S. Messa di S. Rosa Venerini

Termini Imerese
08-11-2006
‘Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli’ (Mt 5,16).

1. È stata questa la vita di S. Rosa Venerini. Questa è stata la sua missione. Questa la sua gloria, che Benedetto XVI il 15 ottobre scorso in Piazza S. Pietro ha riconosciuto ufficialmente ascrivendola nel catalogo dei Santi della Chiesa universale.
    Ho avuto la grazia ci concelebrare col Papa la Messa della sua canonizzazione e nella Preghiera eucaristica di pronunziare per la prima volta il nome come Santa insieme a quelli degli altre tre canonizzati, e questo me l’ha fatta sentire più vicina al mio cuore di Pastore e a tutta la Chiesa di Palermo, che qui a Termini Imerese accoglie nelle sue figlie, la sua presenza, il suo carisma, il suo servizio.
    Colgo l’occasione per salutare la Superiora Generale, la Superiora Provinciale e le suore qui presenti a cominciare da Sr. Giuseppina che compie 50 anni di Professione religiosa, grato per quanto hanno dato e daranno a Termini Imerese nel nome della Santa Fondatrice.

2. Non sto qui a ricordare i dati biografici della Santa, contenuti d’altronde nei depliants che sono stati diffusi tra voi.
    Mi preme solo cogliere i messaggi che a distanza di tre secoli lei rivolge a noi con un’attualità soprendente in riferimento alle istanze e alle sfide che il nostro tempo pone alla Chiesa e in essa a ogni credente.
    Sono messaggi che la liturgia della Messa della Santa sintetizza nella preghiera colletta e nel Prefazio alla luce della parola di Dio che abbiamo ascoltato.
    Dio, fonte e origine di ogni santità, ha unito a sé S. Rosa nell’ardente carità apostolica e ne ha fatto un esempio luminoso di santità. Se già all’età di sette anni (era nata a Viterbo il 9 febbraio 1655, quindi 350 anni fa) la figlia del Dr. Goffredo, insigne medico, e di Marzia Zampichetti, madre nobile ed esemplare, aveva fatto voto di consacrare a Dio la sua vita, questa consacrazione portò a termine sino alla morte, avvenuta il 7 maggio 1728.
    S. Rosa ci ricorda che la prima e fondamentale vocazione di ogni cristiano è la chiamata alla santità, a questa misura alta della vita cristiana ordinaria, nelle situazioni cioè e nelle condizioni nelle quali il Signore ci ha posti, non compiendo opere straordinarie ma compiendo le azioni ordinarie di ogni giorno con amore grande a Dio e al prossimo, nel nostro quotidiano impegno di testimonianza evangelica.
    Come quella dell’apostolo Paolo, – lo abbiamo ascoltato nella seconda lettura ‘ anche la nostra vita deve essere una corsa verso la perfezione della carità, e giungere alla meta che è Cristo: conquistati da lui, dobbiamo conquistare. Così ha fatto S. Rosa.

3. Immagine viva della Chiesa madre e maestra, S. Rosa ha dedicato se stessa soprattutto all’educazione cristiana della gioventù, insegnando ad essa con sapienza la fede e la vita cristiana; e per questo, illuminata dallo Spirito Santo e con l’approvazione del Vescovo di Viterbo, nel 1650 lasciò la casa paterna e dette inizio alla sua prima scuola per ragazze, la prima scuola pubblica in Italia, e fondò una nuova famiglia religiosa che da Viterbo si è irradiata in Italia e nel mondo.
    Se la gioventù del suo tempo, soprattutto le ragazze, andava sottratta alle lusinghe fallaci e alle illusorie promesse del mondo con una solida formazione cristiana, capace di aprirla agli orizzonti della vera felicità promessa dal salmista a chi cammina nella legge del Signore, di questo ha bisogno soprattutto la gioventù di oggi che sembra incerta, confusa, sbandata per mancanza di ideali veri, ma anche autentici educatori.
    L a nostra Santa si lasciò guidare dalla sapienza del Signore, convinta che il suo splendore non tramonta e dirige i sapienti, come ci ha ricordato nella prima lettura l’autore del libro della Sapienza. E in realtà ‘nelle sue mani siamo noi e le nostre parole, ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa’…