occhi e si fa riconoscere. E’ li che si attua in pienezza la intimità con Cristo, l’immedesimazione con Lui, la totale conformazione a lui, che ci associa a sé nell’offerta pasquale al Padre, soprattutto nelle ore della sofferenza e della prova come ci ha ricordato l’Autore della Lettera agli Ebrei nella seconda lettura.

7. In questa domenica nella quale si celebra la Giornata per la Vita, la nostra preghiera diventa rinnovato impegno a formare coscienze individuali e collettive rispettose della vita umana.
Con il vostro molteplice e variegato servizio ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti, alle famiglie, agli anziani, ai malati, ai disabili, sempre più premuroso e generoso, e con l’annunzio del Vangelo della vita, non vi stancate di proclamare che ‘della vita non si fa mercato’ come hanno scritto nel messaggio i Vescovi italiani, che la vita è un dono fuori commercio, che i figli sono un dono e mai un prodotto per il tornaconto dei genitori, una merce alla stregua di altre merci.
Nel Bimbo divino, che il vecchio Simeone stringe fra le sue braccia, c’è la vita umana in ogni sua condizione che nella vostra consacrazione verginale ha diritto di trovare l’amplesso dell’accoglienza, della difesa, del sostegno promanante dalla contemplazione del volto di Cristo in cui si riflette il volto di ogni uomo e di ogni donna.

8. La contemplazione del volto di Gesù, in questo anno del Rosario, ci viene agevolata dalla recita quotidiana della preghiera tanto cara a Maria, così come ci è stata illustrata dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae,da me sintetizzata nella Lettera Pastorale dell’Avvento, Riscopriamo il Santo Rosario, che voi già avete ma che è ancora disponibile per chi non l’avesse.
Non sto qui a richiamarne i contenuti. Mi limito solo a ricordare come questa preghiera, eminentemente contemplativa, aiuta tutti i fedeli ma soprattutto i membri della vita consacrata, a contemplare il volto di Cristo nel gaudio dell’infanzia, nella luce della missione, nel dolore della passione e nella gloria della risurrezione, con gli occhi e con il cuore di Maria, per imparare Cristo da Maria e conformarci a Cristo con Maria.
Per questo il Santo Padre, nella parte conclusiva della Lettera si rivolge in modo particolare a voi, affermando: ‘Conto su di voi, consacrati e consacrate, chiamati a titolo particolare a contemplare il volto di Cristo alla scuola di Maria’ (RVM, 43). Alla fiducia del S. Padre rispondete con l’impegno non solo di recitare personalmente e com’unitariamente ogni giorno il S. Rosario, ma anche di farvene solerti promotori e promotrici in ogni ambito della vostra presenza e della vostra missione.
Col S. Rosario imploriamo soprattutto in questo momento, in cui soffiano più minacciosi i venti della guerra, il dono della pace. ‘Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace, per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della pace e nostra pace’ e ‘mentre ci fa fissare gli occhi su Cristo ci rende anche costruttori di pace’ (RVM, 40). Amen.