Veglia di Natale

Chiesa Cattedrale
24-12-2007

    Fratelli e sorelle amati dal Signore ed a me carissimi!

    Giungiamo con gioia alla celebrazione del mistero del Santo Natale, dopo avere vegliato nel silenzio e nella preghiera, con intensa trepidazione ed attesa fiduciosa.
    È Natale, carissimi fratelli e sorelle! E mi è particolarmente gradito far giungere a voi, presenti qui in Cattedrale così numerosi, il mio più caloroso augurio di una festa vissuta nella contemplazione del mistero del Dio Bambino, che porta nel mondo la gioia della salvezza, la forza del suo amore, la pace e la serenità della sua presenza.
    Auguro un santo e gioioso Natale anche a quanti, non presenti fisicamente in mezzo a noi perché ammalati o impossibilitati a partecipare, ci stanno ascoltando sulle frequenze della nostra radio Diocesana: a tutti loro va un mio particolare pensiero di affetto e vicinanza nella preghiera.
    Nel mistero del Natale riconosciamo e celebriamo l’evento più indicibile e prodigioso della storia, la nascita di Cristo nella carne dell’uomo, il suo reale e concreto abbassamento fino a farsi compagno del cammino degli uomini, fino a condividere con la condizione umana proprio tutto, eccetto il peccato.
    Questa notte si compie la profezia di Isaia: la Vergine Maria dà alla luce l’Emmanuele, il Dio-con-noi, e, in uno scambio meraviglioso, mentre la nostra umanità è assunta dal Figlio di     Dio, a noi è donata la divinità.

1. Abbiamo ascoltato la nascita di Gesù raccontata dall’evangelista Luca. Egli, con straordinaria efficacia, ci ha fornito le coordinate spazio-temporali entro le quali il Figlio di Dio è venuto a visitare il suo popolo. Luca sembra presentarci un contrasto stridente e ‘ al contempo ‘ significativo. Proprio nei giorni in cui l’Impero Romano mostra la sua potenza con l’indizione di un censimento volto a controllare ancora meglio il popolo dominato, nasce, nel silenzio e nella semplicità, il Re della storia, il Cristo atteso dalle genti e annunciato dai profeti.
    La storia riceve il Dio invisibile, il quale si mostra nella piccolezza di un Bambino nato a Betlemme, da genitori poveri e in condizioni precarie. Il disegno di misericordia di Dio si compie all’interno dell’oppressione politica della dominazione romana, quasi a dimostrare che è solo il Signore a governare la storia dell’uomo, anche quando essa sembra diretta e dominata dagli interessi dei potenti e dalle ingiustizie degli interessi privati.
    Quanto è difficile percepire la reale portata di questo evento che accade senza alcun tratto meraviglioso e spettacolare! In mezzo all’indifferenza del frastuono di tutti coloro che vanno a farsi registrare nella propria città di origine, si compiono per la Vergine Maria i giorni del parto, e la storia comincia ad assumere un corso differente.

2. Carissimi fratelli e sorelle, i tempi descritti dalla pagina evangelica di questa notte possiedono non pochi tratti in comune con i nostri. E l’evento del Natale rischia forse, anche oggi, di farsi strada a fatica nella vita degli uomini.
    Cristo, venuto nel mondo a salvare i peccatori, ci comunica la stessa grazia di Dio, apparsa per portare la salvezza a tutti gli uomini, come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura. La sua venuta guida i nostri passi sulla via della conversione, prepara la disponibilità a vivere da veri figli di Dio, insegna a rinnegare il peccato e quanto ci è di ostacolo verso l’incontro lui che un giorno si manifesterà nella gloria.
    Mentre, infatti, celebriamo il Natale facendo memoria della nascita storica di Gesù, siamo proiettati verso la sua futura manifestazione, alla fine dei tempi, e per questo siamo invitati a vivere il tempo presente come opportunità di incontro con Cristo, come salvezza che consiste nel camminare le vie indicate da Dio e dalla sua legge.
    La nostra società consumistica e frenetica, proprio come al tempo del censimento di Augusto, rischia di abituarci a vivere nella piena distrazione questo tempo di grazia, presi dalle mille preoccupazioni materiali, affascinati dalle luci e dai colori della città, segnati dall’attesa di un giorno di festa più che dall’accoglienza del Protagonista di questa festa. Le luci che ammiriamo per le strade, e che addobbano le nostre case e danno calore ai nostri incontri, mentre indicano che attendiamo qualcosa di grande che allarga il cuore, dovrebbero rimandare ad altro, a far posto a Qualcuno che è la ‘Luce del mondo’ (Gv 8,12), la ‘Luce vera che illumina ogni uomo’ (Gv 1,9)
    Il Natale, con i suoi giorni ricchi della presenza del Dio bambino, vuole essere vissuto come un tempo opportuno, una vera occasione che il Signore ci offre perché tutta la nostra vita possa scoprire ‘ o riscoprire ‘ i sentieri piani e sicuri della sua legge, e sperimentare la pace e la gioia che scaturiscono solo dal suo abbraccio di tenerezza.

    3. Sono i pastori i primi che, nella loro semplicità e povertà, da ultimi della società ‘ così erano considerati a motivo del loro lavoro ‘ hanno il privilegio di ricevere il primo annuncio della nascita del Messia: hanno così l’opportunità di incontrare il Salvatore. Tale incontro, dono immeritato dell’Altissimo, può però avvenire perché il loro cuore è trovato aperto e disponibile, accogliente e umile. Lo stupore della rivelazione divina si armonizza con la purezza di cuore di questa gente.
    Anche per noi gli effetti dell’incontro con Cristo germogliano e fruttificano solo a condizione di trovare in ciascuno un terreno buono, la disponibilità e l’impegno a ‘cercare il Signore mentre si fa trovare’ (cfr. Is 55, 6).
    Per questo il Natale, dono di Dio all’umanità, si fa impegno personale e comunitario a ricevere il Signore nelle nostre vite ed in mezzo a noi, a farlo nascere ogni giorno in noi. Non può ridursi tutto ad un Natale qualsiasi, costruito attorno al consumismo e alla superficialità, piuttosto è necessario scoprire e riscoprire il Natale di Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.

    4. «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce. Su coloro che camminavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). Isaia anticipa la nascita del Salvatore profetizzandolo come luce che vince le tenebre di morte nelle quali cammina senza speranza il popolo di Dio. La profezia di Isaia riveste piena attualità e ci interpella tutti.
    Le tenebre, infatti, sembrano continuare ad avvolgere il mondo ed a volte riescono a sopraffare le forze di bene presenti nell’umana società. Giovanni Paolo II, nel messaggio Urbi et Orbi del Natale 2001 parlò de: ‘‘l’alba del nuovo millennio iniziato con tante speranze, ma ora minacciato da nubi tenebrose di violenza e di guerra’. Le tenebre di cui parla il profeta Isaia sono più specificamente ‘tenebre di morte’, tenebre che ‘ appunto ‘ mortificano l’esistenza. Non si tratta semplicemente di buio, ma di oscurità del cuore, di immobilismo nell’operare il bene, di pesantezza determinata da scelte sbagliate, lontane dalle vie di Dio.
    Così l’offerta dell’amicizia di Dio, che celebriamo nel mistero del Figlio fatto uomo, si scontra sempre con le fatiche e le lentezze del cuore umano, segnato dal peccato, ferito dall’egoismo, indebolito dalle tentazioni.
    Cristo rimane con noi ‘tutti i giorni’, ma noi possiamo riconoscerlo solo a condizione che i nostri giorni si facciano accoglienti della sua Parola, che ogni nostro istante si renda disponibile alla sua azione, che tutta la nostra vita sia offerta nell’amore ai fratelli che ci mette accanto, che lo riconosciamo presente nel volto delle persone che incontriamo e della comunità ecclesiale. In questo senso la sua nascita va attualizzata ‘ per così dire ‘ in un’autentica conversione di vita.

    5. Il Vangelo ha attirato il nostro sguardo sulla mangiatoia, il luogo nascosto nel quale è adagiato Gesù a causa della mancanza di spazio nella casa. Tutti siamo invitati a guardare e contemplare il Bambino che nasce perché da questa prodigiosa nascita ha origine la nuova vita del credente, la rinascita dell’uomo che sceglie di seguirlo.
    Non possiamo rimanere indifferenti dinanzi alla tenerezza che Dio ci dimostra facendosi uomo: siamo perciò chiamati a rispondere alla sua proposta di santità, superando ‘ con il suo aiuto ‘ le prospettive limitate che non ci consentono di percepire la sua azione.
    Spesso, troppo spesso, non sappiamo andare al di là degli eventi bui della nostra vita, delle tenebre della nostra società, dell’oscurità del nostro cuore. Il Natale ci indica un cammino verso la Luce che ‘ sola ‘ può ridare speranza all’uomo: Gesù, luce ‘per l’uomo’ perché luce ‘fatta uomo’.
    Il salmo 95 che abbiamo ascoltato ci indica il compito a cui ciascuno di noi è chiamato: Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza, in mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Non abbiamo ricevuto il magnifico dono di questo Bambino per riporlo in una cassaforte, al sicuro da predatori. Siamo chiamati a testimoniarlo agli altri, nella concretezza dell’amore fraterno, del perdono reciproco, dell’accoglienza semplice e gioiosa. Questa è la missione! Non occorre aspettare di diventare diversi, più bravi, più istruiti, più pronti. Così come siamo, nella situazione in cui ci troviamo, annunciamo a tutti che Dio ama così tanto gli uomini da divenire uno di loro. Solo così potremo essere aiutati a scoprire Cristo nel volto di chi ci è accanto ed aiutare gli altri a riconoscerlo in mezzo a noi, attraverso coloro che incontriamo.

    E’ questo l’augurio più sincero che posso formulare a tutti quanti, in questa Notte Santa nella quale ogni germe di bene posto nelle pieghe della vita di ognuno ha la possibilità di germogliare alla luce del Dio Bambino. E’ questa la preghiera che dal mio cuore di padre e pastore di questa famiglia diocesana non cessa di salire al Padre celeste, perché tutti possiamo camminare insieme nella luce del Cristo, vero Dio e vero Uomo.
    Auguri di un Santo Natale!